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“Quando mio marito è morto ho chiesto a Dio: perché mi fai questo?”

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Antoine Mekary | ALETEIA

Silvia Lucchetti - pubblicato il 10/10/22

La testimonianza di Fernanda Di Pasquale del Movimento femminile delle donne cristiane. Era lontana dalla chiesa ma poi grazie al Cammino Neocatecumenale incontra Dio. Poco dopo il marito muore in un incidente stradale: "tutto è finito lì sull'asfalto"

Sabato 8 ottobre si è tenuto a Roma, presso la Chiesa del Santissimo Nome di Maria al Foro di Traiano, l’annuale ritiro del Movimento femminile delle donne cristiane nato nel 2017 su ispirazione di Giusy D’Amico.

Il Movimento in questo periodo storico in cui nasce tenta di creare un ponte per dire: noi ci siamo! Allora vogliamo incoraggiare le donne in difficoltà, ingannate, che vivono un combattimento, che sono schiave della trappola di vivere per se stesse, efar arrivare a loro la testimonianza di chi, illudendosi di poter vivere solo per sé la propria esistenza, ha fatto esperienza di come ciò porti invece alla “morte”, prendendo consapevolezza che la vita fiorisce e si espande solo donandosi.

(Giusy D’Amico, Aleteia)

La testimonianza di Fernanda al ritiro del Movimento femminile delle donne cristiane

Uno dei momenti più emozionanti della giornata è stato quando una donna del Movimento ha donato la sua testimonianza.Ringraziamo Fernanda Di Pasquale, 70 anni, originaria di Isernia, mamma e nonna per aver raccontato la sua storia con amore e generosità.

Mi chiamo Fernanda sono vedova da tantissimi anni, ho 2 figli e uno in Cielo e sono anche nonna. Se sono qui è perché voglio mettere in comunione con voi come e quando ho incontrato il Signore.

La storia di Fernanda e Massimo

La sua voce si incrina più volte per la commozione, ma una commozione “santa, non di sentimentalismo”, parlando di come Dio l’ha sostenuta in una grande prova: la morte improvvisa del marito. Erano sposati da 13 anni, avevano due figli piccoli: Antonio 10 anni e Marianna 4.

Fernanda aveva conosciuto Massimo sul treno, lei molisana, lui romano.

Non ci avrei scommesso niente. Questo ragazzo mi guardava, mi guardava. Non diceva una parola. Io non me lo filavo. Poi quando siamo scesi dal treno mi ha chiesto il numero di telefono e io gli ho dato quello dell’ufficio. Non mi fidavo, dicevo: “non mi chiamerà”. E invece ha chiamato.

Dopo tre anni di fidanzamento… le nozze

Dopo tre anni di fidanzamento Massimo e Fernanda si sposano. Non vengono da famiglie credenti, il papà di Fernanda è un convito comunista e ateo, e lei anche si definisce tale.

(…) sono nata in una famiglia molto povera, in cui ogni cosa era una conquista, anche se dovevo andarmi a comprare un quaderno (…) per pagarmi gli studi sono stata costretta a lavorare, non perché i miei non volessero pagarmeli ma perché non c’erano i mezzi.

WEDDING

La famiglia da Roma si trasferisce ad Aprilia

Dopo il matrimonio Fernanda e il marito si stabiliscono a Roma e cominciano la loro vita di sposi. 11 anni più tardi, per motivi di lavoro ed economici, si trasferiscono ad Aprilia. Un cambiamento difficile che però si rivela provvidenziale.

Come diceva Carmen (Carmen Hernandez co-iniziatrice insieme a Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale NdR.) che sempre mi risuona, Dio aveva fatto questo dirottamento per me e la mia famiglia spostandoci ad Aprilia.Non conoscevamo nessuno, non è stato facile. (…) eravamo arrivati da poco quando mi sono dovuta recare in parrocchia per iscrivere mio figlio al catechismo della Prima Comunione.

Fernanda: non mi interessava Dio

Fernanda entra in chiesa e si siede negli ultimi banchi. Il sacerdote sta terminando l’omelia.

Il Signore mi ha dato appuntamento una domenica mattina nella chiesa di Maria Madre della Chiesa ad Aprilia (…) sono entrata in questa parrocchia, ero lontana dalla chiesa, non mi interessavano i preti, non mi interessava Dio, e mi sono seduta in fondo aspettando che il sacerdote finisse l’omelia. Pensavo: “mamma mia ‘sto prete come è lungo”.

Le 5 parole che le hanno cambiato la vita

Ma ad un certo punto una donna sale sull’ambone e attira l’attenzione di Fernanda. Pronuncia 5 parole che non dimenticherà mai e che la condurranno a fare esperienza di Cristo nella sua vita.

Una donna va al leggìo ed inizia a parlare, a dare esperienza di sé. Diceva: “vengo da Roma, ho cinque figli, ho cominciato un Cammino di fede”. Io pensavo: “ma questa sta qua con cinque figli, ma non deve andare a preparare il pranzo?”. E poi aggiunge: “Ho intrapreso un cammino di fede, la mia vita è cambiata”. Quelle poche parole “la mia vita è cambiata” hanno sussultato dentro di me. Poche parole che hanno iniziato a dare una svolta alla mia esistenza.

Massimo e Fernanda iniziano un cammino di fede ma poco dopo lui muore

Così Fernanda insieme al marito inizia ad ascoltare le catechesi del Cammino neocatecumenale.

Al termine delle catechesi abbiamo cominciato ad intraprendere questo cammino di fede e vi assicuro che la mia vita si è trasformata. Tutto mi aveva conquistata: l’Eucaristia, i canti, i fratelli che io non mi ero scelta e che stavano lì. Ero molto attiva ed ero molto molto contenta. Però era una contentezza di Fernanda perché la prova stava dietro l’angolo…

Dissi a Dio: “perché mi hai fatto questo?”

Qui Fernanda fa una pausa, come per trovare la forza necessaria ad andare avanti nel suo racconto.

La prova era dietro l’angolo perché… cioè sono 32 anni che è morto mio marito e ancora mi commuove questa cosa… perché mio marito esce la mattina per andare a lavoro e viene coinvolto in un incidente stradale mortale. E niente, tutto è finito lì sull’asfalto. I sogni, i progetti. Avevamo comprato casa, lui lavorava doppio turno per poter fronteggiare le tantissime spese che avevamo. Io pensavo ai bambini, alla famiglia. E’ stata una sofferenza grande, è come se ad un certo punto rimani senza niente. Rimani scoperta, rimani spogliata, rimani nuda. Allora in quel momento ho parlato con Dio: “io ero lontana dalla chiesa, mi hai chiamato e ti ho risposto, ho ascoltato la tua Parola… perché mi hai fatto questo?”.

“Il Signore non ha permesso che io mi perdessi”

Nella sofferenza e nella disperazione Fernanda sperimenta la vicinanza del Signore.

Ho visto che proprio in quella sofferenza il Signore si è fatto presente, non mi ha lasciato nel buio. (…) Sono arrivati gli attacchi di panico, avevo debiti a non finire… tuttavia il Signore ha avuto una tenerezza, una misericordia, un’amicizia con me unica. Non ha permesso che io mi perdessi, ha difeso la mia dignità di donna.

Ferdanda e la grazia di non maledire la propria storia

Nel lutto e nella precarietà Fernanda sa di non essere sola. I suoi fratelli di comunità pregano per lei. La sua paura più grande è quella di perdere i figli. L’ansia la paralizza, ma sperimenta come scrive San Paolo che “quando sono debole, è allora che sono forte”.

La cosa più dura è stata affrontare le mie debolezze ma il Signore mi ha fatto riscoprire la Vergine Maria, mi sono affidata a Lei. Ero caduta in un tunnel, pensavo di perdere casa, di perdere i miei figli, e quello per me era il cruccio principale. Quante volte dopo essere stata a Latina a sbrigare delle pratiche non riuscivo ad alzarmi dalla panchina per gli attacchi di panico, ma Dio è stato paziente con me. Mi ha sostenuta. Di una cosa ringrazio il Signore: sono caduta nell’ansia, nel panico, nella tristezza ma mai nella ribellione. Dio mi ha dato la grazia di accettare la mia storia. Tutto quello che ho fatto non avrei potuto affrontarlo da sola. Oggi sento di voler rendere grazie a Dio, perché appoggiata a Lui per me è stato possibile. Tutte le volte che la tua storia non ti piace e ti fa soffrire, ascolta il Signore che ti dice: “coraggio! Sono con te!”.

Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte. 

(2 Cor 12, 9-10)
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