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Spiritualità
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Possiamo essere ovunque? Il dono dell’ubiquità spirituale

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Nattapat.J|Shutterstock

Jean-Michel Castaing - pubblicato il 28/09/22

“Essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada” (Ap 14, 4). Com'è possibile? Edith Stein risponde che in Cristo l'amore cristiano non conosce limiti di tempo e spazio

A volte vorremmo trovarci in due luoghi allo stesso tempo, ma è possibile stare ovunque?

Dio è onnipotente e ci ama. Un cristiano, quindi, ha il diritto di chiedergli… l’impossibile!

“Non puoi rifiutare quello che Ti chiedo, perché hai sia il Potere che il Volere!”, si potrebbe dire nella preghiera.

È sempre necessario che l’oggetto della richiesta sia compatibile con la carità, che è il criterio decisivo per giudicare i meriti di una preghiera.

Nel caso in cui una persona chieda a Dio il dono dell’ubiquità, l’Onnipotente può accondiscendere alla richiesta?

Sì, ma a condizione che questa sia motivata dal desiderio di aiutare le sue sorelle e i suoi fratelli bisognosi.

L’ubiquità, una qualità divina

Di fatto, solo Dio è presente in ogni luogo allo stesso tempo. È questa la definizione di ubiquità.

Come potremmo allora acquisire questo dono noi che siamo così limitati? Semplicemente unendoci a Lui!

La logica è imbattibile: essendo una cosa sola con Colui che è presente in vari luoghi allo stesso tempo, beneficiamo del dono dell’ubiquità!

Un amore che vuole essere presente su tutti i fronti

È questa l’intuizione che hanno avuto certi santi del Carmelo. Perché loro?

Forse perché il loro padre è il profeta Elia, il santo più radicale e zelante dell’Antica Alleanza, e l’unico tra loro a non aver conosciuto la morte (insieme a Enoc) (2 Re, 2, 11).

Vediamo così Teresa de Lisieux desiderare di essere allo stesso tempo missionaria, martire, confessore della fede, sacerdote – insomma, essere tutto e ovunque, prima di comprendere che questa vocazione plurisfaccettata si attuerà nell’Amore, che è il fulcro di tutti gli stati di vita e di tutte le missioni.

Non si può stare ovunque?

Un’altra santa del Carmelo teorizzerà questa ubiquità dell’anima quando si unisce al suo Sposo divino, Gesù. Si tratta di Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce. Ecco cosa dice sull’ubiquità spirituale:

Senti il gemito dei feriti su tutti i campi di battaglia? Non sei né medico né infermiera, non puoi medicare le loro piaghe. Sei rinchiusa nella tua cella, e non puoi giungere fino a loro.

Senti il grido di angoscia dei morenti? Vorresti essere un sacerdote e assisterli.

Sei commossa dallo sconforto delle vedove e degli orfani? Vorresti essere un angelo consolatore e portarti in loro soccorso.

Alza gli occhi verso il Crocifisso. Se sei sua sposa, nella fedele osservanza dei tuoi voti, il suo prezioso sangue sarà anche tuo.

Legata a lui, sarai presente ovunque, come è presente anche lui. Non qui o là, come il medico, l’infermiera o il sacerdote, ma su tutti i fronti, in tutti i luoghi di desolazione – presente nella forza della croce.

Il tuo amore compassionevole, l’amore che viene dal Cuore divino, ti porterà ovunque, e ovunque effonderà il suo sangue prezioso, che allevia, che cura, che salva”.

Esaltazione della Croce, 14 settembre 1939

Un’esigenza dell’amore che Cristo ci ha infuso

Non è necessario essere religiosi per essere uniti al Cuore di Cristo per muoversi sulle ali dello Spirito e seguire l’Agnello “dovunque vada” (Ap 14,4).

Non è neanche un’esagerazione mistica. Nella Costituzione Apostolica Sponsa Christi (1950), Papa Pio XII ha affermato:

“Le Monache quindi tengano ben presente che la loro è una vocazione pienamente apostolica, non circoscritta da limiti di luogo, di tempo e di circostanze, ma sempre e dovunque pronta a zelare tutto ciò che in qualche modo può riguardare l’onore dello Sposo e la salute delle anime”.

Acquisire questo dono dell’ubiquità secondo la fede cristiana non deriva da un desiderio di onnipotenza, ma da un’esigenza d’amore che, man mano che cresce, desidera estendere i suoi benefici al maggior numero possibile di persone intorno a sé.

Senza limiti

L’Amore che Cristo ci ha insegnato, o meglio, che ha fatto scorrere nelle nostre vene spirituali, è insaziabile e non conosce riposo!

Con Gesù posso essere presente in tutti i continenti, e la mia preghiera può riferirsi sia un giovane colombiano che a un anziano pakistano, a una coppia russa o anche alla pace in una determinata regione del mondo.

Allo stesso tempo, posso pregare per accelerare l’accesso al Paradiso di una persona morta un secolo fa.

Nello Spirito di Gesù, volo sul tempo e sullo spazio! Un privilegio da usare senza moderazione!

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