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Solo Dio è gratuito e non chiede nulla in cambio per il suo Amore

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/11/22

Ma le cose di Dio sono realmente Sue solo se si portano addosso una delle caratteristiche più importanti del Suo Essere: la gratuità

Vangelo di mercoledì 9 novembre (Ded. Basilica Lateranense)

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

(Giovanni 2,13-22)

Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».

Forse in maniera piuttosto affrettata possiamo pensare che la reazione forte che Gesù ha nel Vangelo di oggi sia riferita solo alla grande tentazione di mescolare il denaro e il sacro.

Ebbene dire che questa tentazione non ha mai abbandonato l’esperienza religiosa, ma essa nasconde a mio avviso qualcosa di più profondo.

Il denaro e il commercio ci danno l’illusione di poter controllare la divinità. Dio ovviamente non ha bisogno del denaro, ma immaginare di poter acquistare la sua benevolenza, la sua attenzione e il suo amore con una qualche forma di scambio, di commercio, di merito è ciò che alla base della perversa usanza di mescolare il denaro con le cose di Dio.

Ma le cose di Dio sono realmente Sue solo se si portano addosso una delle caratteristiche più importanti del Suo Essere, e cioè la gratuità. Solo Dio è gratuito e non chiede nulla in cambio per il suo Amore.

Vivere come se Egli pretendesse qualcosa da noi significherebbe mettergli addosso le caratteristiche del paganesimo. Oggi il Vangelo ci interroga sul rapporto “gratuito” che abbiamo o meno con Dio. 

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