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Un neonato che muore battezzato è già santo? Si può venerare?

Noworodek pozostawiony w oknie życia w Bielsku-Białej

Lopolo | Shutterstock

Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 19/01/23

Forse avete un familiare in cielo e potete chiedergli delle cose. Conoscete le opzioni per celebrare la sua festa?

Gesù risorto, prima di salire al cielo, ha detto ai Suoi apostoli:

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” .

(Mt 28, 19-20)

È per questo che gli apostoli e gli altri cristiani della Chiesa delle origini erano consapevoli dell’assoluta necessità di amministrare il Battesimo.

Lo vedevano come il compimento di un mandato del Signore risorto. Per questo, quando hanno iniziato a predicare il Vangelo, battezzavano tutti coloro che credevano in Gesù.

Perché Gesù chiedeva di battezzare tutti i popoli? Perché nel Battesimo si riceve la salvezza. Gesù ha infatti detto: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato” (Mc 16, 16).

E cos’è la salvezza? L’ingresso in cielo.

Una nuova vita

Credere e ricevere il Battesimo implica un totale rinnovamento di vita, è come nascere di nuovo.

Per questa ragione, il Battesimo è considerato una rinascita, l’inizio di una vita nuova in rapporto diretto con Dio.

Gesù ha detto: “Se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5).

“Il Signore stesso afferma che il Battesimo è necessario per la salvezza. Per questo ha comandato ai suoi discepoli di annunziare il Vangelo e di battezzare tutte le nazioni. Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato annunziato il Vangelo e che hanno avuto la possibilità di chiedere questo sacramento. La Chiesa non conosce altro mezzo all’infuori del Battesimo per assicurare l’ingresso nella beatitudine eterna; perciò si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far rinascere « dall’acqua e dallo Spirito » tutti coloro che possono essere battezzati”.

Catechismo della Chiesa Cattolica, 1257

Il Battesimo, porta del cielo

Comunicandoci la vita della grazia, che non è altro che la vita divina in noi, il Battesimo ci rende figli di Dio Padre, fratelli di Gesù, tempio dello Spirito Santo e membri della Chiesa. Ma c’è di più:

“Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato. In coloro che sono stati rigenerati, infatti, non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la separazione da Dio”

Catechismo, 1263

Sì. Il Battesimo ci rende santi perché ci toglie il peccato e ci restituisce la pienezza della grazia santificante.

Il Battesimo, garantendoci l’ingresso in cielo, ci rende santi, perché la santità consiste proprio nel vivere in grazia di Dio, nel condurre la vita divina.

“La remissione dei peccati nella Chiesa avviene innanzi tutto quando l’anima professa per la prima volta la fede. Con l’acqua battesimale, infatti, viene concesso un perdono talmente ampio che non rimane più alcuna colpa — né originale né ogni altra contratta posteriormente — e viene rimessa ogni pena da scontare”.

Catechismo 978

Felice per sempre

Partendo dal prezioso dono della grazia conferito nel Battesimo, che non solo purifica la nostra anima da ogni peccato, ma ci comunica la vita divina rendendoci santi, abbiamo la possibilità, se si muore dopo il Battesimo, di godere immediatamente della gioia di Dio stesso.

E comprendiamo quindi perché il giorno più importante della nostra vita è stato quello della nostra seconda nascita a una vita soprannaturale.

Dopo queste considerazioni, è facile comprendere l’importanza e la necessità del Battesimo.

Un giorno in cui la Chiesa venera tutti gli innocenti

Dal IV secolo, la Chiesa celebra ogni 28 dicembre la memoria dei bambini fatti assassinare da Erode a causa di Gesù (Mt 2, 16-17). La tradizione liturgica li chiama Santi Innocenti e li considera martiri.

E quegli innocenti morti per ordine di Erode sono saliti al cielo ricevendo il premio delle anime che non hanno alcuna colpa.

Senza dubbio, da lì intercedono presso Dio per i loro genitori afflitti chiedendo benedizioni per loro.

Da secoli i sentimenti di tenerezza di tutta la Chiesa hanno circondato la loro memoria. A questi sentimenti si è unita la costante indignazione per la violenza con cui questi piccoli martiri sono stati strappati ai loro genitori e messi a morte.

Tutta la Chiesa venera quindi quei bambini di Betlemme e dintorni che, senza avere la fede cristiana né aver ricevuto il Battesimo in modo tradizionale, sono morti per Cristo.

La Chiesa considera santi questi martiri innocenti che hanno predicato la gloria di Dio non a parole, ma dando la vita per Gesù, e chiede la loro intercessione. Ricordiamo la preghiera colletta della Messa di quel giorno:

“O Dio, che oggi nei santi Innocenti sei stato glorificato non a parole ma con il martirio, concedi anche a noi di esprimere nella vita la fede che professiamo con le labbra”.

Anche noi li preghiamo di intercedere per noi, che non siamo certo innocenti, ma bisognosi del perdono di Dio.

E se la Chiesa li venera è perché sono davvero santi, sono beati in cielo, e in quanto tali intercedono per noi.

Chiedete la loro intercessione

Dopo aver compreso l’eccellenza del sacramento del Battesimo e la sua necessità e aver considerato la santità battesimale ricevuta da piccoli, e dopo aver verificato la santità dei piccoli martiri innocenti, è facile capire che i neonati e i bambini morti dopo il Battesimo si sono già salvati, sono entrati nel Regno dei Cieli, sono santi e quindi degni della nostra venerazione.

La Chiesa, anche se non in modo magisteriale ed esplicito, per senso comune considera santi i neonati e i bambini morti con il Battesimo, e quindi si può chiedere la loro intercessione.

Un neonato o un bambino battezzato quando muore gode immediatamente di Dio in cielo perché non ha nulla da purificare.

E se ha la visione beatifica di Dio è totalmente santo. E se è santo, entrando nella gloria celeste, è parte della Chiesa trionfante, e sarà, come tutti gli altri santi, intercessore di noi membri della Chiesa militante.

Questi bambini sono santi perché vedono Dio faccia a faccia com’è (Mt 5, 8; 1 Gv 3, 2; Ap 22, 4), e senza dubbio Lo amano alla perfezione, perché è impossibile conoscere Dio e non amarlo.

Santi, non angeli

Serve un chiarimento: questi neonati e bambini sono santi, non angeli, come si dice in genere.

Gli angeli si differenziano dagli esseri umani, indipendentemente dall’età che hanno all’ora della morte, per il fatto di non avere corpo. Un neonato o un bambino ha un corpo, e ha anche un’anima. Gli angeli non hanno né corpo né anima.

Questi piccoli santi saranno venerati da quanti li hanno conosciuti, soprattutto genitori, padrini e altri familiari.

La Chiesa li ricorda con uguale venerazione nella solennità di Ognissanti.

Sono sicuramente in cielo

Questi piccoli santi non hanno bisogno di un processo di canonizzazione, e quindi non saranno proposti dalla Chiesa come modello di santità, anche se lo sono, perché, tra le altre cose, la Chiesa non li conosce.

Un processo di canonizzazione cerca di constatare la santità straordinaria, non quella ordinaria, che si riceve nel Battesimo.

In un processo di canonizzazione si devono verificare in genere due miracoli per provare che una persona è in cielo, certificare il fatto e di conseguenza proporre quella persona come modello di sequela di Gesù.

Non è necessario seguire questo processo con i neonati e i bambini morti dopo il Battesimo.

Perché? Perché si suppone che non sia necessario alcun processo canonico, anche se con la loro intercessione compiono miracoli, semplicemente perché si ha già la certezza assoluta del fatto che siano in cielo.

Celebrare il giorno della loro morte corporale

Quando celebrare in famiglia la santità di questi bambini? Come nel caso degli altri santi, il dies natalis, il giorno della loro morte fisica o corporale.

Nella tradizione della Chiesa, il momento della morte è stato considerato il dies natalis, il giorno in cui il cristiano nasce alla vita vera.

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