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Éric-Emmanuel Schmitt e il dialogo «in grande libertà» col Papa 

Eric-Emmanuel Schmitt

MYCHELE DANIAU / AFP

Anna Kurian Anna Kurian - i.Media per Aleteia - pubblicato il 16/11/22

Il drammaturgo francofono è stato invitato dalla LEV a recarsi in Terra Santa per scriverne un Diario. Pochi giorni fa si è recato in Vaticano per parlarne con il Santo Padre.

«Abbiamo avuto uno scambio di altissimo livello, spirituale e intellettuale, e al contempo in grande libertà, con molto humour», ha confidato ad i.Media lo scrittore franco-belga Éric-Emmanuel Schmitt, che è stato ricevuto da papa Francesco per una mezz’ora il 14 novembre 2022. Il romanziere e filosofo 62enne, membro dell’AcadÉmie Goncourt, era a Roma per un progetto di libro sulla Terra Santa, su iniziativa della Libreria Editrice Vaticana (LEV). 

Ho visto un uomo che né l’età né la malattia hanno adombrato – ha affermato Schmitt all’indomani dell’udienza –: era totalmente luminoso. Mi ha riaccompagnato fino alla porta, pur soffrendo molto alle gambe, ma si vede che ha il controllo di quel dolore e che è totalmente consacrato alla propria missione. Porta la cristianità sulle spalle, ne è investito. 

Cosa c’è all’origine di questo incontro fra il successore di Pietro e l’autore del Vangelo secondo Pilato? Un invito di Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale della LEV, che ha proposto allo scrittore di andare in Terra Santa, di partecipare a diversi incontri promossi dalla Santa Sede e di scrivere un diario di quel viaggio. «Ho accettato la proposta con entusiasmo», dice lo scrittore, credente, che non aveva ancora camminato sulla terra calpestata dai passi del Cristo. 

Éric-Emmanuel Schmitt ha dunque passato un mese – quello di settembre – in Terra Santa, in particolare a Gerusalemme. Roma gli ha proposto poi di parlare di quel soggiorno col Pontefice. Il drammaturgo ha evocato uno scambio “appassionante”: 

Abbiamo riflettuto insieme su Gerusalemme, su quell’incredibile città che è pure luogo di pellegrinaggio legittimo per i tre monoteismi. Abbiamo parlato delle tre religioni, di quanto hanno di diverso. Ne parla con molto rispetto e con molta nettezza. 

San Francesco d’Assisi, Charles de Foucauld, Pascal 

Schmitt, che è pure dottore in filosofia, dichiara di essere stato «particolarmente felice di incontrare questo papa», che lo avrebbe conquistato fin dal principio del pontificato con la scelta del nome di Francesco: 

Perché san Francesco d’Assisi è per me una figura sulla quale medito continuamente. 

Salutando con favore gli interventi del Papa sulla «nostra disumanità, e denunciando ciò che facciamo o non facciamo coi migranti», Schmitt plaude anche all’impegno ecumenico ed interreligioso del pontificato: 

Pur essendo cristiano, ho scritto Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, dove cerco di mostrare la bellezza della fede dei sufi; ho scritto Il figlio di Noè, sul giudaismo… Avendo io una mia casa, sono totalmente aperto alle case degli altri. L’universalismo che si trova presso il Papa, questo modo veramente cristiano di andare davanti agli altri, anche se sono differenti e credono ad altre cose, mi tocca profondamente. 

Un’altra figura che li avvicina: san Charles de Foucauld, che il Papa ha canonizzato lo scorso 15 maggio. «Quando ne abbiamo parlato, lunedì, il suo volto si è illuminato incredibilmente», dice Schmitt. Egli stesso ha trovato la fede seguendo le tracce di Charles de Foucauld nel deserto, per un film che doveva scrivere sull’eremita. 

Sono entrato nel Sahara ateo e ne sono uscito credente. Seguendo le sue tracce geografiche, mi sono perso e ho vissuto una notte mistica. L’ho chiamata la mia “notte di fuoco”, riprendendo l’espressione di Pascal. Col Papa abbiamo parlato anche di Pascal, che peraltro lui cita a memoria. 

Secondo me – conclude lo scrittore – questo è un Papa che sta imprimendo un’immagine giusta del cristianesimo. Il fatto di non cercare l’apparenza, la pompa, lo splendore, ma piuttosto una cappellina, come fece Charles de Foucauld… è l’immagine stessa della fede. 

E poi in Francesco vede una concezione della missione cristiana che egli condivide: 

Si tratta non di convertire ma di testimoniare davanti agli altri, e poi la cosa va avanti… o non va avanti. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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