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Lascia la facoltà di medicina, Gesù la “spaventa” e si fa suora francescana

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Maria Chiara Ferrari Facebook

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/10/22

La vocazione di suor Maria Chiara Ferrari: “Ho detto “sì” a quella proposta che mi spaventava e lusingava nello stesso tempo”

Interrompe gli studi di medicina e abbandona il sogno di diventare dottoressa per diventare suora francescana. E’ la storia di suor Maria Chiara Ferrari, originaria di Carpenendolo (Brescia), che ad Assisi ha pronunciato i voti perpetui nella Congregazione delle Suore Francescane dei Poveri.

“Il Signore mi indicava il sentiero”

Nata e cresciuta nel paese della Bassa Bresciana, suor Maria Chiara Ferrari ha sentito che «il Signore mi indicava il sentiero sul quale camminare servendosi delle mie passioni, in particolare il desiderio di avere cura del prossimo» (Brescia Oggi, 16 ottobre).

Medico “mancato”. Ecco perché 

Così ha interrotto un percorso iniziato in Università, con l’iscrizione alla facoltà di Medicina. Alla formazione medica mancava qualcosa di importante. «Certo, non c’era lo stile del Vangelo», sottolinea la suora 34enne. «All’università mi sono iscritta a medicina perché sognavo di aiutare. Io avevo le mie belle idee su come fare. Ma il Signore non ci ha messo molto a farmi capire che aveva da insegnarmi Lui parecchie cose!».

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Il 22 settembre: Maria Chiara Ferrari taglia la torta dopo la professione dei voti perpetui.

“Ho detto sì”

La chiamata del Signore, la vocazione della giovane suora francescana è arrivata «il giorno prima di iniziare il tirocinio», quando «ho partecipato alla professione perpetua di una suora. Il carisma di quella famiglia religiosa ha decisamente influenzato la mia esperienza: “riconoscere le ferite di Cristo in quelle dell’umanità povera e sofferente”. E così eccomi ad andare in chirurgia, il giorno seguente, a riconoscere nelle ferite dei pazienti le stesse di Cristo. Dio aveva cominciato a plasmare i miei gesti di assistenza».

L’esperienza nella mensa dei poveri

«Vista l’esperienza forte – prosegue suor Maria Chiara Ferrari – sono andata a trovare le suore a Roma per dei giorni di servizio in alcune mense per i poveri. L’incontro con storie tristi e occhi delusi mi aveva distrutta, come poteva Dio permettere tanta sofferenza. Mi sono fermata in cappella, guardando il crocifisso, pian piano il Signore mi ha fatto capire che salendo sulla croce Lui si è fatto vicino ad ogni sofferenza. Ed io, potevo stare ferma di fronte al dolore, far finta di non vedere… ho chiesto al Signore che mi aiutasse a capire dove andare».

La vocazione avviene anche in famiglie speciali: la storia di suor Damiana lo dimostra.

La sera del giovedì santo

La giovane suora francescana inizia un percorso di discernimento per capire se la vocazione era la giusta soluzione ai suoi dubbi. «Per trovare la luce vai, intraprendi un tempo di discernimento, cammina!!! Così in quell’anno sono tornata a trovare le suore alcuni week-end per un percorso di crescita umana e spirituale. La sera del giovedì Santo, in compagnia di Gesù, modello d’amore, si è fatta chiara la strada da percorrere! La formazione dell’università non mi bastava, “Vai, parti per un anno di centro giovanile, condividi con le suore preghiera, vita concreta e servizio ai poveri, lì ti insegnerò ad amare”» (pastoralevocazionale.diocesipadova.it).

“Strumento di Cristo”

In questo cammino suor Maria Chiara Ferrari ha incontrato persone «che mi hanno dato conferma di essere strumento dell’amore di Cristo, che a sua volta mi ha promesso di servirsi di me se gli avessi donato la mia vita. Ho detto “sì” a quella proposta che mi spaventava e lusingava nello stesso tempo – ribadisce col sorriso suor Maria Chiara -.Poi la professione perpetua».

Un’altra storia di una vocazione particolare: quella di una ex poliziotta.

La prima missione in Brasile

Suor Maria Chiara Ferrari ha sentito vicini familiari e amici». La sua non è stata una scelta in contrasto con quelle erano le loro aspettative. «A breve andrò in Brasile per un progetto missionario.- conclude la religiosa francescana -. Ho fiducia in Gesù perché si è sempre preso cura di me, e sono certa che continuerà a farlo». 

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