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La ragion d’essere dei contemplativi

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Vanderlei de Lima - pubblicato il 14/12/22

Cosa prega un eremita di Charles de Foucauld?

C’è chi capisce che un uomo o una donna faccia parte di un istituto religioso che lavora nella pastorale, ma non comprende come si possa condurre una vita pienamente contemplativa, da soli o in comunità.

Ecco dunque la necessità di questo articolo: dimostrare alla Chiesa e all’umanità intera la ragion d’essere dei religiosi (uomini e donne) contemplativi.

Scrive un monaco certosino – ordine fondato da San Bruno nel 1084 in Francia per una vita completamente lontana dal mondo -, che “la missione dei contemplativi è di essere in mezzo al mondo ‘l’occhio vigile’ dell’umanità concentrato su Dio; di essere coloro che rimangono alla presenza di Dio, per quanti non si mettono mai alla Sua presenza; di essere i delegati dell’umanità dimenticata di Dio, per presentargli l’amore, l’adorazione, le lacrime e i peccati di tutto il mondo; di essere, in sostanza, quelli che abbandonano il mondo e le sue vanità per cercare Dio e dedicarsi totalmente a Lui”.

“Non è dunque l’egoismo, il disprezzo dei valori umani o la codardia a ispirare questa rinuncia e questa ricerca”, aggiunge. “Se il contemplativo lascia tutto, è con l’intenzione e il desiderio di entrare pienamente nella sfera e nell’orbita di Dio, amato e cercato al di sopra di tutto” (La vita certosina. Ivorá, Monastero di Nostra Signora Mediatrice, s/d, p. 3). È in questa sfera di Dio che il contemplativo eleva al Signore i dolori e le angosce di tutta l’umanità pregando per lei, in modo volontario o rispondendo alle numerose richieste di preghiera che gli giungono quotidianamente.

Detto questo, si chiede quale sia la spiritualità di base che muove un eremita (solitario) di Charles de Foucauld (1858-1916). È la vita di Nazaret, periodo in cui il Signore è stato, dai 12 ai 30 anni, nascosto agli occhi del mondo.

Questo stesso eremita impara anche dall’esempio di Charles de Foucauld a non essere completamente isolato, ma a gridare, con gioia, al mondo la bellezza del Vangelo in primo luogo con l’esempio della propria vita, e anche con alcuni apostolati adeguati al suo modo di vivere: catechesi settimanale, conversazioni con persone bisognose, personalmente o attraverso i mezzi elettronici, tra le altre cose. De Foucauld arrivava ad assistere nel suo eremo 56 persone al giorno, e non voleva che la carità nei confronti del prossimo venisse mai messa da parte.

Ci si chiede, ad ogni modo, cosa reciti un eremita di Charles de Foucauld.

Ecco la risposta: alle 5.00 recita l’Ufficio delle Letture (chiamate anche Veglie), poi le Lodi e il saluto mariano dell’Angelus. Segue la Lectio Divina (lettura orante della Bibbia) per un’ora, seguita dalla consacrazione della giornata al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, oltre alla Preghiera dell’Abbandono o di offerta incondizionata nelle mani di Dio.

Poi partecipa (o celebra, se è sacerdote) alla Santa Messa verso le 7.00.

Torna a pregare alle 9.00 l’Ufficio dell’Ora Terza (la discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e sugli Apostoli, At 2,15); alle 11.40 c’è l’Ufficio della Sesta (inizio dell’agonia di Gesù, Mt 27,45), poi nuovamente l’Angelus e il Rosario. Alle 15.00 si recitano l’Ufficio della Nona (la morte del Signore Gesù sulla Croce, Mt 27,45) e il Rosario della Misericordia. Alle 17.30 c’è l’Ufficio dei Vespri (ringraziamento a Dio per la giornata e ricordo della Cena del Signore avvenuta in tempo vespertino, come anche il Giudizio Finale, Gv 8,12). Si recita nuovamente l’Angelus. Di sera c’è l’Ufficio della Compieta, che come, dice il nome, chiude la giornata con l’offerta della vita a Dio (cfr. Lc 2,29-32), una Lettura spirituale (la vita di un santo, un libro di pietà, ecc.) e il grande silenzio notturno fino al mattino successivo.

Questo tempo dedicato alla preghiera è intervallato da lavori manuali (cura della casa, preparazione del cibo), intellettuale (studio) e pastorale (incontrare le persone in difficoltà, soprattutto via e-mail). Tutto in lode di Dio.

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