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Anche noi, prima di essere mandati, siamo chiamati per nome da Gesù

ALBERO NELLA FORESTA

vovan|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 27/10/22

E' la chiamata la cosa più decisiva della vita degli Apostoli; è la vocazione in senso letterale e profondo che definisce la fisionomia di quelli che Gesù chiama a sé e sceglie per essere mandati.

Vangelo di Venerdì 28 Ottobre (Ss. Simone e Giuda)

In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

(Luca 6,12-19)

Ci sono alcuni apostoli di cui la Parola di Dio abbonda di notizie, e altri di cui si sa molto poco o quasi nulla. A questo secondo gruppo appartengono Simone e Giuda che oggi festeggiamo.

La domanda vera però è un’altra: cosa è davvero importante nella vita degli apostoli? Le loro gesta, le loro vicende, le opere che hanno compiuto o soprattutto la loro chiamata? In realtà è proprio la chiamata la cosa più interessante della loro vita, perché è proprio a partire da essa che hanno potuto fare poi tutto ciò che poi hanno realizzato:

“Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore”.

Il dono della fedeè il dono di essere chiamati personalmente da Lui. Non c’è niente di più personale del proprio nome. Una fede che non ci da del tu e ci chiama per nome è solo cultura, ma non salvezza.

Il vero problema di molti cristiani è essere nati in una cultura cristiana, ma non essere mai entrati nella prospettiva dei credenti perché si passa dall’una all’altra parte solo quando si riceve il dono di incontrare Gesù  personalmente e non vagamente.

La forza dei discepoli e di ogni apostolo è nella chiamata che essi ricevono. Ogni credente è un chiamato, ma molto spesso non lo sa. Mi sembra una bella grazia da domandare oggi a questi apostoli: accorgercene. 

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