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ESCLUSIVA / Possibile miracolo di Félix Varela, sacerdote e “padre della patria” di Cuba

FELIX VARELA Y MORALES

Public Domain

Jesús Colina - Dolors Massot - pubblicato il 16/11/22

Il postulatore, l'arcivescovo Vincenzo Paglia, ha spiegato ad Aleteia in cosa consiste il miracolo che potrebbe portare padre Varela agli altari e l'importanza storica della sua figura, “ponte” tra Stati Uniti e Cuba

Félix Varela è una delle personalità più rilevanti della storia di Cuba, ma anche di Spagna e Stati Uniti. Senza di lui non si potrebbe spiegare la storia del XIX secolo in questi tre Paesi.

È stato una figura multisfaccettata: sacerdote, filosofo, deputato promotore dell’indipendenza di Cuba e direttore di un quotidiano rivoluzionario.

In lui si abbracciano filosofia, etica, pedagogia e politica come un tutt’uno che ha promosso il progetto nazionale di Cuba.

Il possibile miracolo

Ora la Chiesa ha compiuto un altro passo. Ha studiato la sua vita e le sue virtù eroiche, e di recente ha verificato che potrebbe essere avvenuta una guarigione miracolosa per intercessione di colui che è considerato il “padre della patria” cubano.

L’arcivescovo Vincenzo Paglia, postulatore della causa di canonizzazione di padre Varela, ha riferito ad Aleteia che si sta effettivamente studiando un possibile miracolo.

“Credo che l’iter di beatificazione di Félix Varela sia alla fine di un lungo processo”, ha affermato. “Si tratta della guarigione di un bambino, e la Congregazione delle Cause dei Santi deve approvarla”.

“Può essere un miracolo valido”

“Ci sono due commissioni, una medica e l’altra teologica. Quello che posso dire, dopo aver studiato e parlato con alcune persone, è che credo che questo miracolo possa essere valido. Se verrà approvato, potremo dire che il processo si è concluso”.

Se la Congregazione delle Cause dei Santi approverà questa guarigione che sembra miracolosa, la beatificazione di padre Varela sarà vicina.

“Ciò vuol dire che nei primi mesi del prossimo anno (2023) la Congregazione potrà decidere, dopo un esame serio, molto serio, di questa causa e presentarne i risultati al Papa”.

Il miracolo di padre Varela

“Il bambino aveva una malformazione congenita”, ha spiegato l’arcivescovo Paglia. “Hanno pregato Varela. Una signora ha messo un’immagine di padre Varela accanto al bambino. In seguito, miracolosamente, il bambino è migliorato”.

“Questo miracolo dev’essere confermato dalla commissione medica, e poi, per decidere che si tratta di un segno del cielo, bisogna sottolineare il rapporto tra la salute e la preghiera a Varela da parte dei familiari del bambino. Se questi due giudizi coincideranno, c’è il miracolo”.

Una grande figura della storia

Il presule ha sottolineato che la figura di padre Varela ha un contenuto storico di prima categoria, soprattutto a Cuba, negli Stati Uniti e in Spagna.

“Varela è un uomo singolare. Ha vissuto nel XIX secolo, ma potrebbe essere anche di oggi. È stato ammirato. È stato un profugo di Cuba. In Spagna ha difeso la libertà e l’indipendenza del Paese (Cuba), e per questo è stato condannato a morte. È stato costretto a lasciare il Paese ed è andato a New York.

È stato il fondatore, potremmo dire, dell’arcidiocesi di New York. Doveva essere nominato primo vescovo della città, ma il re di Spagna parlò con il Vaticano e quella nomina venne cancellata”.

FELIX VARELA

“Modernità incredibile”

Varela ha anche spiccato per la sua vita esemplare come sacerdote. “È stato un uomo di grande saggezza”, dice Paglia.

A New York, “ha fondato una parrocchia multinazionale, non solo per i Cubani o gli Italiani, ma per tutti. Era l’unica parrocchia internazionale di New York, con cui ha promosso, ad esempio, i canti di tutti e non di una sola regione. Questo è di una modernità incredibile”.

“Credo che Varela possa essere un ponte tra America del Nord, Cuba e America Latina. E oggi noi abbiamo bisogno di questo ponte, perché se continuiamo ad essere divisi il mondo sarà peggiore”.

Per questo, “il mio sogno è che la beatificazione di Varela avvenga nella prima tappa all’Avana e poi

anche a New York. In questo senso, un uomo come lui, un sacerdote, può essere un ponte di unità per il futuro delle Americhe e del mondo”.

Giornata di studio a Roma

Venerdì 18 novembre, si celebrerà presso la Pontificia Università Lateranense di Roma la giornata accademica “Padre Félix Varela: permanenza della sua eredità e nuovi elementi nella sua causa di beatificazione”.

È previsto che vi intervengano, tra gli altri, il presidente della Conferenza Episcopale Cubana, monsignor Emilio Aranguren, e monsignor Paglia, oltre che Eduardo Torres-Cuevas, docente di Scienze Storiche presso l’Università dell’Avana, che parlerà del “Pensiero di Félix Varela”.

Ecco le dichiarazioni rilasciate da monsignor Paglia ad Aleteia:

La vita di Félix Varela

Félix Varela nacque all’Avana (Cuba) il 20 novembre 1788. Suo padre era spagnolo, capitano del Reggimento Fisso dell’Avana, all’epoca colonia spagnola. La madre, Josefa Morales, era di Santiago de Cuba.

Era il terzo e ultimo figlio della coppia, preceduto dalle sorelle María de Jesús e Cristina. Venne battezzato una settimana dopo la nascita dal cappellano del reggimento, il domenicano Miguel Hernández.

Quando aveva tre anni la madre morì, e i tre bambini vennero affidati alla nonna e alle zie, visto che il padre era militare e doveva viaggiare continuamente. Anche il nonno era militare. Venendo destinato quello stesso anno a San Agustín, nella penisola della Florida, all’epoca ancora colonia spagnola, portò con sé Félix.

Questo fece sì che il bambino potesse essere istruito da padre O’Reilly, con cui imparò latino, grammatica e violino, cosa poco comune a quei tempi.

Ingresso in seminario

All’inizio degli studi secondari, Félix tornò all’Avana. Il padre era morto, e sulla famiglia pensava che il ragazzo avrebbe seguito i suoi passi diventando militare. Lui, però, disse che voleva diventare sacerdote ed entrare in seminario. Aveva 14 anni.

Si iscrisse così al Real y Conciliar Colegio Seminario San Carlos y San Ambrosio dell’Avana. La biografia pubblicata dalla Real Academia de la Historia (RAH) spagnola sottolinea che spiccò “per gli studi e la sincera vocazione”.

Talento singolare

Aveva un grande talento. Studiò all’Università dell’Avana, ottenne i titoli accademici e a 19 anni, grazie a intelligenza e dedizione, sostituì i suoi professori nelle cattedre di Latino e Retorica in seminario.

A 23 anni appena compiuti ricevette l’ordinazione sacerdotale nella cattedrale dell’Avana dalle mani del vescovo Díaz de Espada (1756-1832). Per questo dovette chiedere al Papa una dispensa per l’età. Celebrò la sua prima Messa nel convento di Santa Teresa.

Nel 1812 venne nominato docente di Filosofia, Fisica ed Etica in seminario, dove avrebbe preparato il futuro primo laboratorio di Fisica e Chimica del Paese.

Un grande pedagogo: “Ci ha insegnato a pensare”

Il suo sistema di apprendimento era innovatore. Incoraggiava gli studenti a riflettere, cosa che contrastava con la pedagogia dell’epoca, centrata sulla memorizzazione. Per questo, “i Cubani si riferiscono a Varela come a ‘colui che ci ha insegnato a pensare’, sottolinea la biografia della RAH. Si sottolinea anche che i suoi studi filosofici erano antiscolastici e moralisti, seguendo le indicazioni del vescovo Díaz Espada.

Nel suo lavoro come docente, padre Varela formò i giovani che avrebbero poi spiccato nella vita pubblica cubana: José Antonio Saco, Domingo del Monte, José de la Luz y Caballero.

In quegli anni fondò anche la prima Società Filarmonica dell’Avana, fece parte e lavorò per la Società Economica di Amici del Paese e scrisse opere teatrali e filosofiche.

Nel 1817 entrò nella Società Patriottica dell’Avana con il discorso “Influenza dell’ideologia nell’andamento della società”. L’anno successivo pubblicò Lezioni di Filosofia, di cui sarebbero state edite cinque edizioni, alcune delle quali a New York e Philadelphia.

I primi passi nella vita politica

Nel 1820, in Spagna iniziò a governare il colonnello Riego. Varela assunse la cattedra di Economia Politica e lasciò quella di Filosofia, che aveva occupato per nove anni. Poco dopo ottenne per concorso la cattedra di Diritto Costituzionale, che pensò come piattaforma per l’insegnamento e la diffusione del costituzionalismo a Cuba, in coincidenza con il Triennio Liberale.

L’incarico fu molto breve, perché nel 1821 sarebbe stato eletto deputato per le Cortes spagnole, venendo sostituito dal suo discepolo José Antonio Saco.

“Primo campione dell’autonomia coloniale”

In Spagna la sua presenza cominciò a farsi notare, e presentò un progetto di Istruzione per il Governo economico-politico delle province d’oltremare. Lui e gli altri deputati cubani chiedevano, con moderazione, un’autonomia seppur limitata nell’ambito costituzionale.

Seguendo la legge, chiese nel Congresso dei Deputati la creazione di una Deputazione Provinciale per Cuba, che non attaccava i diritti di sovranità della metropoli, ma permetteva a Cuba di disporre di un maggiore autogoverno nelle questioni relative all’isola. “Per questo motivo”, sottolinea la biografia della Real Academia de la Historia, “è considerato da alcuni il primo campione dell’autonomia coloniale di Cuba”.

Chiese l’abolizione della schiavitù

Seguendo le sue convinzioni, Varela difendeva l’etica del bene comune, presentò un progetto per l’abolizione della schiavitù e propose il riconoscimento dell’indipendenza delle Nazioni americane.

SLAVES

Nel 1823, la sua traiettoria subì un’inversione importante. Aveva votato a Siviglia a favore dell’incapacità del re Fernando VII, e venne punito per questo: fu proscritto e dovette rifugiarsi negli Stati Uniti.

Un sacerdote che accoglieva tutti

Andò a vivere a New York, dove si impegnò a fondo nel suo compito di sacerdote. Alla sua parrocchia accorrevano persone di origini, razza e classe sociale molto diverse, il che era un atto di audacia.

Non abbandonò del tutto la politica: pubblicò infatti il quotidiano El Habanero (a Philadelphia e a New York, 1824-1825), nelle cui pagine esprimeva apertamente il suo sostegno all’indipendenza di Cuba. Per questo, la Real Academia de la Historia lo considera “il primo separatista ideologico” di Cuba.

Dal 1825 il suo lavoro si concentrò sul ministero sacerdotale, con alcune eccezioni, come la traduzione del Manuale di pratica parlamentare di Jefferson e di Elementi di chimica applicata all’agricoltura di Davy.

Dal 1835 al 1838 pubblicò le Lettere a Elpidio, su miscredenza, superstizione e fanatismo.

Nel 1839 venne eletto vicario effettivo a New York. Il suo prestigio gli fece guadagnare autorità e apprezzamento nella comunità cattolica statunitense, al punto che si pensò che potesse essere nominato vescovo. Il Governo spagnolo, però, agì perché questo non accadesse.

Varela si gettò ancor di più sul suo compito apologetico e pubblicò un quotidiano cattolico in inglese per difendere la fede.

La sua salute, nel frattempo, si stava debilitando. Esausto per il troppo lavoro, decise di ritirarsi a San Agustín de Florida, indipendente dalla Spagna dal 1821, cercando un clima più mite. Morì lì il 18 febbraio 1853. Tre giorni dopo sarebbe nato José Martí, considerato eroe nazionale cubano.

Fama di santità

La fama di santità di Félix Varela si era estesa in tutti i Paesi in cui era conosciuto. Alla notizia della sua morte, uno dei suoi discepoli a Cuba si recò in Florida per prendere le sue ceneri, ma gli Irlandesi e gli altri cattolici della zona non lo permisero. Non volevano lasciarsi portar via “neanche un capello” di quel sacerdote che aveva lasciato un’impronta tanto profonda.

I suoi resti riposano oggi nell’Aula Magna dell’Università dell’Avana, e a Cuba è considerato “padre della patria”.

Nel 1981, il Governo della Repubblica di Cuba ha istituito l’Ordine Félix Varela, la principale onorificenza attribuita a Cubani e stranieri, ma anche a gruppi culturali, in segno di riconoscimento per apporti straordinari a favore della cultura.

Venerabile

Il 14 marzo 2012, Papa Benedetto XVI ha firmato, attraverso la Congregazione delle Cause dei Santi, il decreto che dichiara il Servo di Dio Félix Varela Venerabile, passo previo per essere proclamato beato e poi santo.

Il Pontefice ha definito padre Félix Varela un esempio luminoso di come un uomo di fede possa contribuire alla costruzione di una società più giusta.

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