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Il Signore ci soccorre anche nella nostra muta impotenza

GIOVANE UOMO SOTT'ACQUA

Lia Koltyrina|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 02/10/22

Il dolore può diventare talmente intenso da lasciarci, come il protagonista silenzioso della parabola, mezzi morti. Se non abbiamo la forza per formulare preghiere né desideri chiari, il Signore, attraverso i fratelli, ci soccorre con compassione.

Vangelo di Lunedì 3 Ottobre

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per
ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge?

Che cosa vi leggi?».  Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
 E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».  Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».  Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.  Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte.  Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.  Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione.  Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.  Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.  Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».  Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli
disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

(Luca 10,25-37)


«Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».

Il Vangelo di Luca di oggi è esplicito nel dirci che il dottore della Legge che fa questa domanda lo fa essenzialmente per mettere alla prova Gesù, ma gli siamo comunque grati perché grazie a questa domanda Gesù ci ha regalato la parabola del buon Samaritano.
Infatti ciò che Gesù ha a cuore di dire è molto semplice: si fa esperienza di vita eterna quando si vive la compassione. La storia raccontata è costruita sull’assordante silenzio di chi dovrebbe in realtà essere il protagonista, cioè il malcapitato che viene rapinato e lasciato mezzo morto a terra.
Quest’uomo in tutta la storia non dice una sola parola, non chiede nemmeno aiuto,
non ringrazia, non fa davvero nulla.

È la condizione in cui possiamo venirci a trovare in alcuni periodi della vita in cui siamo talmente tanto provati dagli eventi da non avere né preghiere, né desideri espliciti, né forza alcuna.

Che succede quando siamo in totale impotenza? Il Signore si ferma e fa qualcosa per noi anche se noi non abbiamo nemmeno la fede o la forza per chiederglielo. Siamo amati al di là di quanto siamo capaci di credere in questo amore.

Ma Gesù vuole aggiungere anche un altro insegnamento che si somma alla gratuità disarmante con cui siamo amati: quando ti accorgi di essere stato amato così allora non rimanere uguale, riverbera con la tua vita l’amore ricevuto, comportati come fa Dio, ama con compassione e gratuità chi incroci nella vita, specialmente quelli che apparentemente ti capitano per caso sulla strada della tua esistenza.

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