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Halloween: la vera storia di Jack o’ Lantern

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ZUCCHE DI HALLOWEEN JACK O' LANTERN

Romolo Tavani - Shutterstock

Lucia Graziano - pubblicato il 26/10/22

Tradizione vuole che, nel periodo di Halloween, le zucche vengano intagliate a creare facce spaventose. In questa foggia, prendono il nome di Jack o’ Lantern, e tanto basterebbe a far nascere la curiosità: ma chi era questo Jack, e perché viene ricordato a Halloween? La risposta risiede in un’antica leggenda irlandese: cristianissima, e con morale!

Quando mai s’è visto un ortaggio con un nome proprio?

Sotto questo punto di vista, la zucca di Halloween è del tutto particolare: è probabilmente l’unica decorazione delle feste ad aver avuto il singolare privilegio d’esser stata ribattezzata con un nome proprio di persona. L’albero di Natale e l’uovo di Pasqua non hanno mica un nome proprio di cui vantarsi; la zucca di Halloween, invece, sì. È nota in tutto il mondo come Jack o’ Lantern.

Verrebbe da chiedersi chi sia questo Jack e, soprattutto, per quale scherzo del destino il suo nome sia stato appiccicato a una cucurbitacea. Ebbene, questa domanda ha una risposta ben precisa, che affonda le sue radici nel folklore irlandese: Jack è il protagonista di una leggenda a tinte fosche (ma con morale!) che veniva spesso raccontata ai ragazzini nel periodo di Halloween. Salpando verso l’America, gli immigrati irlandesi la portarono con sé… finendo col dare il via alla zucca Jack o Lantern. Ma, nel raccontare questa storia, sarà bene andar per gradi e domandarsi innanzi tutto: chi era questo Jack?

La leggenda di Jack 

Jack era un baro, un ladro, un truffatore. Se c’era qualche vecchietta da accalappiare, qualche ingenuo da raggirare, qualche parrocchia a cui rubar le offerte: state pur certi che lì c’era anche lui. Falso, manipolatore e orgoglioso della sua cattiveria, Jack se ne andava in giro per l’Irlanda con l’espressione tronfia di chi crede di avere il mondo in pugno: era una persona così orribile che persino il diavolo cominciò a seguire con passione le malefatte. E un giorno, sinceramente ammirato da cotanto peccatore, decise di andarlo a trovare personalmente per potergli stringere la mano.

Quando i due si incontrarono, Jack era seduto al tavolo di una locanda, reduce da una partita a dadi che aveva appena vinto. L’uomo propose al demonio di giocare un’altra partita; intrigato dalla proposta, il diavolo accettò. E perse, visto che il suo sfidante utilizzava dadi truccati (ci sarebbe stato da aspettarselo!); e a quel punto, il diavolo fu costretto a concedergli il premio che era stato messo in palio per la vittoria.

La posta di quella partita era l’anima di Jack; e il demonio, sconfitto, promise solennemente che non l’avrebbe mai reclamata per l’Inferno.

Cullandosi in questa confortante convinzione, Jack si abbandonò con ancor maggiore intensità a una vita di reati e dissolutezze. Morì in tarda età, senza l’ombra di pentimento; e mentre esalava l’ultimo respiro, ancora stava sogghignando vittorioso per il modo in cui, grazie alla sua astuzia, era riuscito a scampare alla dannazione eterna.

Ma Jack, però, nel suo tracotante orgoglio, non aveva tenuto conto di un piccolo dettaglio: da una parte o dall’altra si deve pur andare, una volta morti. E il fatto che il diavolo non lo volesse all’Inferno non implicava certo che ci fosse in Paradiso un comitato di accoglienza pronto ad accogliere a braccia aperte un peccatore così incallito e impenitente. Anzi.

Quando scoprì che erano per lui sbarrate le porte del Paradiso, Jack pensò che avrebbe certamente trovato collocazione in Purgatorio; ma gli angeli che ne custodivano l’accesso gli sbarrarono la strada con spade fiammeggianti, facendo presente che entrano in quel luogo solo le anime penitenti di chi è morto invocando la misericordia divina; non certo quelle degli efferati criminali che fino all’ultimo respiro si sono crogiolati nel compiacimento delle loro malefatte. 

Da quel giorno, l’anima di Jack vaga senza pace sulla terra, rifiutata dall’Inferno e tuttavia impossibilitata a guadagnarsi una salvezza che non ha meritato. Mormorano gli anziani che possa capitare di intravvederla quando nella notte buia e silenziosa pare di notare il baluginio lontano di una luce debole e fioca. È l’anima di Jack che sta passando di lì facendosi luce con una piccola lucerna, in un eterno vagare senza meta e senza scopo che lo vedrà soffrire fino alla fine dei tempi. 

Dalla leggenda irlandese alla nascita del Jack o’ Lantern

Insomma: una leggenda cristiana con morale, che (coerentemente con i temi trattati) le famiglie irlandesi erano solite raccontare ai bimbi nel periodo che precedeva la festa di Ognissanti e la commemorazione dei defunti.

Ma quello è anche il periodo di Halloween, va da sé. E quando gli immigrati irlandesi salparono verso il Nuovo Mondo portando con sé il loro bagaglio di storie e di folklore, la leggenda di Jack finì col fondersi con alcune tradizioni che esistevano già negli Stati Uniti.

La prima di queste usanze era quella di intagliare zucche per trasformarle in lanterne decorate. Si trattava di una tradizione di vecchia data, che originariamente non era legata in maniera esclusiva al periodo di Halloween; anzi, le riviste femminili che, nella prima metà dell’Ottocento, proponevano schemi per intagliare le zucche in maniera artistica sembrano alludere principalmente a decorazioni autunnali da esporre nel giorno del Ringraziamento. 

Gli ortaggi venivano intagliati con forme di vario tipo, a seconda dell’estro della singola massaia: i motivi geometrici andavano per la maggiore, ma alcune mamme si divertivano a far ridere i bimbi trasformando le zucche in faccioni rotondi, con smorfie buffe, sorridenti oppure spaventose. 

A rendere celebre il modello “faccia spaventosa” fu La leggenda di Sleepy Hollow, il popolare romanzo di Washington Irving dato alle stampe nel 1820. Tra le pagine di quel racconto di paura, ambientato alla vigilia di Ognissanti, un cavaliere decapitato si aggira minaccioso utilizzando una zucca al posto del volto che non ha: e la popolarità del romanzo contribuì a far entrare questa decorazione nell’immaginario collettivo legato alla notte di Halloween.

Fu a quel punto, verso la metà dell’Ottocento, che il leggendario personaggio di Jack, ormai noto negli Stati Uniti grazie ai racconti degli immigrati irlandesi, finì col mescolarsi a questa moda. Nelle zucche intagliate e trasformate in lanterne, che erano proprie della tradizione statunitense, parve a molti di poter scorgere la fioca lucerna con cui, nella leggenda irlandese, l’anima in pena di Jack illuminava il suo eterno vagare. Le due tradizioni finirono col fondersi in un tutt’uno, dando origine al Jack o’ Lantern come lo conosciamo oggi: che è molto più di una banale zucca vuota, per chi ne conosce la storia vera!

BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE

Lisa Morton, “Trick or treat: A history of halloween”

A Dictionary of English Folklore

David J. Skal, Halloween: The History of America’s Darkest Holiday

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