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I Testimoni di Geova portano le loro vittime in tribunale in Spagna

JEHOVA

Shutterstock | Roman Riviera

Luis Santamaría del Río - pubblicato il 09/11/22

La setta ritiene “apostati” coloro che l'hanno abbandonata, e gli adepti tagliano qualsiasi contatto con loro, anche se fanno parte della loro famiglia

L’8 novembre, il Tribunale di 1ª Istanza di Torrejón de Ardoz (Madrid) accoglierà l’inizio di un processo inedito. I Testimoni di Geova – la cui situazione legale è quella di una confessione iscritta nel Registro delle Entità Religiose del Ministero della Presidenza – hanno denunciato un’associazione che raggruppa ex adepti, vittime e persone interessate da un movimento che considerano una setta.

L’Associazione Spagnola di Vittime dei Testimoni di Geova (AEVTJ), il gruppo denunciato, spiega che “è la prima volta in Spagna che una ‘religione’ denuncia un’associazione”, e chiarisce che il motivo è una presunta “macchia dell’onore”.

La questione verrà dibattuta nei tribunali di Torrejón de Ardoz perché a questo municipio corrisponde il luogo in cui i Testimoni di Geova hanno il proprio centro nazionale, chiamato Betel (nome derivante dall’Antico Testamento che in ebraico significa “casa di Dio”). È considerata una succursale dell’impresa Watchtower Bible and Tract Society, corporazione che sta dietro alla setta.

Gli inganni della setta

Membri della giunta direttiva della AEVTJ rivelano che i Testimoni di Geova “hanno usato tutta la loro struttura organizzativa per localizzare le persone che ci possono danneggiare di più, toccando anche la nostra stessa famiglia”.

Vengono presentati anche esempi concreti: la figlia di uno di loro testimonierà contro il padre, espulso dall’organizzazione 17 anni fa, mentre in altri casi saranno colleghi di lavoro o “fratelli” della congregazione gli incaricati di “dimostrare” la presunta diffamazione dei Testimoni di Geova.

Non va dimenticato che la presenza della setta in Spagna ha ormai compiuto un secolo – il suo primo “missionario” è arrivato nel 1920 –, e che dice di contare su circa 120.000 membri, che si riuniscono in 782 “sale del Regno” distribuite su tutto il territorio nazionale, ragione che ha portato al riconoscimento come “entità religiosa di noto radicamento” da parte dello Stato spagnolo.

Da parte dell’AEVTJ, si attende il processo con una certa inquietudine. Secondo uno dei suoi dirigenti, “siamo preoccupati perché i Testimoni di Geova mancano alla verità in molte occasioni, soprattutto quando si giocano il nome dell’organizzazione. In genere danno risposte molto estese, in cui alla fine non si sa cos’hanno detto o cos’hanno voluto dire”.

L’“onore” dei Testimoni di Geova

In concreto, lo scritto ricevuto dall’AEVTJ e che ha originato il processo giudiziario le cui sessioni sono previste l’9 e il 22 novembre e il 1° e il 15 dicembre comunicava una denuncia per lesione del diritto d’onore.

Con questo, i Testimoni di Geova si riferiscono a tutto il lavoro di divulgazione e prevenzione realizzato dall’associazione da quando è stata creata nel 2019 (e iscritta nel Registro Nazionale delle Associazioni del Ministero dell’Interno).

L’AEVTJ ha sottolineato nelle sue apparizioni pubbliche (e con la sua presenza nei mezzi di comunicazione e sulle reti sociali) il trattamento inflitto dalla setta agli adepti che la abbandonano o ne sono espulsi. Li ritengono “apostati”, e come si può verificare nei materiali di indottrinamento, si esercita pressione per rompere qualsiasi rapporto con loro, anche se appartengono alla propria famiglia.

Un altro elemento sottolineato dall’associazione denunciata è che “i Testimoni di Geova sconsigliano e scoraggiano i genitori circa gli studi universitari dei figli”, il che presuppone spesso il fatto di “ostacolare la vita economica di quei giovani una volta adulti”. La strategia della setta per il processo consisterà nel “portare testimoni universitari che affermeranno di non aver avuto alcun problema con la loro congregazione”.

Cosa si chiede concretamente

La denuncia è diretta nominalmente contro il presidente dell’AEVTJ, accusato di “intromissione illegittima… nel diritto all’onore della confessione religiosa dei Testimoni Cristiani di Geova” (la loro denominazione ufficiale in Spagna, anche se non si tratta di una comunità cristiana).

Si chiede poi che cessi “la divulgazione di commenti o informazioni simili attraverso qualsiasi mezzo”, e che “si proceda al ritiro dei commenti” realizzati in un video di Youtube.

E non solo. Per sostenere questo tentativo di grave restrizione della libera espressione dell’ex testimone di Geova che presiede l’associazione delle vittime, si esige un “indennizzo di danni e pregiudizi per questa lesione a favore della confessione religiosa Testimoni Cristiani di Geova”, che il denunciato pubblichi la sentenza (che si presume ovviamente di condanna) e che paghi i costi del processo. La denuncia occupa 50 pagine.

Nonostante le inquietudini sottolineate, ciò che è certo è che l’AEVTJ affronta l’appuntamento in tribunale con speranza. La settimana scorsa segnalava sulle sue reti sociali “Qui si farà giustizia”.

Luis Santamaría è membro della Rete Latinoamericana per lo Studio delle Sette (RIES)

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