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Simone Cristicchi: le 3 parole del Papa che ci insegnano la felicità

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Antoine Mekary | ALETEIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/12/22

Il cantautore ne ha parlato in Vaticano, alla presentazione del Messaggio di Papa Francesco per la 56.ma Giornata Mondiale della Pace

Sentire dentro la felicità anche in tempo di incertezze e pandemia: Simone Cristicchi ci è riuscito, facendo proprie tre parole utilizzate da Papa Francesco. Il cantautore ne ha parlato in Vaticano, in occasione della presentazione del Messaggio di Papa Francesco per la 56.ma Giornata Mondiale della Pace, sul tema “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”.

Alla conferenza stampa hanno partecipato il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo integrale e suor Alessandra Smerilli, segretario dello stesso dicastero, mentre il peruviano dottor Maximo Torero, economista della FAO, ha inviato un video messaggio.

“Megafono per i messaggi di Francesco”

Simone Cristicchi spiega il perché della sua partecipazione alla presentazione di un messaggio del Papa. “Credo che l’arte possa diventare un potente megafono per trasmettere messaggi così importanti come quello di Francesco – afferma – in particolare la musica. Come compositore – continua – sento una grande responsabilità nei confronti di questo strumento”. 

La prima parola: “attenzione”

E racconta: “Durante la pandemia ho riflettuto molto sul tema della felicità e nel testo del Papa ho individuato tre parole chiave”. La prima è attenzione che significa “volgere l’animo verso qualcosa, uscire da me stesso, dalla prigione del mio ego per accorgermi che esistono anche gli altri. E’ una parola per ricominciare: per essere vigile e prendermi cura del microcosmo in cui vivo”. 

“Umiltà” e “cura”

La seconda parola è umiltà: “Essere umili è sentirsi come un campo arato – dice – e solo se sono così, in uno stato di apertura totale, posso ricevere i doni che tutti mi possono portare, posso imparare da tutti e dire a tutti grazie”. Cura è la terza parola individuata da Cristicchi ed è al centro del Messaggio del Papa. 

“Abbi cura di me”

C’è un vuoto che appartiene ad ogni essere umano, osserva, e “da quando veniamo gettati nel mondo noi cerchiamo quel senso di completezza che si può trovare attraverso l’amore”. La parola cura è anche al centro della sua canzone: “Abbi cura di me” che canta a chiusura della conferenza, “una sorta di preghiera d’amore universale, una richiesta di aiuto, una dichiarazione di fragilità, che tutti possono interpretare e sentire come propria”. 

La preghiera dell’uomo a Dio

Una preghiera dell’uomo a Dio, conclude, ma forse anche di Dio all’umanità, perché Dio “ha bisogno di noi per completare la sua opera”. “La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere. E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri. Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo. Abbi cura di me. Basta mettersi al fianco invece di stare al centro. L’amore è l’unica strada, è l’unico motore. È la scintilla divina che custodisci nel cuore. Abbi cura di me fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare. (dal testo della canzone “Abbi cura di me”)” (Vatican News, 16 dicembre).

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