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Giovanni Paolo II, i cani-poliziotto e… la Presenza Reale

Police dog

Photo Spirit / Shutterstock

Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 17/01/23

Mentre alcuni fedeli fanno fatica a credere alla presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento, un aneddoto riportato dal viaggio di Giovanni Paolo II a Baltimora (USA), nel 1995, provoca loro (e noi) a credere.

Tra la folla dei giornalisti che hanno seguito i viaggi di Giovanni Paolo II nel corso del lungo pontificato, sono in pochi ad essersi dedicati a questa storia sorprendente… Il Catholic Times, però, il giornale americano della diocesi di Springfield, si era fatto eco di un aneddoto quantomeno suggestivo

Era accaduto durante la quarta visita pastorale del pontefice polacco negli Stati Uniti: tutto era cominciato con un piccolo cambio di programma improvvisato all’ultimo minuto (pratica frequente per Giovanni Paolo II). 

Era l’8 ottobre 1995, l’ultimo giorno della sua visita a Baltimore. Il Papa doveva incontrare i seminaristi del seminario di St. Mary. Bisogna precisare che l’incontro doveva svolgersi nei giardini del seminario. Arrivando (e il programma era già bello carico), il Papa chiese se potesse prima di tutto andare a pregare nella cappella del seminario. I servizi di sicurezza, che non avevano previsto il passaggio del Pontefice in quella cappella all’interno dell’edificio, si misero allora rapidamente in azione. Come la circostanza consigliava, tutto l’edificio fu frugato da cima a fondo, con particolare attenzione per la cappella in cui il Papa voleva recarsi per pregare. 

La presenza reale segnalata dai cani 

Per questo furono portati dei cani-poliziotto, particolarmente versati per individuare ogni presenza umana vivente, ancorché nascosta. Lo scopo? Sgominare un eventuale attentato o un qualsivoglia agguato contro il Pontefice. Questi cani particolarmente esercitati sono molto utilizzati, specialmente in caso di terremoto, per ritrovare i sopravvissuti sotto le macerie. Dopo aver attraversato i corridoi e gli uffici del seminario, i cani vennero portati in cappella. Arrivati davanti al tabernacolo, si fermarono e si misero ad abbaiare senza più muoversi – cosa che doveva significare la presenza di una persona nascosta lì dentro. 

Toccato dalla storia, padre Élisée Noël, autore de L’adoration qui plaît à Dieu (Saint-Paul), descrive nel proprio libro come un giorno in una chiesa l’aveva raccontata a dei bambini che si apprestavano a fare la prima comunione. Poi ha chiesto loro perché i cani si fossero fermati davanti al tabernacolo. Senza esitare hanno tutti risposto che è stato per segnalare che, nel tabernacolo, si trovava una persona. 

Ho chiesto loro chi fosse questa persona, e tutti hanno risposto: «Gesù!». Vorrei tanto che tutti aveste una fede simile a quella dei piccoli, e soprattutto che la manifestaste diventando adoratori in spirito e verità, il genere di adoratori che il Padre nostro cerca. 

Certamente questa bella storia può aiutare quanti dubitano a diventare degli adoratori più ardenti. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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