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Ritanna Armeni, la gioia di ritrovare c’è solo nel dolore di aver perduto

BAMBINI ALLA LAVAGNA

GagliardiPhotography|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 15/10/22

Un altro dei sedici racconti del libro edito dalla LEV per Donne, Chiesa, Mondo. Non una rivisitazione delle parabole evangeliche, ma la germinazione di una storia a partire dalla Scrittura.


«Quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche
e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Luca 15, 8-10

Una sola su quattordici

Matilde, la maestra del paese, ha provato una gioia simile, quando finalmente anche Anna ha ottenuto dal padre, ma grazie alla madre, il permesso di fare l’esame di ammissione alle medie.

Sarebbe stata l’unica, delle sue quattordici alunne, a rinunciare. Dal direttore della piccola scuola al parroco, tutti la consolano senza ascoltarla fino in fondo assicurandole che ha fatto davvero un buon lavoro. Una sola su quattordici non è tanto male.

Ma lei non si dava ancora pace; era compiaciuta, certo che sì, per il risultato ottenuto, ma contenta no. Si era data tanto da fare, le aveva seguite con dedizione dando persino ripetizioni nel pomeriggio a quelle più in difficoltà, e gratis.

Perché proprio lei?

Però non le andava giù che proprio Anna, così metodica, calma e capace soprattutto in matematica, non sarebbe passata alle medie. Non era un genio, non svettava sopra nessuno, se non per qualche tratto del carattere. Ciò nondimeno sapere che non avrebbe più studiato dopo la licenza elementare non la lasciava tranquilla. Per quello che lei, la ragazzina, avrebbe perduto per sempre. E poi era stupita; come mai proprio Anna e non altre?

Un giorno aveva saputo che Anna non avrebbe fatto gli esami di ammissione. I genitori avevano altri programmi. Se ne era stupita; li conosceva, non erano poveri, non erano contadini abbrutiti dal lavoro e dalla miseria, che avevano bisogno dell’aiuto della figlia per la stalla o per i campi.

La Parola e i racconti, Ritanna Armeni, pag 44

Tante sarebbero state molto più a rischio di lei perché venivano da famiglie povere o poverissime per le quali le loro piccole schiene sarebbero state assai utili chine sui campi.

Ozio (scuola) o negozio?

Anna, invece, era figlia unica, arrivata quando non ci speravamo nemmeno più, e i suoi avevano una salumeria, il negozio più grande del paese. Presto suo padre ne avrebbe aperta un’altra e voleva lasciarla alla ragazzina; così avrebbe avuto il futuro assicurato, sarebbe diventata “la padrona”.

Sto parafrasando uno dei sedici racconti del libro La Parola e i racconti, di cui abbiamo già recensito quello di Cinzia Leone, sul lievito (bellissimo, ve lo consiglio. Di nuovo). L’autrice, Ritanna Armeni, ha lasciato che dalla parabola delle dracma perduta e ritrovata germinasse un racconto che ripete in modo originale la stessa dinamica.

L’ambientazione è quella del dopoguerra italiano, in Irpinia. Matilde è la maestra che dal capoluogo aveva accettato di spostarsi sui rilievi in un paesino sperduto per fare scuola alle ragazze. Quelle che le vengono affidate vengono da lì e dai paesi vicini.

Alcune arrivano in classe dopo un tragitto di chilometri, magari il giorno prima hanno anche lavorato in campagna coi genitori e sui banchi, qualche volta, si addormentano.

Il tema è quello dell’istruzione ed emancipazione delle donne, ma, relegandolo solo sul piano sociologico e femminista, a mio femminile parere, perde di pregnanza.

Si ridurrebbe a favola con la morale o aneddoto simbolico di un credo un po’ passato di moda, per quanto il tema dell’educazione e dell’istruzione, soprattutto femminile, sia ancora e ancor più largamente un’emergenza (basti pensare ai milioni di spose bambine, alle piccole cui è semplicemente vietato andare a scuola, alle donne escluse per fondamentalismo religioso da istituti e università).

Le donne del racconto e della parabola e la loro ostinazione

Ciò che colpisce nel racconto è proprio la verosimiglianza della vicenda e delle forze, piccole ma tenaci, che si scatenano dentro e intorno alle donne. Con queste doti quasi invisibili riescono ad ottenere qualcosa di importante (la moglie del macellaio ha gli occhi vivaci e ribelli, il quaderno su cui scrivere la sera, il lavoro e la cura della casa che non assorbono del tutto; e la piccola Anna possiede quella calma serafica, l’intelligenza normale ma costante, il piccolo guizzo per la matematica; e infine la maestra, che ha messo in un’impresa iniziata controvoglia una dedizione tenace).

Tornò nella stanza che fra qualche giorno avrebbe lasciato. Stava per mettere le chiavi nella toppa quando si sentì chiamare.
«Maestra, maestra!» Era Anna, gli occhi ridenti. «Maestra farò l’esame, andrò alle medie. Mio padre ha cambiato idea». Matilde sorrise. «Che cosa è successo?» «È stata la mamma, non so come abbia fatto… ma gli ha mostrato un quaderno… quello su cui lei scrive tutte le
sere… Anna non deve solo sognare, gli ha detto. E lui…» Parlava in fretta, con affanno. Forse la corsa. Forse la felicità.

La Parola e i racconti, pag 50, Ritanna Armeni

La gioia di ritrovare

La gioia del successo per il quale la maestra del paese aveva quasi deciso di non sperare più è la stessa della donna della parabola. La moneta perduta le aveva fatto passare ogni angolo della casa, sprecare olio per la luce, spendere tempo solo per quella. Perché è così che succede; quando qualcosa o qualcuno ci sembra perduto e noi lo amiamo, diventa il solo a interpellarci il cuore.

Così ci aiuta anche a ricordare quanto siamo fortunate ad avere anche le altre nove monete, o le tredici allieve. E noi stesse.


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Tags:
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