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“Noi pro-vita siamo chiamati ad essere martiri”

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José Antonio Méndez - pubblicato il 12/09/22

“Gli attacchi dei difensori dell'aborto mostrano solo la loro cattiva coscienza”, ha affermato un vescovo spagnolo davanti a 200 leader internazionali del movimento 40 Giorni per la Vita

Oltre ai milioni di cristiani che continuano a versare il proprio sangue per Cristo, anche più che in altre epoche, “oggi assistiamo a un altro tipo di martirio: quello di coloro che difendono pubblicamente l’esistenza di verità oggettive, come il fatto che l’aborto è qualcosa di negativo e lo sarà sempre”. Sono le parole del vescovo spagnolo di Orihuela-Alicante, monsignor José Ignacio Munilla, durante il I Congresso Nazionale che il movimento 40 Giorni per la Vita sta celebrando a Madrid e alla cui organizzazione ha collaborato Aleteia.

“Una donna incinta è già madre”

Davanti a 200 leader nazionali e internazionali della causa pro-vita, monsignor Munilla – i cui interventi sulle reti sociali e su Radio María ottengono una viralità insolita per un vescovo – ha affermato che “l’aborto è diventato la ‘prova del nove’ per smascherare la cattiva coscienza e il relativismo morale, perché tra uccidere o rispettare la vita non può esistere un punto intermedio”.

Il presule ha anche segnalato le incoerenze del discorso abortista, ricordando che l’unica cosa indiscutibile è la necessità di proteggere il bambino in gestazione: “Nessuna donna può essere costretta ad essere madre, ma il fatto è che una donna incinta è già madre. La domanda è cosa fare del bambino. Gli diamo l’opportunità di vivere o lo uccidiamo? C’è una vita o no? Questo bambino è innocente o no? E allora andiamo avanti e lottiamo per lui”.

Un tipo di martirio attuale

Anche se, usando le parole del vescovo, viviamo in una società “che cerca di trasformare in diritti i nostri desideri, e perfino le nostre ferite affettive, negando la realtà”, “continuano a esistere verità oggettive, come il diritto dei genitori di educare i figli o di difendere ogni vita umana, e non possono essere nascoste” se non con “attacchi diretti”.

Per questo, azioni come “un video che mostra la felicità delle persone affette dalla sindrome di Down, come quello appena censurato in Francia, o pregare in strada per difendere i bambini non nati (una pratica propria del movimento 40 Giorni per la Vita e che vuole essere proibita per legge in Spagna) non vengono sopportate da chi ha una cattiva coscienza o desidera rimanere nell’oscurità, e si paga con la persecuzione legale o con l’isolamento sociale”, ha indicato il vescovo.

Non è una questione religiosa

Monsignor Munilla ha ricordato che la difesa della vita non è una questione religiosa, ma umana: “L’aborto non è negativo perché la mia religione lo proibisce, ma la mia religione lo proibisce perché è negativo”.

“Uccidere un bambino innocente sarà sempre un male, e non ci sono situazioni in cui possa essere una cosa positiva. Con il male non si negozia. Come dice Papa Francesco, con il diavolo non si dialoga, e per risolvere un problema non si può pagare un sicario. Ci sono cose negative che non potranno mai essere positive. E l’aborto è una di queste”.

Non temere il martirio

Di fronte a leggi a favore dell’aborto come quelle approvate di recente in Spagna, Argentina o

Colombia, monsignor Munilla ha esortato a non lasciarsi intimorire: “Per eliminare i cristiani, il mondo ci loda per sedurci o ci perseguita per spaventarci.

La maggior parte dei cristiani rientra nel primo gruppo, e cerca di stringere patti con la mondanità. Magari facessimo parte del secondo, perché vorrebbe dire che abbiamo resistito alla prima strategia del maligno! E chi non viene perseguitato lo mostri, perché il prezzo della speranza, il prezzo del fatto di seguire Cristo, è il martirio”.

“La causa pro-vita fa parte della prova del nove che sconfiggerà il gigante dai piedi d’argilla, come quello ritratto nel libro del profeta Daniele, un mondo fondato sulla falsità e che volta le spalle a Dio. Anche se può sembrare il contrario, l’aborto ha i giorni contati, perché il male distrugge se stesso. È Dio che tira i fili della Storia”.

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