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In Ungheria le donne prima di abortire ascolteranno il battito del feto

ECOGRAFIA,

Reshetnikov_art | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 15/09/22

È entrato in vigore oggi in Ungheria il decreto che prevede che i medici debbano presentare alle donne che vogliono abortire la prova "chiaramente identificabile delle funzioni vitali del feto". La norma ha scatenato un'alzata di scudi: ma non è più che opportuno che la donna venga informata pienamente su ciò che ha intenzione di compiere?

Una recente notizia proveniente dall’Ungheria sta infiammando le cronache nostrane ed internazionali che tornano ad occuparsi massicciamente del tema dell’aborto.

Argomento sempre denso di valenze etiche ed emotive, oltre che giuridiche, mai giunte a trovare una conciliazione nell’ambito delle varie posizioni del mondo laico e religioso.

Ungheria: la norma sull’aborto che ha scatenato le polemiche

Il 13 scorso il ministro dell’Interno ungherese Sandor Pinter ha firmato un decreto che prevede, oltre le vigenti procedure da rispettare per abortire, che i medici debbano presentare alle donne la prova “chiaramente identificabile delle funzioni vitali del feto”.

Il decreto è entrato in vigore oggi

Sul piano pratico questo vuol dire far osservare alla donna un’ecografia in cui il cuore fetale si contrae e/o farle ascoltare il battito cardiaco. Il decreto che entrerà in vigore oggi ha scatenato nella stessa Ungheria un acceso dibattito che ha visto la deputata Dora Duro postare:

Almeno per alcuni secondi, il bambino in età fetale potrà essere ascoltato dalla madre prima che venga eseguito l’’aborto. Serve a fare informazione sull’impatto di quello che veramente si sta facendo: molte persone considerano un feto solo un grumo di cellule.

(Ansa)

Di  parere opposto è il portavoce ungherese di Amnesty International, Aron Demeter che valuta negativamente il provvedimento parlando di…

preoccupante declino. Questa decisione renderà più difficile l’accesso all’aborto e traumatizzerà più donne già in situazioni difficili.

(Ibidem)

In Ungheria l’aborto è possibile fino alla 12^ settimana di gravidanza in 4 casi

Nel Paese l’aborto è legale dagli anni 50, i vincoli per praticarlo sono stati rivisti nel 1992 e prevedono che si possa abortire fino alla 12^ settimana in 4 casi.

Gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile della donna (Vanity Fair).

Se essa nutre questa intenzione deve presentare il certificato di un ginecologo che confermi lo stato di gravidanza e incontrare i servizi socio-familiari due volte, a distanza di almeno tre  giorni l’una dall’altra, per ricevere consulenza sull’adozione e sugli aiuti dello Stato per le madri (Ibidem).

Incrementare la natalità

Da quando Orban è salito al potere nel 2010 ha introdotto una serie di misure volte ad  incrementare il tasso di natalità in calo nel Paese come in tutto il mondo occidentale.

Quanto in vigore da oggi in Ungheria non è un caso isolato.Questa procedura in passato era già stata introdotta in Kentucky, e prevedeva l’ascolto del battito cardiaco fetale prima di accedere all’aborto come una fase essenziale del consenso informato. 

È più che opportuno che la donna venga informata pienamente su ciò che ha intenzione di compiere

Anche in una prospettiva assolutamente laica questa procedura, articolata nel contesto della raccolta del consenso informato, appare non contraddire lo spirito che informa le varie normative adottate dalla gran parte dei paesi, compreso il nostro, in tema di interruzione della gravidanza.

Rendere la donna maggiormente consapevole del passo che si sta apprestando a fare, facendole “toccare” con la mente ed il cuore ciò che si sta sviluppando nel suo grembo, non è – come affermano molti – una manipolazione della sua volontà, ma la massima espressione del rispetto per qualunque decisione vorrà poi prendere, evitando quei traumi, anche gravi e cronici, derivanti da una mancata o carente autentica informazione.

Non si tratta perciò, anche in una visione aconfessionale, di essere pro o contro l’aborto, ma di permettere alla donna di decidere responsabilmente in un senso o nell’altro.

Tutelare la vita indifesa del nascituro

Per noi cristiani, che crediamo fermamente che la vita inizi dal suo concepimento, la “carta del cuore battente” può rappresentare un passaggio utile, anche se non l’unico, per far prendere coscienza dell’assoluta necessità di tutelare la vita indifesa del nascituro.

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