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Se non ci comunichiamo, abbiamo bisogno di una benedizione?

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Pascal Deloche / GODONG

Valdemar De Vaux - pubblicato il 22/09/22

Ci sono gesti liturgici che l'abitudine ci impedisce di mettere in discussione. Ad esempio, sembra ovvio che chi non riceve la Comunione per qualsiasi ragione riceva una benedizione. La pratica non è menzionata nel messale. Approfondiamola

Dal bambino piccolo che non ha mai ricevuto la Comunione all’adulto che sa di non essere pronto a ricevere Gesù nell’Ostia consacrata, non è raro vedere persone con le braccia incrociate sul petto comparire davanti al ministro che distribuisce la Comunione. Invece del Corpo di Cristo, realmente presente nel pezzetto di pane che è l’Ostia, vanno a ricevere una benedizione.

Quando si apre un messale, si vede che non c’è una sola frase che menzioni il modo concreto di distribuire la Comunione, e men che meno il caso di coloro che si fanno avanti senza voler ricevere la Comunione.

Anche l’istruzione Redemptionis sacramentum, della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e datata 2004, pur precisa e rigorosa, non menziona la questione. La liturgia sembra non prevedere questa situazione, forse perché il gesto realizzato non corrisponde sempre al desiderio che esprime.

Se non si desidera ricevere la Comunione, è innanzitutto perché non si è pronti. Per il bambino che non ha ancora ricevuto la Comunione è una questione di tempo, per l’adulto è perché il suo stato – consapevolezza di un peccato mortale, mancanza di digiuno eucaristico… – non gli permette di farlo. Presentandosi comunque per essere benedetti dal ministro che distribuisce la Comunione, i fedeli stanno esprimendo di fatto il loro desiderio di ricevere la Comunione, anche se in quel momento non è possibile riceverla.

Questo desiderio è collegato a quella che viene chiamata “Comunione spirituale”, un’espressione confusa. Anche se non sacramentale, è reale se la persona che la pratica unisce tutta la sua anima al mistero che si celebra, e allora riceve le grazie inerenti all’Eucaristia.

Accade lo stesso quando non si può partecipare alla Messa domenicale per una ragione seria. L’idea è, evidentemente, che ci sia la Comunione sacramentale. L’opposto, una Comunione sacramentale senza desiderio spirituale, è una forma di ipocrisia o incoerenza.

Esprimere pubblicamente il desiderio di ricevere la Comunione in seguito

Dopo queste osservazioni, torniamo al gesto della benedizione. Quando si presenta con gli altri fedeli, chi non riceve la Comunione pubblicamente esprime il desiderio di farlo più tardi. Facendo questo, ricorda anche ai suoi fratelli credenti che ricevere il Corpo di Cristo non è un atto banale, ma richiede la preparazione del corpo e dell’anima e l’esercizio della volontà – la volontà di unirsi a Cristo e di edificare il Suo corpo, che è la Chiesa. Per i bambini, la partecipazione alla processione fa anche parte della preparazione alla Comunione.

Allo stesso tempo, è vero che la benedizione non è necessaria in sé. La ragione per cui la liturgia non la prevede è che la Comunione spirituale è soprattutto un processo interiore, specialmente quando è vissuta da coloro che non hanno potuto recarsi in chiesa.

L’abitudine di essere benedetti è emersa in realtà con l’abitudine di ricevere la Comunione. Quando, all’inizio del secolo scorso, la Comunione era ancora rara, la maggior parte dei fedeli rimaneva al proprio posto, unendosi alla Comunione sacerdotale. Per non parlare del fatto che pochi minuti dopo la Comunione la Messa si conclude con una benedizione!

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