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Guarisce con l’acqua di Collevalanza: miracolo di Madre Speranza

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Santuario Amore Misericordioso - Facebook

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/11/22

Per intercessione della Madre, si è verificata una guarigione inspiegabile di un bambino. Quel miracolo l'ha resa beata. Ecco come è avvenuto

Lo straordinario racconto, narrato direttamente dalla voce dai suoi protagonisti, del miracolo che, per intercessione di Madre Speranza, e attraverso l’acqua del santuario di Collevalenza, ha permesso la guarigione del piccolo Francesco. 

Lo riporta il libro Stupore di una guarigione” (Tau editrice), ispirato dal messaggio che la beata Madre Speranza di Gesù (Santomera, 30 settembre 1893 – Collevalenza, 8 febbraio 1983) ha diffuso con la fondazione delle Congregazioni delle Ancelle dell’Amore Misericordioso e dei Figli dell’Amore Misericordioso.

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La tomba di Madre Speranza a Collevalanza (Perugia).

Da Testimone di Geova a cattolica

Maurizio, padre del bambino, racconta l’incredibile guarigione del figlio.. «Tutto ebbe inizio qualche anno prima della nascita di Francesco Maria. Elena, testimone di Geova convinta, a un certo punto della sua vita cominciò a chiedersi se veramente quello che stava facendo fosse volontà di Dio. Entrò in profonda crisi e di lì a pochi mesi decise di uscire dall’organizzazione». L’incontro tra Maurizio ed Elena «avvenne in questo momento di piena ricerca di una nuova fede e fu così che decisi di accompagnarla in questo percorso».

La nascita di Francesco Maria

Quando nacque Francesco Maria fu la gioia della vita di Maurizio e Elena. Ma da lì a poco, iniziava a non star bene. Ci fu il primo ricovero e «l’inizio dei nostri pellegrinaggi negli ospedali. Non capivamo, eravamo passati dalla gioia più grande alla realtà più dolorosa».

Un peggioramento continuo

Francesco Maria stava sempre più male e non si capiva bene cosa avesse. Non mangiava, non dormiva, piangeva quasi tutto il giorno.  «Chi ci diceva che aveva un’allergia – spiega Maurizio – chi una grave intolleranza. Ma intanto il bambino stava sempre peggio e faceva fatica a nutrirsi. Qualsiasi cosa gli si dava da mangiare, gli causava vomito, problemi negli organi dell’apparato digerente e alla pelle. Anche la sua pediatra non sapeva più cosa tentare. Prescrisse delle flebo al bambino, ma servivano a poco». 

Madre Speranza

I genitori giunsero al punto più profondo di dolore, un pomeriggio, il 21 giugno 1999. Mentre stava riordinando la cucina, Elena sentì per televisione la storia di Madre Speranza. Il primo impatto non fu molto gradevole: «Un’altra suora con le stigmate: le solite storie per la televisione». Poi sentì parlare dell’acqua del santuario dell’Amore Misericordioso da lei fondato. 

L’acqua miracolosa

Quello che colpì l’attenzione di Elena fu che quell’acqua guariva le malattie che la scienza umana non riusciva a curare: lei capì che era per gli ammalati nel corpo e nell’anima, e che fosse un’acqua speciale per i bambini, che Madre Speranza e il buon Gesù amavano tanto. Subito la speranza si accese una forza potente spingeva Elena verso quel piccolo paesino di Collevalenza senza neppure sapere dove fosse.

Zio Giuseppe

Telefonò subito a mia madre chiedendo se sapesse dove si trovava quel posto e “per combinazione” lo zio di Maurizio, don Giuseppe, stava seguendo un corso di esercizi spirituali del Movimento Sacerdotale Mariano proprio in quel santuario, per la prima volta. «Alla prima chiamata lo informammo di tale acqua e della necessità di portarne a casa un’adeguata quantità».

Le prime somministrazioni di acqua miracolosa

Al suo ritorno, il lunedì successivo, afferma Maurizio, «incominciammo a somministrare l’acqua pregando Madre Speranza e recitando la novena all’Amore Misericordioso. Così si continuò a somministrare l’acqua e a pregare. In quei giorni le condizioni di Francesco Maria rimasero stazionarie, noi eravamo molto preoccupati. Poi, il mercoledì, successe un fatto. Forse perché si era davanti a persone sprovvedute (noi), forse perché la volontà di Dio Amore voleva così. Il pomeriggio, recandosi al parco, Elena fece un incontro particolare».

Il signore al parco

Elena venne catturata dalla figura di un signore distinto, di mezza età, ben vestito che le fece un po’ di posto su una panchina: le si sedette a fianco, e rimase impressionata dal suo sguardo; dai suoi occhi chiari come il mare. Sembrava potesse leggere fino in fondo all’anima. «Iniziarono a parlare del più e del meno e quel signore dimostrò di sapere molto di Francesco e della nostra vita, cose che solo io ed Elena conoscevamo: che Francesco era stato da noi consacrato alla Madonna appena dopo aver saputo che era stato concepito, che era malato, che assumeva l’acqua del santuario. Elena era completamente disorientata». Era il 30 giugno del 1999.

La profezia di quell’uomo 

Ecco il dialogo profetico tra Elena e quell’uomo.

Parlando del piccolo Francesco, quell’uomo disse: «Prende qualcosa il bambino?».

«No, non prende nulla».

«Ma voi siete andati da Madre Speranza, vero?».

«No!».

Ed egli: «Ma sì che siete stati a Collevalenza».

Gli risposi: «No, le posso assicurare che noi non siamo mai stati da Madre Speranza».

«Ma Francesco sì», affermò.

Ancora una volta risposi: «No!».

Di nuovo ribadì: «Francesco sì!».

Poi per la seconda volta mi chiese: «Ma Francesco prende qualcosa?».

Gli replicai di no, ma ripensandoci subito ammisi: «Sì, sì: sta bevendo l’acqua di Collevalenza», poi lo pregai di dirmi il suo nome, volevo sapere chi fosse e come potesse conoscere tutte queste cose su di noi.

La sua risposta fu: «Perché mi fai tante domande? Non pensare a chi sono, non ha alcuna importanza»; poi aggiunse: «Non è più il caso di preoccuparti, Francesco ha trovato la sua mamma!». Lo guardai stupita, pensando: «La sua mamma?». E quindi replicai: «Sono io la sua mamma!».

Lui ribadì: «Sì, ma l’altra mamma».

I turbamenti di Elena

Quando Elena tornò a casa era piuttosto scossa; telefonò a mia madre e le spiegò l’accaduto, di come avesse incontrato quel signore, di quello che si erano detti, ma soprattutto quello che lui aveva detto. «Mia madre – dice Maurizio – pensò che Elena avesse perso il senno: il dolore, le notti insonni durante tutto un anno potevano aver minato la sua mente».

Ritornare sulla tomba

Poi Elena fece una domanda: «Cosa significa che Francesco ha trovato la sua mamma?». La madre di Maurizio fece un lungo respiro, poi disse: «A questa domanda posso dare io una risposta», e con uno stupore crescente da parte di Elena, la signora continuò: «Quando lo zio sacerdote stava per partire da Collevalenza, ed era già al cancello di uscita, sentì un forte richiamo a tornare sulla tomba di Madre Speranza. Spense la macchina e così fece. Lì pregò di nuovo per la famiglia, ma raccomandò in modo particolare Francesco: se fosse stata la volontà di Dio che andasse in cielo, che sostenesse la famiglia, ma se questa non fosse stata la sua volontà, che la Madre lo proteggesse come un figlio, che lo adottasse. Io gli dissi che era stata una cosa strana domandare l’adozione. Lui mi rispose che gli era venuto così, sia al suo arrivo che in quel momento della partenza. Quindi quello che ti ha detto quel signore al parco è la risposta della Madre».

La festa per Francesco e il miracolo 

Nei giorni successivi fu organizzata una festa per il piccolo Francesco e contro ogni previsioni, iniziò a mangiare tutto senza avere problemi. Per la prima volta da mesi, Francesco aveva dormito tutta la notte, non aveva pianto e si era svegliato sorridente con tanta fame.  Bevve una buona porzione di latte. Nei due giorni successivi scomparvero tutti i segni della malattia: quelle eruzioni che gli davano tanto fastidio.

La malattia scomparve

I mesi seguenti si alimentò con latte e yogurt, senza avere più disturbi. Potete immaginare le nostre reazioni man mano che il tempo passava. Avevamo toccato con mano la misericordia di Dio. Anche i medici che lo hanno visitato sono rimasti sbalorditi dalla guarigione.

L’Amore Misericordioso

Frequentando più volte il santuario di Collevalanza, sostando davanti al crocifisso dell’Amore Misericordioso, conclude Maurizio, «abbiamo intuito il grande amore che Dio ha per ognuno di noi, individualmente. Ci chiama per nome, ci ama di amore infinito, tanto che diventa quasi impossibile resistergli»

Un dono che non conosciamo 

La guarigione di Francesco «non era avvenuta per nessun merito da parte nostra, ma per un dono gratuito le cui motivazioni non conosciamo, a parte la bontà di Dio. Dobbiamo imparare a lasciarci amare da Dio. Dio ci ama e noi siamo chiamati a lasciarci amare».

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