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La conversione di Baboushka, la “sorella” russa della Befana

BABOUSHKA DONNA ANZIANA UCRAINA

Fotokon | Shutterstock

Lucia Graziano - pubblicato il 05/01/23

Secondo il folklore russo, Baboushka è una vecchina che entra nelle case dei bambini buoni, nella notte che precede l’Epifania, per lasciare loro un piccolo regalo. Ma qual è la leggenda dietro a questo personaggio, che il comunismo ateo tentò di cancellare?

C’era una volta, tanto tempo fa, un’anziana donna di nome Baboushka che viveva tutta sola in una piccola casetta, nascosta chissà dove nelle profondità della foresta russa. 

Ed è davvero il caso di parlarne al tempo passato, considerato che è da un bel po’ di tempo che Baboushka non si fa più vedere. Con l’avvento della dittatura comunista, la vecchina fu allontana dalla Russia, bandita dalle attività scolastiche per i bimbi, cancellata da tutti i libri per ragazzi: i suoi legami col cristianesimo erano troppo espliciti e troppo imbarazzanti per poter essere tollerati dal regime. Eppure, fino ad allora, Baboushka fu un personaggio amatissimo del folklore russo: i bambini attendevano con ansia il suo passaggio nella notte tra il 18 e il 19 gennaio, quella cioè in cui la chiesa ortodossa ricorda – assecondando il calendario giuliano – la festa dell’Epifania. Potremmo definirla, a tutti gli effetti, la “sorella” russa della Befana: proprio come la nostra vecchina, anche Baboushka entrava nelle case dei bimbi buoni per lasciar loro un piccolo dono (e senza nemmeno aiutarsi con una scopa volante! La poverina, più modestamente, camminava a piedi, caricandosi in spalla il sacco dei regali). 

Ma allora qual è la storia di Baboushka? Qual è la leggenda che spaventò a tal punto i teorici del comunismo ateo, spingendoli a bandire dalla Russia questa vecchietta generosa? Naturalmente, è una Storia che ha a che fare col Vangelo. E allora, sarà bello riscoprirla tutti assieme. 

La storia di Baboushka

La nostra Baboushka era una signora come tante. Sarebbe ingeneroso definirla “cattiva”, anche se la qualifica di “donna buona” sarebbe probabilmente esagerata in senso opposto: era una vecchietta senza infamia e senza lode, che nel corso degli anni aveva imparato a padroneggiare quell’antica arte del “fatti i fatti tuoi e campa cent’anni”. Aveva avuto una vita normale e una famiglia che aveva cresciuto nel miglior modo che le era stato possibile: col passar del tempo, era rimasta sola e abitava nella sua piccola casetta in mezzo al bosco, godendo della quiete di quel posto silenzioso in cui non un’anima viva veniva a interrompere le sue giornate. A Baboushka non piaceva avere rogne; dunque, detestava gli scocciatori.

E in tal modo la donna visse per anni, beandosi della confortante monotonia della sua vita solitaria: quand’ecco, un evento inaspettato venne a turbare la quotidianità di quella vecchietta. Qualcuno stava bussando alla sua porta!

Il che, naturalmente, fece salire a Baboushka un gran nervoso: non amava essere interrotta nelle sue cose, e poi chi diamine è che si presenta a casa di qualcuno senza aver avuto prima la buona creanza di avvisare con largo anticipo? Brontolando tra sé e sé, Baboushka andò alla porta e, quando sbirciò dallo spioncino, ebbe l’impressione di essere presa in giro: davanti alla sua casetta c’erano tre tizi vestiti con abiti eccentrici e sgargianti, accompagnati da uno stuolo di dromedari, cammelli, valletti e servitori che reggevano in mano astrolabi e strumenti per l’osservazione delle stelle.

Mentre la vecchietta li fissava stranita, quegli strampalati spiegarono di essere tre re provenienti dall’Oriente, studiosi delle stelle e di tutto ciò che è sacro: si erano messi in viaggio perché avevano veduto in cielo un astro luminoso che ritenevano con buona sicurezza di poter interpretare come presagio della nascita imminente di un bambino straordinario. 

C’era però un problema: inoltrandosi nella foresta che era casa di Baboushka, avevano perso di vista la stella luminosa, perché le fronde degli alberi erano così fitte da nascondere il cielo. Oh, se solo avessero potuto approfittare per la notte dell’ospitalità di Baboushka! La sua casetta se ne stava proprio nel mezzo di una piccola radura: e forse, se la signora avesse dato loro il permesso di fermarsi qualche ora nella sua casa, per sbirciare quel piccolo scampolo di cielo che si poteva intravvedere dalle sue finestre…

Baboushka, inorridita, sgranò gli occhi e disse che non se ne parlava nemmeno. Non aveva la minima intenzione di dare ospitalità a quella marmaglia di sconosciuti, e poi i dromedari sporcano un sacco: quei tizi avrebbero fatto meglio ad allontanarsi rattamente e a non provare mai più a disturbarla!

I Re Magi provarono debolmente a protestare: “ma il Bambino…”.

“Non me ne importa niente del Bambino”, tagliò corto Baboushka: “questa casa non è un osservatorio astronomico. Sciò sciò!”.

E con rassegnazione i Re Magi se ne andarono, sperando di poter avere maggior fortuna altrove. Baboushka si illuse di poter tornare alla sua quieta vita di sempre, ma evidentemente un destino cinico e baro aveva deciso di perseguitarla: incredibile ma vero, qualche settimana dopo la vecchietta sentì di nuovo bussare alla sua porta.

Brontolando ancor peggio che la prima volta, sbirciò dallo spioncino e restò basita nel trovarsi di fronte a un uomo e a una donna, con un neonatino in braccio, che chiedevano di poter avere ospitalità per la notte. Per motivare la loro richiesta, raccontarono a una orripilata Baboushka una storia inquietantissima nella quale un certo Erode s’era messo in testa di ammazzare il loro figlio. La famigliola era fuggita in fretta e furia e aveva deciso di viaggiare secondo rotte imprevedibili per cercare di depistare i soldati che li inseguivano (…mettiamola così: passare dalla Russia mentre si fugge verso l’Egitto dalla Terra Santa è sicuramente un modo ingegnoso per far perdere le proprie tracce); ma ormai la notte stava calando, la madre e il bambino erano esausti e il loro povero asinello aveva bisogno di riposo: forse, Baboushka sarebbe stata così gentile da consentire loro di fermarsi lì per la notte? Quella casetta così appartata aveva l’aria di poter essere un rifugio sicuro…  

Baboushka, inorridita, sgranò gli occhi e disse che non se ne parlava nemmeno. Non aveva la minima intenzione di dare ospitalità a tre sconosciuti che avevano alle calcagna un esercito di sicari al soldo di un sadico assassino: ma per chi l’avevano presa? Ci mancava solo che il re stragista finisse col ritenerla complice della fuga!

San Giuseppe provò debolmente a protestare: “ma il Bambino…”.

“Non me ne importa niente del Bambino”, tagliò corto Baboushka: “se avete bisogno di ospitalità, andate in qualche posto che possa offrirvi protezione armata, non certamente nella casa di una vecchierella!”.

E, con un sospiro, la Sacra Famiglia se ne andò, pregando di poter avere maggior fortuna altrove. E per la seconda volta Baboushka si illuse di poter tornare alla sua quieta vita di sempre, ma nuovamente un imprevisto arrivò a turbarla. In questo caso, non si trattò di un visitatore inopportuno, ma di un ospite ancora più ingombrante e più sgradito: il senso di colpa.

La vecchietta non riusciva a togliersi dalla testa il visino di quel bimbo, in pericolo di morte, che pure aveva scacciato da casa sua per quieto vivere. Cominciò a chiedersi incessantemente cosa ne fosse stato di lui e ripensò alle parole di quegli astrologi di qualche tempo prima: che fosse proprio lui, quel bimbetto straordinario per cui s’erano messi in moto addirittura i re dell’Oriente? E lei, che aveva avuto modo di trovarglisi di fronte, l’aveva cacciato via senza neppure riconoscerlo?

Quando il senso di colpa fu così intenso da sopraffarla, Baboushka si spinse fino in città e cominciò a fare domande: per caso, qualcuno aveva visto un bambino così e cosà, in compagnia del suo papà e della sua mamma? Lei l’aveva maltrattato ingiustamente – spiegò – ma adesso era pentita e avrebbe voluto chiedergli scusa: ma sciaguratamente nessuno seppe darle informazioni. Apparentemente, quel bambino era davvero riuscito a far perdere le sue tracce.

Ma Baboushka non si arrese. Promise a se stessa che non avrebbe più sbarrato la porta a chi le chiedeva aiuto; e da quel momento cercò di espiare la sua colpa dedicandosi a una vita di servizio, al fianco dei bisognosi. Una vita itinerante, vien da aggiungere: Baboushka non abbandonò mai il suo proposito di ritrovare quel bambinello, per inginocchiarsi davanti a lui e chiedergli perdono. Ancor oggi, nel periodo di Natale, bussa speranzosamente alla porta di tutte quelle case in cui ha sentito dire che viva un bimbo particolarmente buono, gentile coi suoi coetanei e diligente a scuola. Purtroppo, non le è ancora riuscito di trovarsi faccia a faccia con Gesù Bambino… ma intanto, la vecchina ha avuto modo di conoscere tanti altri giovanotti educati e buoni. E non appena ne trova uno, gli lascia un piccolo dono: e poi, senza perdere le speranze, riprende la sua cerca. 

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