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Il giorno in cui Agatha Christie convinse San Paolo VI

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PLANET NEWS LTD / AFP

Edifa - pubblicato il 13/01/23

Pochi lo sanno, ma colei che è diventata la regina dei gialli era una donna profondamente credente, ed è perfino riuscita a ottenere da Papa Paolo VI il mantenimento della Messa tridentina in Inghilterra

Agatha Christie (1890-1976) è, più che la regina, l’imperatrice dei libri gialli, e quando si evocano i legami della creatrice di Hercule Poirot con l’ambito della fede e della religione, si ricorre inevitabilmente alla vicenda nota come Indulto Christie.

La crisi liturgica che ha interessato la Chiesa cattolica negli anni Settanta del Novecento non lasciò indifferente la grande scrittrice. Preoccupata per il fatto che il latino e il gregoriano venissero messi da parte, firmò una petizione insieme ad altri intellettuali e artisti, cattolici e non, destinata a ottenere da Papa Paolo VI il mantenimento delle antiche tradizioni liturgiche.

Pubblicato sul Times il 6 luglio 1971, questo appello sorprendente venne ascoltato a Roma, visto che nel dicembre dello stesso anno Paolo VI concesse un indulto che manteneva la possibilità di celebrare la Messa tridentina in Inghilterra.

Perché questo testo ufficiale ha preso popolarmente il nome della celebre scrittrice? Semplicemente perché, leggendo la lista dei firmatari, Paolo VI avrebbe reagito in modo particolare vedendo il nome di Agatha Christie prima di prendere la sua decisione.

Quando Hercule Poirot e Miss Marple hanno testimoniato a favore del cristianesimo

A dire il vero, sarebbe un peccato ridurre il rapporto di Agatha Christie con la fede cristiana a quest’unico episodio. Tutta la sua opera si sviluppa in un mondo imbevuto della morale cristiana. Le ipotesi che propone nei suoi libri per scoprire il criminale sono impossibili senza riferirsi alla visione cristiana del bene e del male o alla debolezza degli esseri, dovuta all’esistenza del peccato originale.

La petulanza dichiarata e rivendicata del suo personaggio forse più celebre, il famoso investigatore Hercule Poirot, lontano dalla virtù dell’umiltà, spesso porta però a pensare il contrario, ma è una falsa pista che non dovrebbe confondere il lettore. È proprio in nome della morale cristiana che Poirot esaspera il lettore nonostante la sua genialità. E non è forse “un buon cattolico”, come confessa ne Il primo caso di Hercule Poirot?

Più che il detective belga, di cui sappiamo anche che appartiene a una famiglia numerosa e ha compiuto i suoi studi in un centro religioso, è la deliziosa Miss Marple che attesta sul banco dei testimoni il cristianesimo della Christie.

Se il padre Brown di Chesterton ha acquisito la sua conoscenza della bassezza umana nel confessionale, Miss Marple contempla l’universo partendo dagli intrighi del suo paesino. A modo suo, difende la permanenza della natura umana. La sua ricetta consiste nell’indicare la similitudine tra un atto commesso a St. Mary Mead, il suo paese, e il crimine che deve chiarire.

Al nipote, lo scrittore Raymond West, che si burla affettuosamente di lei per questo, la signora risponde: “Effettivamente, mio caro Raymond, la natura umana è la stessa ovunque, ma in un paese abbiamo l’opportunità di osservarla più da vicino”.

Questa convinzione dichiarata, rivendicata ed elevata al rango di metodo investigativo non ha nulla a che vedere, in Miss Marple, con una sfida al soprannaturale, tutto il contrario! Il villaggio di St. Mary Mead le interessa perché vive lì e perché è lì che si concentrano, come in tutti i luoghi, gli effetti a volte devastanti del peccato originale. La signora, però, sa che la semplice osservazione della realtà può non essere sufficiente.

“Avevo bisogno della fede, della vera fede di San Pietro”

Un esempio? Il più esplicito si ritrova forse in Miss Marple e i tredici problemi, in cui la si vede confessare apertamente che ricorre alla preghiera: “Anche se voi giovani la prendete a ridere, vi confesserò che, quando mi trovo davvero nei guai, prego sempre dentro di me, in qualsiasi luogo mi trovi, camminando per strada o all’interno di un negozio, e ottengo sempre una risposta alla mia preghiera”.

La sua convinzione risale all’infanzia, quando, nella sua stanza, aveva scritto sul letto questo consiglio di Cristo che spesso trascuriamo: “Chiedete e otterrete”. Ne L’impronta del pollice di San Pietro, questa anglicana incorreggibile ma con la tendenza alla High Church pronuncia quasi un atto di fede cattolico confessando “Avevo bisogno della fede, della vera fede di San Pietro”.

Parlando del successo dell’opera materna, la figlia di Agatha Christie ha precisato: “Mia madre era cristiana e credeva nella lotta tra il bene e il male. Pensava che gli assassini dovessero essere arrestati e puniti, e desiderava più di qualsiasi altra cosa non vedere soffrire gli innocenti. È vero che scriveva storie di omicidi, ma non sopportava la violenza. E tutte le sue storie possiedono un consistente aspetto morale”.

Come esprime uno dei personaggi di Le fatiche di Hercule, per lei non si trattava di un cristianesimo a buon mercato: “La religione, signor Poirot, può rappresentare un grande aiuto e un sostegno morale… ma con questo mi riferisco alla religione ortodossa”. È detto tutto!

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