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Muore a 36 anni, lo stesso giorno aveva scoperto la gravidanza e il tumore

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Matteo Grissom Grotti - Facebook

Paola Belletti - pubblicato il 04/10/22

Elisabetta Socci e Matteo Grotti sono sposati da pochi anni, cercano un figlio che non arriva. Fino a quando, il giorno terribile della diagnosi di cancro, lei si scopre incinta.

Vita e morte intrecciate

In queste storie si vedono intrecciati in modo inestricabile i fili più corposi lungo i quali corre la vita: gioia e dolore, speranza e paura, malattia e salute. E tutti stanno a comporre un unico disegno sulla stessa stoffa.

Senza smancerie, senza aggiungere cose che non so, appare evidente che quello che ha mosso e sostenuto questa coppia romagnola è stato l’amore. Amore tra loro, amore alla vita che avevano appena concepita – arrivata beffardamente, forse, ma più ancora caparbiamente a costringerli a sperare proprio mentre dovevano rispedire indietro una malattia tanto dura.

Amore e fiducia, resistenza o ostinazione in una normalità che la prova ha reso più lucida e trasparente. La normalità, vissuta quando la nostra fragilità si mostra senza scampo, è una decisione di coraggio e ragione, è adesione alla bellezza che resiste e svetta nei giorni difficili della malattia.

Decidersi per la speranza

Persino il fatto che si sia venuti a conoscenza di questa storia, straordinaria e normale, fa parte della decisione di questa coppia, e ora del marito soltanto, di inerpicarsi sul versante solatio. Non hanno mai negato l’ombra né il suo avanzare, ma hanno sempre fatto un passo più in là per stare dove calore e luce erano più tenaci e dolci.

Matteo Grotti ha 35 anni e vive ora con la figlia Cecilia di 10 mesi a San Zaccaria, dove viveva con la moglie.

Si erano conosciuti al matrimonio di un comune amico,

“eravamo allo stesso tavolo -racconta Matteo – Ci siamo scambiati i numeri di telefono e abbiamo continuato a sentirci, finché non abbiamo iniziato a frequentarci e ci siamo innamorati. Dopo un anno e mezzo siamo andati a convivere a San Zaccaria, dove abitava lei, e nel 2018 ci siamo sposati”.

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La prima normalità

E’ il tempo, questo della vita da sposati, della prima normalità: lei lavora come architetto a Cervia, lui come magazziniere a Pievesestina. Cercano un figlio che però sembra non voler arrivare.

Fino al 2021, giorno del suo compleanno, quando Elisabetta si accorge di avere un nodulo al seno: la diagnosi è impietosa, carcinoma maligno. Non lo sono però i medici, le cure possibili, lo spirito con il quale i due coniugi decidono di stare dentro a questo passaggio che si presenta difficile e impervio, non impossibile, ne sono convinti, di sicuro vivibile.

Chi fa esami diagnostici lo sa: la domanda su una possibile gravidanza in corso è d’obbligo. Occorre valutare al meglio i rischi ai quali si esporrebbe la vita del concepito. Arrivati a casa, senza avere alcuna aspettativa al riguardo, Elisabetta esegue il test ma chiede al marito di leggerlo. Lui racconta che non sa interpretarlo (gli uomini…):

Non sapevo come leggerlo – ride Matteo – Le ho detto cosa vedevo, lei mi ha guardato ed è scoppiata a piangere. Ci ho messo un po’ a capire, avevo appena saputo del cancro”.

Ibidem

La scoperta della gravidanza

Non c’è tempo da perdere, Elisa, come la chiama il marito, viene operata subito. Nemmeno quello di fare mente locale, di sicuro non c’è il tempo per disperarsi e neanche spazio a sufficienza perché, insieme alla notizia cupa della diagnosi, c’è una meravigliosa prognosi, qualcosa che è già in corso, che si sta sviluppando per realizzarsi appieno: la vita di loro figlia.

Curare la malattia, custodire la vita della figlia

Matteo racconta, fiero della donna che ha avuto accanto, come la sua Elisa ha affrontato ogni cosa:

“Non ha mai vacillato un attimo, era convinta che la gravidanza fosse la luce in questo periodo di tenebre e, nonostante tutto, ha scelto di portarla a termine e di curarsi, seppur parzialmente, con terapie che non danneggiassero una creatura così intensamente desiderata”.

Ibidem

Nello svolgersi di questa drammatica vicenda i medici fanno la loro parte e mai da antagonisti o da freddi esecutori: così come chiede la professione medica, cercano in coscienza e con le competenze e i mezzi disponibili, di curare la mamma senza danneggiare la bambina.

COPPIA CON NEONATO
Mamma e papà con figlia neonata

L’operazione va bene, lì per lì, ma a distanza di soli due mesi Elisabetta sente un altro nodulo, rieccolo.

“Al terzo mese di gravidanza Elisa ha potuto iniziare la chemioterapia – racconta Matteo – Lei l’ha fatta con una forza di volontà pazzesca, non è mai stata male, non ha mai perso un capello. Elisa ha vissuto la malattia in un modo in cui pochi riuscirebbero a fare, io in primis non ci riuscirei, e da persona molto credente ha trovato conforto nella fede.

Ibidem

La nascita e l’intervento

La bambina nasce all’ottavo mese; un mese dopo la mamma viene operata: mastectomia totale.

Purtroppo l’esito degli esami smentisce di nuovo le loro previsioni: non sta andando meglio, il tumore è migrato al fegato.

Cosa si fa a questo punto? dato che la statistica non sembra deporre a loro favore conviene tirare i remi in barca e sopportare come si può fino alla fine?

La seconda normalità, difesa con tenacia fino alla fine

No, è proprio a questo punto che i due, lei soprattutto, scelgono un’audace normalità.

(…) abbiamo sempre vissuto nella speranza, perché si può sperare e continuare a vivere anche se poi il finale è brutto. E lei ha fatto così, sempre godendosi il presente, tutti sapevano che era malata ma ci ha fatto vivere il periodo della sua malattia come se non fosse nulla, è stata una guerriera. Elisa ha continuato con le terapie, ma il cancro non si è mai fermato. Fino a quando il 31 luglio scorso, dopo un anno e 5 mesi dalla diagnosi, si è spenta.

Ibidem

Un padre solo, ma non abbandonato

E adesso? Adesso è dura, durissima. Matteo parla come se Elisabetta ci fosse ancora ( e per la fede sappiamo che è lui ad avere misteriosamente ragione), ma deve fare i conti con la sua assenza concreta e con le ondate successive di ricordi e dolore che nel bene e nel male non gli daranno tregua.

Non ha tempo però per indugiare sulla morte, è stato così fin dall’inizio di questa che non possiamo che chiamare avventura. Nell’annuncio di una morte incombente, loro, hanno sperimentato la vita, quella di loro figlia e quella della loro famiglia. Una bimba, Cecilia, che ora ha 10 mesi e che dovrà vivere senza la dolcezza della mamma presente. Non è giusto, umanamente parlando. Ma l’uomo non si spiega solo con sé stesso, né la sua vita solo con la somma dei giorni che la compongono.

Elisabetta era una mamma e una moglie e ha fatto il suo dovere fino in fondo: ha insegnato a marito, parenti, amici e a tutti quelli che grazie a Dio li sostenevano già, come gestirla, come prendersi cura di lei, come non perdersi nel girotondo delle mille cose da fare.

Istruzioni pratiche, un vero atto d’amore

Una lista e una mappa per ritrovare body, tutine e cambi stagione, potrebbe essere stato il suo ultimo atto di materno coraggio.

Mia moglie è stata bravissima a insegnarci a tutti, fin da subito, come gestire la bimba, sapendo che in futuro ce ne sarebbe stato bisogno. Per cui non è tanto la gestione di Cecilia che è difficile, ma il non avere al mio fianco quel supporto, l’altro pilastro che teneva su la capanna. Per quanto tutti possano aiutarmi, e lo fanno davvero tanto, mi sento davvero solo a volte: Elisa mi manca tantissimo, tutti i giorni. Sto cercando di mettercela tutta, ma a volte non riesco a farmene una ragione. A 35 anni non bisognerebbe mai vedere la morte della propria moglie, crescere una figlia da soli e sapere che non potrà mai davvero sentire l’affetto di sua madre.

Ibidem

Matteo, che pure dichiara disarmato tutto il dolore che prova per la mancanza della moglie, ha deciso di raccontare la loro storia perché, nonostante tutto, dentro tutto ciò che è capitato loro, è una storia di speranza. Una palestra di speranza estrema, acrobatica, senza rete di protezione. Ché, in fondo, è la sola forma di speranza degna, altrimenti è una polizza assicurativa.

Il compimento di tutto ciò che è rimasto sospeso, che sembra essere solo stato brutalmente interrotto, lo vedranno, lo vedremo a tempo debito.

“Non voglio raccontare tutto questo per ricevere compassione o pietà, ma solo per dire a chi sta combattendo la stessa guerra di non arrendersi. Combattete come ha fatto Elisa. Si può vivere felici anche nella malattia, provando ogni tanto a dimenticarsela, a stare bene e a fare cose normali. Pensare “forse questa cosa non potrò farla domani, e allora facciamola oggi”. La malattia non deve impedirvi di vivere, è una prova durissima da superare ma è anche una spinta a conoscere una parte di noi che non conoscevamo.

Ibidem
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