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La storia di Cecilia e Pietro ci ricorda che nulla è impossibile a Dio

COPPIA SPOSATA SI GUARDA AL TRAMONTO

Francesca Di Giovanni.

Francesca Di Giovanni - pubblicato il 26/01/23

Quando ero adolescente (sembra ieri) un santo sacerdote mi disse che Dio agisce sempre un minuto dopo che tutte le possibilità umane sono esaurite, per far sì che sia chiarissimo che è Lui in azione nelle nostre vite: lo chiamava il “minuto di Dio”. Da piccola pensavo che il suo minuto fosse davvero tale, crescendo ho capito (ahimè, perché sono un po’ impaziente di natura) che il “minuto di Dio” è alle volte tanto tanto lungo.

Elisabetta era detta sterile (Lc 1). Il cieco era non vedente dalla nascita (Gv 9). Lazzaro era già sepolto (Gv 11). Ma dopo il “minuto umano” ecco il “minuto di Dio”, dove Elisabetta rimane incinta, il cieco riprende a vedere e Lazzaro torna a vivere… Perché “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). I giovani di cui vi parlerò oggi sono un moderno “Nulla è impossibile a Dio”.

Potevano incontrarsi in coda al supermercato, in giro per le vie di Roma, a una cena di amici comuni, e invece tutto ha inizio in mezzo a una folla di migliaia di persone. I loro nomi sono Pietro e Cecilia e questa è la loro storia nel “minuto di Dio”. Cecilia e Pietro, 25 anni lei e 28 lui, sono entrambi molto feriti da storie passate. Cecilia arriva da anni difficili, travagliati; trovare fidanzato non è tra i suoi pensieri.

Pietro è anche lui sconfortato da relazioni passate; due giorni prima di conoscerla aveva confidato a un amico: “Basta, non la troverò mai, si vede che Dio ha un altro piano per me. Ora basta”. È il 5 maggio 2018, giorno del 25esimo compleanno di Cecilia. Entrambi quel giorno erano diretti all’incontro del Papa con il Movimento di cui fanno parte, a Tor Vergata.

Sono tutti e due nel servizio d’ordine (Pietro non fa proprio i salti di gioia per questo). Li hanno assegnati ai due poli opposti: Pietro sotto il palco e Cecilia all’accoglienza dei pullman.
Tra di loro migliaia di persone: tante per gli uomini, poche per Dio evidentemente.
La mamma di Cecilia, presente anche lei all’incontro, era seduta nei posti riservati vicino al palco. La chiama: “Cecilia, ci sono ancora delle sedie libere qui, vieni”.

Cecilia inizia a muoversi con un amico tra i settori. Avendo la pettorina del servizio d’ordine nessuno la blocca. Arrivata nei pressi del palco stava per raggiungere la mamma quando ecco che annunciano l’arrivo del Papa. In un istante la Polizia Vaticana ferma tutti gli spostamenti tra le transenne e li fa sedere. Cecilia si trova quindi bloccata nel settore di Pietro. Anzi, nella sedia accanto a Pietro.

“Non so spiegarvelo” ricorda Pietro “sembra incredibile dirlo ad alta voce, ma quando l’ho vista ho sentito un nodo allo stomaco, ho sentito che era LEI. Lo so, è pazzesco anche per me”. Cecilia stava parlando con l’amico senza prestare attenzione a lui. Pietro si era infatti trovato seduto tra i due che continuavano a parlarsi come se lui non ci fosse. Si inserisce:
“Ciao ragazzi, piacere Pietro”
“Piacere Cecilia”
“Piacere…. (l’amico)”
Cecilia torna poi subito sulle sue, “fa la sostenuta” dice Pietro.
“Ma noi ci conosciamo? “
“No, non credo”
“Come fai di cognome?”
“Il mio cognome? Sicuro non lo conosci”
“Magari conosco qualcuno della tua famiglia, prova”
“Ma figurati, impossibile”

Alla terza richiesta finalmente lei cede e dice il suo cognome. Fun fact: Pietro quel cognome lo conosceva davvero. Aveva nel tempo conosciuto tutta la sua famiglia, ma lei mai, non l’aveva mai incontrata. L’incontro con il Papa inizia, cala il silenzio. Pietro è pronto per invitarla a bere qualcosa all’uscita, ma quando l’incontro finisce, girandosi verso Cecilia non la trova più, è sparita. “Appena è finito l’incontro mi sono mossa, dovevo andarmene, raggiungere mia mamma prima che si muovessero tutti”.

Qua la maggior parte di noi, avendo nome e cognome, sarebbe partita subito con uno stalkeraggio social, ma Pietro controcorrente, appassionato di sport, fotografia, musica non enumerava però i social tra le sue passioni, non aveva nessun profilo. Quindi primo step della ricerca senza social: ritrovare il numero di cellulare del fratello di lei conosciuto tempo prima e scrivergli per avere il numero della sorella.
Trovato.
Secondo step: scrivergli senza esporsi troppo.
“Ciao, ho conosciuto tua sorella a un incontro; mi ha chiesto una cosa; se mi dai il numero le posso rispondere…”.

Passano diverse ore, nessuna risposta. Mesi dopo, parlando di questo messaggio, il fratello di Cecilia giurò di non averlo mai ricevuto. E quando i canali tradizionali non funzionano, purtroppo i social rimangono l’unica chance. Dal profilo del cugino, Pietro vede che Cecilia ha un profilo. Vince la sua antipatia per Facebook e crea il suo primo account. Va sulla pagina di lei. Preme “Messaggio” e alle 23:30, senza essere “Amici”, le scrive: “Ciao, sono Pietro, non so se ti ricordi di me…”

Essendo un neofita di facebook Pietro ignorava che, senza l’amicizia, i messaggi inviati finiscono negli spam direttamente senza passare dal via. Nessuna eccezione, il messaggio finisce negli spam. Lei è online e, cosa mai fatta, entra negli spam! Non lo faceva mai.
Cecilia legge il messaggio e guarda il profilo, ma non trova nessuna foto che lo ritraesse. Pensa: “Non siamo amici e quindi non riesco a vedere tutte le sue foto e i suoi post. Comunque mi ricordavo di averlo conosciuto, ma a essere sincera non ricordavo come era fatto. Questo vi fa capire che non ero proprio aperta agli incontri, non mi interessava in quel momento. Comunque gli rispondo”.

Inizia uno scambio di messaggi. Poi Pietro: “Guarda Cecilia, io non uso molto facebook, mi viene scomodo. Ti lascio il mio numero: 33, se ti va scrivimi qui!”. Cecilia rimane interdetta. “Adesso se non gli scrivo passo per una brutta persona…” pensa. Touché. Gli scrivo su whatsapp.

Qui ha una foto profilo con un disegno (Pietro è insegnante e questo disegno era un suo ritratto fatto da una sua alunna). Cecilia è interdetta: non ricorda proprio le sue fattezze, su facebook niente foto, su whatsapp aveva quel disegno come foto profilo…vorrebbe riuscire a ricordarsi bene il volto, ma nulla. Buco nero.

“Non hai foto su facebook non hai foto su whatsapp… Ma chi sei?” gli chiede Cecilia.
“Io non uso molto i social, per questo non ne ho caricate…”
“Scusa, ma non è che ti sei fatto facebook per cercarmi?”
“Nooooo, ma scherzi??!!!”
Su whatsapp la conversazione va avanti per ore.
A notte inoltrata oramai, Pietro le scrive: “Cecilia, ti va se andiamo a prenderci un caffè un pomeriggio di questi?”
“Non posso, io al pomeriggio lavoro”
Cecilia è igienista dentale (lavora tutti i pomeriggi), Pietro invece che è insegnante di educazione fisica lavora sempre al mattino.
“Vabbè, allora facciamo una birra dopo lavoro…”
“Io non bevo la birra”

Pietro parte a elencare sinonimi e contrari, ma Cecilia non demorde. La sua remora non era per Pietro, neanche se lo ricordava bene, ma il conoscere una persona era proprio fuori dalle sue volontà al momento.
1-0 per Cecilia, ma Pietro non molla.
Cecilia da 14 anni praticava karate, era arrivata a giocare a livelli piuttosto alti. Spesso andava agli allenamenti direttamente dopo lavoro, allenandosi dalle 21 alle 23. Quella sera, mentre stava per andare in palestra, ecco vibrarle il cellulare:

“Ciao, hai impegni stasera? (Pietro)”
“Ciao. Ho gli allenamenti”
“E dopo?”
“Dopo? No no, sarà tardi. Finisco alle 23 e tempo di arrivare a casa sarà passata un’altra mezz’ora”
Pietro quella sera va a un incontro del Movimento; quando finisce guarda l’orologio: le 23! Anche Cecilia sarà di ritorno a casa.
Cecilia aveva appena finito di allenarsi. Prende il cellulare, messaggio di Pietro:

“Io ho finito ora. Che fai?”
“Sto tornando a casa”
“Io sono in zona *, tu?”
“Ma quella è la zona di casa mia” risponde stupita Cecilia.
In realtà Pietro era dalla parte opposta della città, ma sapeva benissimo che quella era la sua zona conoscendo la famiglia. (Bugia a fin di bene)
“Ah davvero. Va beh ma allora ti aspetto in zona così ci salutiamo almeno”.

Premendo l’acceleratore arriva in zona. Cecilia nel frattempo è in preda a mille dubbi, non ricordava proprio la sua faccia. Era carino? Simpatico? Lui aveva sempre come immagine profilo quel disegno della sua alunna. (Voce fuori campo dell’autore, per farveli immaginare. Entrambi bellissimi. Cecilia solare, bruna, capelli lunghi e lisci, occhi verdi chiarissimi…Pietro alto, bruno, occhi verde scuro, sorriso contagioso. Magari così ve li immaginate meglio).

Cecilia arriva a casa. Scrive a Pietro il suo civico. C’erano i lavori in corso. Un ponteggio. Sfrutta il ponteggio per “nascondersi” e poterlo guardare un po’ prima di “rivelarsi”. Lo vede arrivare. Pensa: “Cavolo, non lo ricordavo proprio, mica male il ragazzo”. Cecilia vedendolo così bello e sistemato (aveva la camicia), si ricorda improvvisamente che non aveva neanche ancora fatto la doccia post allenamento. Era ancora zuppa, aveva sudato alla grande in quelle due ore, aveva la coda alta e il borsone in spalle…uno strazio rispetto ai suoi canoni.

Era mezzanotte meno 15 quando si salutavano. Alle 5 erano ancora sulla panchina del chiosco vicino casa di Cecilia a parlare. Da quella sera iniziano una serie di uscite: entrambi iniziano ad aprirsi, confidandosi le sofferenze passate (cose che non avevano neanche confidato alle loro famiglie e agli amici più stretti), tutte le brutture che si portavano dietro. Entrambi sentono che la cosa si sta facendo importante. Le serate iniziano a sommarsi e diventano sempre di più albe.

“Perdevamo di vista l’ora a parlare…le 4 del mattino erano diventate un’abitudine”. Nessun problema per Cecilia che attaccava dopo pranzo al lavoro, ma per Pietro la sveglia suonava alle 7 del mattino. Ormai il letto lo sfiorava appena. Una collega di Pietro, di quelle che “Sento la tua energia, percepisciti etc etc” vedendo Pietro da più giorni con gli occhi pieni di sonno lo ferma nel corridoio:
“Pietro, ma come stai?”.
“Sto benissimo, solo un po’ stanco”
“Pietro devi imparare ad ascoltarti, a percepirti, dietro la stanchezza si cela sempre qualcos’altro di più profondo”
“Di profondo c’è solo il mio sonno, perché sto a fa’ le 4 del mattino da giorni… Ma a parte questo sto una bomba”
“Ma non può essere solo quello, io percepisco…”
“Sonno, solo sonno. Per il resto mai stato meglio!!!!”.

Cecilia invece lavorava al pomeriggio quindi stava ‘na crema. Le uscite continuano.
“Il nostro primo bacio…fu davvero simpatico. Pietro mi stava dicendo: ‘Senti Cecilia, date le nostre storie passate così forti, andiamo con calma ti va? Nessuno ci corre dietro…’. Pietro non fece neanche in tempo a terminare la frase che ci stavamo baciando”, ricorda Cecilia.
“Va beh comunque…andiamo con calma”. Passano 3 mesi dal primo incontro quando Cecilia riceve la notizia che è stata presa ad una laurea specialistica di 6 anni fuori dall’Italia. Aveva tentato per anni di accedervi, ma il test di ingresso era difficilissimo e i posti pochissimi.

Dopo la gioia iniziale per una cosa tanto attesa e la gioia di Pietro per lei, da entrambe le parti iniziano le preoccupazioni. “La nostra relazione è appena iniziata, come faremo? Resisteremo? Sono solo pochi mesi che stiamo insieme”. Cecilia non è più certa di voler partire. Stabiliscono i mesi in cui si sarebbero incontrati, chi sarebbe andato e quando. La partenza era prevista per Ottobre e fino a Natale non avrebbero potuto vedersi perché Pietro non aveva ferie e lavorava anche di sabato; Cecilia non sarebbe riuscita a muoversi con gli orari del primo trimestre. Poi da Natale avrebbero dovuto resistere fino a Febbraio. Poi fino a Pasqua. E poi fino a Giugno. Si sarebbero visti 4 volte in un anno.

Pietro inizia ad avere dubbi. Prima di allora le difficoltà lo avevano sempre fatto scappare.
Decidono di affidare al Signore la loro storia. Il loro incontro e tutto quanto ne era seguito era straordinario, lo sentivano: si sentivano accompagnati. Se la Volontà di Dio per loro era stare insieme ce l’avrebbero fatta. Umanamente le chance erano bassissime, ma erano affidati.

Arrivando lì, Cecilia scopre che le sono stati abbuonati degli esami dato il suo percorso di studi pregresso: e a Ottobre torna già a Roma, non deve seguire quelle prime lezioni.
Altro esame abbuonato e a Novembre ritorna a Roma. La Provvidenza ha trovato escamotage ogni mese per farli incontrare, a volte anche due volte al mese. Decidono insieme di vivere il loro fidanzamento in castità. Quando Pietro va a trovarla alloggia nell’albergo vicino.
Immaginatevi lo sconcerto degli amici di residenza!! Il tempo per parlare, conoscersi appieno, condividere, è totale. Vedevano le coppie di amici che vivevano il rapporto a distanza lasciarsi uno alla volta, nessuno scommetteva su di loro: “Toccherà anche a voi” e invece…

Passa un anno e Cecilia chiede il trasferimento all’Università di Chieti. Non era comodo come Roma, ma era l’unica posizione aperta. A Febbraio 2020 la ottiene e Cecilia torna definitivamente in Italia. Scoppia il COVID quindi Cecilia inizia le lezioni online. Nel mentre si liberano dei posti all’Università di Roma. Solo 4 posti. Sembra impossibile. Cecilia non vuole neanche fare richiesta. “Sono soldi buttati Pietro, è impossibile”. Pietro la convince: “Cecilia, non possiamo chiedere al Signore le grazie e non fare nulla per aiutarlo a darcele.
Dobbiamo fare la nostra parte, anche se ti sembra impossibile. Se è volontà di Dio, entrerai a Roma”.

Cecilia arriva undicesima. Improvvisamente i posti disponibili da 4 diventano 10. Un collega rinuncia e Cecilia entra!!! Sono di nuovo tutti e due a Roma. Nel frattempo iniziano il Corso prematrimoniale, non per sposarsi nell’immediato, ma per fare insieme discernimento, e invece, a metà corso, una sera Pietro raggiunge Cecilia sotto casa.
“Ce, scendi un attimo che ti vorrei parlare di una cosa”.
Lei sale in macchina.
“Ce, ti volevo chiedere una cosa…mi vuoi sposare?”
“Ma certo che ci sposiamo…”, risponde tranquilla Cecilia. Pietro capisce che forse la domanda non si è capita bene.
“Ce, non sto parlando in generale, del futuro: io voglio sposarti adesso. Te lo richiedo quindi: Ce, mi vuoi sposare?”
La risposta è in questa foto qui sotto, che dal 17 Luglio 2021 è la foto profilo di Pietro.
Non ce ne vogliano la sua alunna e il suo ritratto, ma questa foto ci piace molto, MOLTO di più.
Ah, non cercatelo su Facebook: Cecilia adesso è sua e l’account non gli serve più. Disattivato!

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(FOTOGALLERY) La gioia e l’amore di Chiara ed Enrico Petrillo

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