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Avete mai pensato di rivolgervi ad uno psicologo cattolico?

KOBIETA W CIĄŻY

Elnur | Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 05/10/22

Noi di Aleteia ne abbiamo intervistato uno. Che ci ha spiegato l'efficacia del suo metodo ispirato....al Vangelo

“Chi è lo psicologo cattolico?” È una domanda che nel corso degli ultimi decenni si sono posti molti intellettuali e professionisti della salute mentale, infatti non è sempre stato facile coniugare l’esercizio della psicologia con la propria fede. Proprio partendo da questa domanda l’Associazione di Psicologia Cattolica, costituita nel 2019, vuole offrire il proprio contributo e tentare qualche risposta. Lo farà attraverso un convegno che si terrà dal 20 al 22 gennaio 2023 a Roma, all’Hotel Villa Aurelia.

A chi è rivolto il convegno

L’invito è rivolto non solo agli psicologi e agli psichiatri, ma anche ad altri operatori della relazione d’aiuto che si occupano della “salute dell’anima”, come i counselor, gli educatori, i pedagogisti, i consacrati impegnati nella pastorale della salute o dell’accompagnamento spirituale. 

Counseling & Psychology – 01 – © Texas A&M University – CC – ar

Valori cristiani e professione

Il convegno vuole far riflettere chi si riconosce nei valori cristiani su come vivere e praticare la propria vocazione specialistica in modo integrale alla luce del Vangelo, non in modo parziale o scisso come sovente avviene oggi.

I relatori: da Epicoco a Fisichella

Tra i relatori importanti esponenti del mondo ecclesiale e delle professioni di aiuto, alcuni dei quali professori di fama internazionale. Saranno presenti tra gli altri Luigi Maria Epicoco, Mons. Rino Fisichella, Vittoria Maioli Sanese, Mariolina Ceriotti Migliarese, Giovanni Cucci, Martin Echavarría e Ignacio Andereggen.

Il programma del convegno

Maggiori informazioni sui dettagli del programma e sulle modalità di iscrizione sul sito internet dell’associazione: https://www.psicologiacattolica.it/convegno2023/ 

Intervista con lo psicologo cattolico

Lo psicologo Emiliano Tognetti spiega ad Aleteia come lavora un professionista cattolico del settore. 

D: Per quali caratteristiche si differenzia lo psicologo cattolico dagli altri psicologi? 

R: «Lo psicologo cattolico si distingue perché adotta una psicologia cattolica, ovvero un approccio integrato, nel quale un professionista che si riconosce nei valori e nell’impostazione, aderisce personalmente e liberamente. La psicologia cattolica, possiamo dire che si differenzia da altre correnti psicologiche per quel patrimonio di valori, identità e impostazione che gli deriva dalle Sacre Scritture e dalla tradizione della Chiesa Cattolica, nella quale si riconosce pienamente. La psicologia poi, è una branca dell’antropologia, ovvero di un discorso generale dell’uomo e sull’uomo; in questo caso la nostra Antropologia di riferimento, quella Cattolica, vede l’uomo come sintesi unica e sempre originale della figliolanza con Dio Padre, redento da Gesù e dotato di un libero arbitrio che gli consente di discernere, cioè di scegliere, fra il bene ed il male con l’aiuto dello Spirito Santo e l’insegnamento della Chiesa».

D: Qual è la sua missione?

R: «La missione di questo professionista, di cui ho accennato sopra, è aiutare il paziente o la persona che ad altro titolo si rivolge ad un professionista cattolico, a riflettere sul problema, su ciò che l’ha portata a chiedere aiuto e, insieme, condividere un cammino che la porti a superare questo disagio, segnalato dalla propria sintomatologia. Per fare questo, utilizziamo un’impostazione complessa/integrata, che affonda le radici nella tridimensionalità dell’uomo, che è fatto di spirito, anima e corpo e che si muove sempre su questi tre binari che sono inscindibili e che si riflettono reciprocamente sia nel bene che nel male». 

D: Su quali basi cristiane muove il suo pensiero uno psicologo cattolico? 

R: «Lo psicologo cattolico pone le sue basi sull’insegnamento e sulla tradizione della Chiesa, che non è una lista di dogmi, ma è un patrimonio spesso dimenticato e ridotto a stereotipi. La Chiesa, partendo dalle sacre scritture e all’intelligenza dei Santi (fra cui ci siamo anche noi per il nostro tempo), ha nel corso dei secoli elaborato un approccio, un’antropologia cristiana estremamente variegata, che è impossibile sintetizzare in poche parole: basti pensare ad autori come Sant’Agostino d’Ippona, Sant’Ignazio di Loyola, San Benedetto o lo stesso San Francesco, che hanno elaborato visioni complementari dell’uomo cristiano che ancora oggi parlano a molti di noi, credenti e non. Non ho dimenticato San Tommaso, che merita un discorso a parte, data la sua sterminata produzione letteraria, che è diventato il punto di partenza per l’associazione di “Psicologia Cattolica” di cui faccio parte come socio». 

D: Il metodo ignaziano cosa insegna allo psicologo contemporaneo?

R: «Di questo vogliamo proprio parlare al convegno! Infatti dedicheremo una sessione specifica per capire come il contributo di Sant’Ignazio aiuti lo psicologo di oggi. Ad ogni modo per me, Sant’Ignazio ci lascia un metodo di discernimento, il cosiddetto “discernimento degli spiriti”, che oltre che essere una pratica spirituale è certamente un utile strumento per distinguere ciò che è buono, da ciò che non lo è. Lo psicologo contemporaneo, dopo essere entrato nell’ottica cristiana e magari aver anche lui fatto un percorso spirituale e gli esercizi, può aiutare il paziente e lavorare con lui, aiutandolo nella propria situazione specifica a comprendere ciò che è bene, da ciò che non lo è».

D: Matrimoni in crisi: come li affronta uno psicologo cattolico? 

R: «E’ una domanda a cui è difficile rispondere con poche parole. Sinteticamente si potrebbe dire che lo psicologo cattolico mantiene nel taschino uno strumento in più, che è la proposta. La proposta di una nuova unità, da riscoprire. Di questo anche parleremo al convegno, quando invitando Mariolina Ceriotti Migliarese, autrice del libro Risposami, rifletteremo su come avanzare al meglio questa proposta nei momenti di crisi, quando sembra insomma impossibile. Ma tanti casi ci dicono che non lo è». 

«Uno psicologo cattolico è una persona che vive nel mondo e spesso vive anche i drammi di questa società, “siamo nel mondo, ma non siamo del mondo” ci ricorda Gesù, ma a queste sofferenze non siamo estranei. Partendo di nuovo dal presupposto che un professionista cattolico, ha un’adesione personale e professionale specifica per formazione ed esperienza, una base comune è sicuramente partire dalla sofferenza portata dalla coppia ed aiutare le persone a capire e a renderle consapevoli di che cosa è successo». 

D: Qual è, in questi casi, il suo personale approccio?

R: «Personalmente il mio approccio è relazionale ed interpersonale, per cui unisco alla dimensione personale uno sguardo sulla relazione di coppia, per aiutare le persone a comprendere che cosa in sé e nel rapporto “non funziona più”, quali errori, quali falsi miti sono stati portati dentro al matrimonio e come fare. Nella relazione ovviamente, essendo un professionista cattolico, non posso dimenticare di consigliare una dimensione di preghiera, perché entrambi i coniugi, teoricamente dovrebbero essere consapevoli della dimensione di fede e quindi partirei dal riconoscersi figli di Dio, entrambi fragili, ma riscattati da Gesù e possibilmente, iniziare un confronto relativo al perdono e ad una riconciliazione profonda, che parte dal capire ed accogliere l’altro, come hanno fatto il giorno delle nozze».

D: Disabilità e adolescenti: in che cosa si differenzia l’approccio dello psicologo cattolico? 

R: «Relativamente alla disabilità, che è più il mio campo d’azione professionale, posso dire che lo sguardo che mi sento di avere è quello di un professionista che accoglie una persona normale con delle mancanze particolari, spesso condizioni di sofferenza che derivano da una situazione oggettiva e soggettiva di privazioni fisiche e mentali. Lo psicologo cattolico, in questo caso ha una lunga tradizione “di merito”, a mio modo di vedere, perché Gesù è stato il primo grande “innovatore”, verso gli ultimi e gli emarginati. In questo caso direi che lo psicologo cattolico, aderendo al Vangelo, non si distingue dagli altri, ma aiuta i colleghi psicologi ed operatori sanitari a vedere la persona com’è, nella sua piena dignità umana». 

D: E per gli adolescenti?

R: «Per gli adolescenti, basti pensare all’impronta Salesiana, che ancora oggi è molto forte: gli adolescenti sono portatori di bisogni e di ricerca di senso e noi, che abbiamo un patrimonio spesso ignoto o ignorato, possiamo aiutarli a capire che possono diventare e lo sono già, Veri uomini e Vere donne, perché Dio ha dato loro un sacco di talenti che non devono sprecare. Non si tratta quindi solo di ascoltarli né solo di guidarli, come per di più si tende a dire oggi, ma di fare entrambe queste cose valorizzando i loro slanci e notando che, pur in cose sbagliate o discutibili (il trap, il fumo, la pornografia, l’alcol) c’è una domanda di senso che attende di essere sviluppata. Anche di questo parleremo al convegno».

D: Uno psicologo cattolico come affronta una persona che deve avviare un percorso terapeutico per abusi? 

R: «Con estremo rispetto e delicatezza, come Gesù ci insegna che fa Dio con ognuno di noi. In questo caso dovrebbe risuonare il monito di Gesù “non fare gli altri quello che non vorresti facessero a te”, nel senso che è una dimensione in cui bisogna calarsi profondamente in una sofferenza che spesso lacera il corpo, l’anima ed il rapporto con Dio e gli altri e quindi, alla luce di quanto detto prima, mi metterei nei panni di chi ha ricevuto un abuso e cerco di accoglierlo e comprendere la sua sofferenza, ma non appiattendolo su quella: è e resta sempre una persona che va amata e gli va fatto scoprire che la sua ferita non la riduce a quello, ma è un punto di partenza per riscoprire l’amore, magari in una forma nuova e diversa. Sono poche parole, ogni percorso è unico e spesso sofferto, ma la dimensione dell’uomo, alla luce del Cristianesimo, è quella dell’amore incondizionato di Dio e da lì mi sentirei di partire».

D: Come si approccia con un religioso? 

R: «Un religioso in crisi? Il religioso è una persona con sofferenze umane che ha scelto di donarsi a Dio. Bisogna vedere per cosa viene e con quali motivazioni; sicuramente un punto da cui si può partire è la sua scelta di vita, aiutandola a riscoprire che cosa l’ha portata a sceglierla e quali dimensioni di sofferenza la portano in terapia. Inoltre sappiamo che vi sono dei nodi tematici che oggi i sacerdoti e i religiosi sono chiamati a guardare coscientemente: la solitudine, le dipendenze, la vergogna, la paura, ecc».

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