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Quando (e perché) a Messa il Vangelo viene cantato? 

DEACON

Philippe Lissac | Godong

Valdemar De Vaux - pubblicato il 09/01/23

Prima che papa Francesco pronunciasse la propria omelia per i funerali di Benedetto XVI, giovedì 5 gennaio, il diacono ha cantato la lettura evangelica. Un modo di evidenziare la Parola di Dio. Ecco le regole di questa pratica.

Ci avete fatto caso? Ai funerali del papa emerito Benedetto XVI, giovedì 5 gennaio 2023, il Vangelo è stato cantato dal diacono. L’atto è tradizionale, ed è più significativo di quanto possa sembrare a prima vista. 

Se si va a leggere la Presentazione Generale del Messale Romano (PGMR), che spiega il modo in cui la liturgia va celebrata, si nota che il Vangelo non va letto ma proclamato. Anzi, tale proclamazione «costituisce il culmine della Liturgia della Parola. Bisogna accordarle la più grande venerazione» (§ 60). 

Cantare il Vangelo è dunque anzitutto un segno di venerazione. E un modo di sottolineare la solennità del momento, perché le parti cantate della messa sono tanto più numerose quanto più importante è la festa celebrata. La stessa PGMR precisa: 

Si metterà la massima cura possibile perché il canto dei ministri e del popolo non sia assente dalle celebrazioni domenicali e dalle feste di precetto. […] Si conferirà priorità a quelle [parti della messa, N.d.R.] che hanno maggiore importanza (§ 40). 

Cantare per rivolgersi a Dio 

Il testo liturgico resta invece muto quanto all’apprezzamento della solennità e sul tono musicale da impiegare. Circa il primo punto, il ministro che presiede l’eucaristia è invitato a un discernimento pastorale, secondo i luoghi e le tradizioni, nonché la sua volontà di sottolineare questo o quel mistero della fede… e anche tenendo conto delle proprie capacità canore! Circa il tono, invece, il Graduale, repertorio di spezzoni di messe gregoriane, indica delle regole – che però non si applicano alle lingue moderne. Per queste ultime, si utilizzano il più delle volte dei toni di salmi adatti al testo letto e ai tempi liturgici; provati da altri preti in precedenza e trasmessi da quelli. 

Più fondamentalmente, secondo lezione degli angeli la notte di Natale, cantare è la maniera eminente di rivolgersi verso Dio, di esprimere il giubilo del cuore usando tutto il corpo. Sant’Agostino diceva che «cantare è tipico di chi ama». Benedetto XVI, suo fedele discepolo, in un passaggio tanto profondo quanto lirico del proprio discorso al Collège des Bernardins, disse: 

Proprio come nella tradizione rabbinica, anche tra i monaci la lettura compiuta da uno dei due è pure un atto corporeo. […] I Salmi contengono in più punti delle istruzioni sul modo in cui devono essere cantati e accompagnati da strumenti musicali. Per pregare sulla base della Parola di Dio, la sola labializzazione non basta, è necessaria la musica. […] La Liturgia cristiana è un invito a cantare con gli angeli e a dare alla parola la sua funzione più alta. […] Si trova qui espressa la coscienza di cantare, nella preghiera comunitaria, alla presenza di tutta la corte celeste, e dunque di essere sottoposti alla misura suprema – pregare e cantare per unirsi alla musica degli spiriti sublimi. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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