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6 lezioni di Madre Canopi sui fondamenti della vita cristiana

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Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/01/23

"La rinascita nello Spirito, che è dono del Risorto, può avvenire in ogni età dell’umana esistenza se si crede, si spera e si ama"

Lo scambio tra la religiosa e un giornalista avviene due anni dopo un pellegrinaggio all’abbazia di Orta di San Giulio: è stato l’inizio di un cammino segnato da uno scambio di corrispondenza tanto segreto quanto profetico con Madre Anna Maria Canopi (Pecorara, 24 aprile 1931 – Orta San Giulio, 21 marzo 2019), benedettina fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae nell’isola di San Giulio, sul lago d’Orta.

Uno psichiatra e un giornalista sul lago d’Orta

Accade nel 2013, quando uno psichiatra e un giornalista decidono di trascorrere una settimana all’abbazia sul lago d’Orta. Ne esce un racconto, un diario che Beniamino Donnici ha raccolto nel libro “7 Giorni. Diario dall’Isola di San Giulio in dialogo con Madre Cànopi” (con Postfazione di Valerio Giacoia) (Editrice Paoline).

madre canopi monastero
L’isola di San Giulio con il monastero dove ha vissuto fino alla sua morte Madre Canopi.

La terza età

«Quel ritiro spirituale – racconta Madre Anna Maria – era un’esigenza di Beniamino, psichiatra, nella ricorrenza del suo 60esimo compleanno; quasi, si potrebbe dire, il desiderio di ricevere un “battesimo” – quello della preghiera contemplativa – per fare l’ingresso nella “terza età”. L’amico Valerio, giovane giornalista, lo accompagnava assecondando anche una propria interiore attrattiva insieme a una punta di legittima curiosità».

Mail personali

«Chi lo legge – prosegua la suora – si trova davanti a una sorpresa. Sparsi qua e là, tra un capitolo e l’altro, nei passaggi significativi, alcuni messaggi e-mail con la corrispettiva risposta, datati anno 2015, ossia due anni dopo il ritiro, inviati alla Madre da Valerio. Brevi, essenziali, ciascuno tocca un tema preciso: la rinascita nello Spirito, la speranza, il perdono, il dolore innocente, la fede e altro ancora…».

Un seme

La sosta, sottolinea Madre Anna Maria Canopi, è stata «un seme, l’inizio di un cammino, di un dialogo, di un’esperienza di vera comunione e di crescita insieme. Quei sette giorni vissuti in monastero, immersi nel silenzio meditativo e nella sacra Liturgia, sono diventati essi stessi come una settimana di continuo riferimento: tracciano un percorso».

1) Rinascere con la misericordia

Tra luglio e agosto 2015 c’è questo intenso scambio di mail tra Valerio e Madre Canopi. Che sono state pubblicate in “7 giorni”. Sembra di leggere, tra le righe, quei messaggi che oggi ci vengono costantemente richiamati da Papa Francesco. Si parla di rinascita nello Spirito. «Si può rinascere, dunque, anche in tarda età in Cristo?», chiede il 6 luglio Valerio.

«La rinascita nello Spirito, che è dono del Risorto – risponde il 10 luglio la Madre – può avvenire in ogni età dell’umana esistenza se si crede, si spera e si ama. C’è persino chi si salva convertendosi all’ultima ora della vita. Pensiamo al ladrone crocifisso accanto a Gesù! Il Signore, infinitamente misericordioso, perdona chi si pente e confida nella sua misericordia. È quindi sempre possibile rinascere in Cristo; da vecchi per il peccato diventare giovani, bambini idonei a entrare nel regno dei cieli».

LIBRO, CANOPI, SILENZIO

2) La speranza è Gesù Cristo

In un altra mail con Madre Canopi, si parla di «senso vero della speranza».

«In che cosa, in chi si può sperare…?». «Il senso profondo della speranza – spiega la Madre – sta nella morte-risurrezione di Gesù Cristo. In Lui Dio si è fatto uomo ed è morto, per amore, sulla croce proprio per essere la nostra Speranza di vita eterna. A Pasqua si canta: “Surrexit Christus, Spes mea! Alleluia!”. È proprio Lui il fondamento della nostra speranza di vita eterna. Può sperare chi crede e ama».

3) L’inferno e il suicidio

Si parla di inferno, suicidio, Giuda, il male. «L’inferno – sentenzia Madre Canopi – esiste, ma non è un luogo fisico: è uno stato intensamente doloroso dell’anima di chi ha ostinatamente rifiutato Dio. Uno stato di infelicità senza fine, senza speranza: infinita disperazione. Vanno all’inferno quelli che proprio fino all’ultimo persistono consapevolmente in questo atteggiamento».

Il suicidio poi, «può avere varie cause: la responsabilità del gesto per sé molto grave, perché non siamo padroni della nostra vita – è relativa alla consapevolezza della persona che lo compie e al suo stato psichico ed emotivo. Una grossa delusione, dolore insopportabile, estrema angoscia, stati emotivi ecc. attenuano la gravità della colpa. A volte il gesto disperato è fatto sotto un impulso irrefrenabile: Dio solo può giudicare la responsabilità di chi si toglie la vita».

E allora chi, dunque, va all’inferno? Cioè, chi rimane nella tristezza senza fine che è l’assenza di Dio nella propria esistenza? «Soltanto chi lucidamente – scrive la suora benedettina – ostinatamente, per orgoglio, rifiuta Dio. Chi si è venduto al diavolo, il nemico di Dio e dell’uomo. Io penso e spero che all’inferno vada una minima parte dell’umanità, anche perché ci sono le preghiere dei santi e dei buoni cristiani che intercedono e suppliscono per tutti i bisognosi di grazia e di perdono».

4) Il perdono e il debito

Valerio interroga Madre Cànopi sul perdono. E’ il 25 Luglio 2015. Ore 10.25. La suora risponde così’: «Perdonare qualcuno è avere la bontà e generosità di cancellare un debito che un altro ha con noi. Perdonare a se stessi è avere l’umiltà di accettarsi come si è, imperfetti. Chi è orgoglioso non si perdona quando sbaglia perché fa brutta figura davanti agli altri. È meglio essere difettosi e umili, che perfetti e orgogliosi».

«Il Signore ama gli umili ed egli stesso è venuto tra noi nell’umiltà. Solo chi ama sa perdonare, per- ché perdonare è a fondo perduto, fino a perderci la vita. Così ha fatto per noi tutti Gesù, mandato dal Padre. Il perdono, quindi, con la cancellazione della colpa, non è un’utopia. È un evento di grazia sempre in atto nella Chiesa, nella nostra vita».

5) Dono dell’alto

E’ il 30 luglio quando la “lezione” di Madre Canopi tocca la fede. «Cosa vuol dire avere fede?», domanda Valerio. «La fede è un dono che viene dall’Alto – replica la religiosa – ma è come un seme che deve essere coltivato per fiorire e fruttificare. Dio, il vero Dio non nega a nessuno questo dono, ma lo depone nei cuori puri e disponibili a lavorare nella sua vigna. Nella fede tutta la realtà si trasfigura, prende senso, rivela il fine della vita».

«La fede è potente – aggiunge – e persino onnipotente perché unisce il credente a Dio. Per questo soltanto la fede può compiere miracoli nell’ordine naturale e spirituale. Chi passa dall’incredulità alla fede cambia totalmente la vita, la rende buona, bella, felice anche in mezzo a sofferenze e tribolazioni, perché ha Dio Padre, ha Gesù Cristo, Fratello Salvatore, ha la Vergine Maria, ha gli angeli e i santi, ha il regno di Dio».

6) Il dolore che passa

E’ l’ 8 agosto 2015. Ore 11:12. Suor Anna Maria Canopi offre un’ultima “pillola di spiritualità'” a Valerio, parlando del dolore innocente. «Il dolore è il più grande dei misteri, ma non è l’ultima parola – dice la Madre – Dio stesso nel Cristo suo Figlio che ci ha mandato come Fratello, si è fatto “uomo dei dolori” per farci passare alla gioia. Il dolore passa, la gioia di vedere Dio, di vivere eternamente in lui, rimane. È questa la consolazione – chiosa Suor Anna Maria – la viva speranza!!».

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