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Che fare quando l’infedeltà del marito è costante?

Donna triste

Rawpixel.com / Shutterstock

Mercedes Honrubia García de la Noceda - pubblicato il 22/11/22

È logico che una donna sia disposta a perdonare tutto e a continuare a vivere con il marito anche nel caso di infedeltà costante?

Qualche giorno fa, una signora che chiameremo María mi diceva: “Nonostante il danno che mi ha provocato, non riesco a dimenticarlo! Vorrei tanto che tornasse!”

María era venuta all’Instituto Coincidir per chiedere accompagnamento per superare la ferita del tradimento e della rottura del suo matrimonio.

L’unione era in crisi già da molti anni, come conseguenza delle infedeltà del marito.

All’inizio, quando lei lo aveva saputo, lo aveva perdonato, ma anziché accogliere quel perdono e lavorare per recuperare sua moglie, lui ha continuato a mentire e a ingannarla, nonostante la dedizione incondizionata di María nei confronti del suo impegno matrimoniale.

Dopo anni e dopo aver scoperto tutta la verità, malgrado il dolore María lo ha perdonato di nuovo, e visto che continuava ad amarlo era disposta a lavorare per recuperare il rapporto.

La bontà del cuore umano e la sua capacità di amare sorprendono sempre.

Abbiamo fatto un esercizio di introspezione, in cui María mi ha descritto cos’è per lei l’amore e cosa significa amare. Ecco alcune delle sue frasi:

“Amare è donare la vita, è fedeltà, sincerità, compagnia, condividere tutto, il bene e il male.

Amare è donarsi.

Amare è donare e accettare le debolezze dell’altra persona, e perdonare sempre.

Amare è camminare insieme e superare insieme le difficoltà, amare è confidare, sognare una vita condivisa, è consolare, è prendersi cura.

Amare non è mendicare tutto questo e sentirsi sola anche se accompagnata.

Amare è il grado superlativo di formare una famiglia”.

Analizzando questo esercizio, María rendeva realtà la Lettera di San Paolo ai Corinzi che Papa Francesco sviluppa in modo dettagliato al n. 90 della Amoris Laetitia. Quello che María ha capito è che amare non è accettare che l’altro abusi di quella dedizione.

Una volta che ha riconosciuto che ciò che aveva vissuto non era un vero amore, è stata in grado di iniziare a compiere i passi per guarire le sue ferite: la ferita del tradimento per l’infedeltà, tradimento nei confronti suoi e dei suoi figli, e la ferita dell’umiliazione per essere stata ingannata.

È lì che abbiamo iniziato un processo di guarigione, perché recuperi la sua dignità come donna e come madre, per recuperare la sua autostima, molto danneggiata (si è resa conto che l’aveva molto bassa), e abbiamo iniziato a percorrere un cammino di crescita interiore nei confronti suoi e degli altri.

“In alcuni casi, la considerazione della propria dignità e del bene dei figli impone di porre un limite fermo alle pretese eccessive dell’altro, a una grande ingiustizia, alla violenza o a una mancanza di rispetto diventata cronica. Bisogna riconoscere che «ci sono casi in cui la separazione è inevitabile. A volte può diventare persino moralmente necessaria, quando appunto si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza». Comunque «deve essere considerata come estremo rimedio, dopo che ogni altro ragionevole tentativo si sia dimostrato vano»”.

Amoris Laetitia, n 241.

Resta molto da fare, ma è importante come rideva e piangeva l’altro giorno, come a poco a poco inizia a saper leggere quello che le accade in chiave positiva, a vedere che quello che le succede ha un senso e che ora lei non lo capisce, ma se confida si renderà conto che tutto accade per un motivo. Dio permette questa sofferenza per donarci qualcosa di meglio.

Le persone che vogliono bene a María le dicono che è molta fortunata per aver visto finalmente la verità per porre fine a questa relazione. Non stava vivendo una relazione di amore vero, ma resiste pensando a quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

meditazione

Per questo, stiamo compiendo un lavoro partendo dal presente, perché María guarda costantemente al passato, si chiede il motivo, non capisce. Altre volte guarda quel futuro incerto che non riesce a decifrare e le dà le vertigini.

Concentrarsi sul presente

L’accompagnamento in chiave positiva si concentra sul presente, su cosa si può fare oggi e ora per stare meglio.

Il passato ormai è passato, non si può tornare indietro, ora siamo qui.

Il futuro è incerto, deve ancora arrivare e non si sa cosa presenterà.

Abbiamo solo il presente, per camminare in chiave positiva e in modo costruttivo nella propria vita.

È vero che la vita è piena di contrattempi. Accettare questa realtà e abbracciarla non significa rassegnarsi, ma decidere che atteggiamento si vuole avere di fronte a ciò che sta accadendo.

A poco a poco lo si interiorizza, e si inizia a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel: si sa che le cose che accadono nascondono qualcosa da imparare.

Comprendere questo a livello umano è difficile, bisogna solo confidare:

“Getta sul Signore il tuo affanno, ed Egli ti sosterrà”

Salmo 55, 22.

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