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Vivere un Natale indimenticabile con Santa Teresa d’Avila

Gesù Bambino

Leemage via AFP

Matilde Latorre - pubblicato il 16/12/22

Contemplando le lacrime di Dio fatto bambino per asciugare le nostre, una delle più grandi contemplative e mistiche della storia ha spiegato con le sue poesie natalizie il motivo per cui i nostri nonni a Natale ci auguravano “Buona Pasqua!” Vi sorprenderà

Come avrebbe vissuto questo Natale una delle più grandi mistiche di tutti i tempi, Santa Teresa d’Avila (1515-1582)?

Per il Dottore della Chiesa, Natale è contemplare Dio fatto bambino, che ha pianto nascendo per asciugare le nostre lacrime e i nostri peccati con la Sua misericordia.

Otto poesie natalizie

La sua contempazione della “divina Umanità di Cristo” è stata raccolta nei suoi poco noti “villancicos”, poesie natalizie, otto delle quali sono arrivate a noi.

Si ispirano agli episodi evangelici sull’infanzia di Gesù: la nascita, i pastori, la circoncisione, la visita dei Re Magi… Il risultato è una curiosa amalgama di gioia festiva e sentita profondità.

Gioia festiva perché Santa Teresa adorava le festività natalizie. I testimoni dell’epoca raccontano che quando cantava la santa stonava, ma a Natale, e solo a Natale, per la gioia, la sua voce diventava melodiosa. 

La profondità sentita delle sue poesie natalizie va scoperta al momento stesso della sua conversione, che ebbe luogo a 39 anni, nel 1554, dopo averne vissuti venti come religiosa carmelitana nel monastero de la Encarnación di Avila, a suo avviso in modo mediocre. 

La conversione all’origine

Tutto cambiò quando un giorno stava contemplando l’immagine di Gesù al momento della Sua Passione, un Ecce Homo. 

Quel giorno capì che Cristo aveva sofferto per noi supplizi inenarrabili. Vedendo la sua sofferenza, il suo cuore fu trafitto, e decise di corrispondere totalmente al Suo amore. Da lì sarebbe avrebbe cominciato tutto per lei, cambiando la storia della Chiesa. 

Quell’esperienza intensa la viveva anche nel mistero del Natale, per lei intimamente legato al mistero della passione e morte di Gesù, la Pasqua.

Nelle sue poesie natalizie, la santa presenta il neonato come l’«Agnello» che si offre al Padre, per prendere su di sé il peccato dal mondo, e con questo eliminare le pene che affliggono l’umanità. 

Per Teresa il Natale non era il ricordo di qualcosa che era accaduto centinaia di anni prima, ma una vera esperienza. Teresa rivive nella liturgia l’annuncio dell’angelo “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (Luca 2,11). 

Buona Pasqua

Questo spiega perché, nelle sue lettere, amava tanto salutare gli altri con l’augurio tradizionale di molte regioni di lingua spagnola: “Buona Pasqua!”

Questo saluto ancestrale raccoglieva l’insegnamento di Teresa d’Avila sul Natale, che conduce sempre alla Pasqua e non si capisce, in tutte le sue conseguenze, se non dal culmine fondamentale della Pasqua.

Ma basta con i commenti, e lasciamo che sia la santa stessa a raccontarcelo in questa poesia intitolata “Sangue sulla Terra”.

SANGUE SULLA TERRA

Questo bambino viene piangendo,

guardalo, Gil, ti sta chiamando.

È venuto dal cielo sulla Terra

per eliminare la nostra guerra.

Già inizia la lotta,

il suo sangue sta versando:

guardalo, Gil, ti sta chiamando.

È stato così grande l’amore,

che piangere non è molto.

Che comincia ad avere brio,

dovendo guidare:

guardalo, Gil, ti sta chiamando.

Caro ci deve costare,

perché inizia tanto presto

a effondere il suo sangue:

dovremo piangere.

Guardalo, Gil, ti sta chiamando.

Non sarebbe venuto a morire,

Poteva rimanere nel suo nido.

– Non vedi, Gil, che se è venuto,

è come un leone che ruggisce?

Guardalo, Gil, ti sta chiamando.

Dimmi, Pascual: cosa vuoi da me,

per gridare tanto?

– Che lo ami, perché ti vuole bene,

e sta tremando per te.

Guardalo, Gil, ti sta chiamando.

Altre poesie di Santa Teresa d’Avila suEl Copo y la Rueca

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