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Nicaragua e monsignor Álvarez: cronaca di una sentenza annunciata

NICARAGUA

poderjudicial.gob.ni

Jaime Septién - pubblicato il 19/01/23

Tutti gli analisti indipendenti del Nicaragua – dentro e fuori del Paese – hanno definito il processo contro il vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando Álvarez, una pantomima

Dopo il rifiuto da parte di monsignor Álvarez di una proposta di esilio in cambio della sua libertà, l’epilogo del processo svolto dal regime sandinista guidato da Daniel Ortega sarà inesorabilmente di condanna.

Il processo è stato caratterizzato dalle irregolarità, venendo condotto sulla base di udienze clandestine in cui al presule nicaraguense non è stato permesso neanche di contare sulla presenza di un avvocato difensore, e la sentenza è già dettata: colpevole.

Ma colpevole di che? Gloria María Saavedra Corrales, titolare del Tribunale del Decimo Distretto Penale di Managua, lo ha ripetuto seguendo il copione preparato da Ortega: “Cospirazione per ledere l’integrità nazionale e promuovere la diffusione di notizie false a scapito dello Stato e della società”.

Ovviamente non ci sono prove. Da quando è stato costretto a rimanere rinchiuso nel suo domicilio (nell’agosto dello scorso anno) l’accusa è la stessa, ma non c’è mai stato niente a corroborarla. È il modo di agire di una dittatura che si è scagliata contro la Chiesa cattolica e qualsiasi forma di opposizione esista nel Paese centroamericano.

Circa il processo (la parodia di processo) contro monsignor Rolando Álvarez, il quotidiano La Prensa ha pubblicato un editoriale: “Si tratta di un’accusa assurda contro un consacrato della Chiesa cattolica, dedito a predicare la pace, l’amore e la riconciliazione dei Nicaraguensi e di tutte le persone del mondo”.

La sentenza: “Sappiamo già cosa accadrà”

Dal canto suo, il direttore in esilio della Defensoría Nicaragüense de Derechos Humanos, Pablo Cuevas, ha riferito all’agenzia informativa Infobae che “mai nella storia del Nicaragua, né in quella dell’America Centrale, per quanto io sappia, era stato giudicato un vescovo nell’esercizio delle sue funzioni”.

Cuevas ritiene che il processo contro il vescovo di Matagalpa “passerà alla storia non solo per il personaggio seduto al banco degli imputati, ma per il rosario di irregolarità che il regime nicaraguense ha messo in atto per condannarlo per crimini che non può dimostrare”.

In seguito, Cuevas ha sottolineato a Infobae che “la sorte di monsignor Álvarez è ormai decisa (…). Esiste già una sentenza di condanna, si stanno solo definendo i dettagli. Ormai sappiamo cosa accadrà. Le sentenze si elaborano a El Carmen (la residenza di Ortega)”.

Le irregolarità del processo, secondo Cuevas, sono varie: isolamento, restrizione religiosa, trattamenti crudeli, disumani e degradanti, perquisizione illegale, sottrazione del giudice naturale, detenzione illegale, impotenza e processo clandestino.

Sono irregolarità che in qualsiasi Paese mediamente civilizzato sarebbero state sufficienti per liberare monsignor Álvarez, ma non è quello che avviene nel Nicaragua di Ortega. Lungi dal farlo, il giudice Saavedra Corrales lo ha mandato a processo, e il regime lo ha ormai condannato.

“Accadrà quello che sappiamo tutti: l’abuso di autorità prevarrà e sarà condannato”, ha concluso Cuevas. Cronaca di una sentenza annunciata, che potrebbe essere l’inizio della fine della dittatura nicaraguense.

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