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Il luogo in cui il Papa doveva celebrare la Messa è ora la linea del fronte

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Photo by Alexis Huguet / AFP

Hugues Lefèvre - pubblicato il 02/02/23

Il vescovo di Goma, nel cuore del conflitto nella zona orientale della RDC, spiega come debba prendere un elicottero per recarsi in alcune delle sue parrocchie, e quanto il conflitto sia legato all'Occidente

Willy Ngumbi, 57 anni, è il vescovo di Goma, diocesi al cuore del conflitto che lacera da mesi la regione del Kivu, nel nord della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Nel luglio scorso, Papa Francesco aveva progettato di visitare questa zona, ma il viaggio è stato cancellato per il dolore al ginocchio, e sicuramente anche per le preoccupazioni per la sicurezza nella regione. Sono passati ormai mesi, e la situazione si è deteriorata. “Il luogo in cui Papa avrebbe dovuto celebrare la Messa nel luglio scorso è ora sulla linea del fronte”, ha dichiarato il vescovo.

Il presule porterà una delegazione di vittime del conflitto nella zona orientale della RDC a Kinshasa, dove avranno la possibilità di incontrare il Papa in quello si prospetta come un momento forte del viaggio. Il Pontefice resterà nel Paese africano fino al 3 febbraio, quando si trasferirà in Sud Sudan.

Com’è la situazione a livello di sicurezza nella sua diocesi?

La diocesi di Goma è attualmente divisa in due. Una parte è occupata dai ribelli del M23 [un gruppo armato formato nel marzo 2009 e composto essenzialmente da ruandofoni del nord del Congo che accusano la RDC di emarginare i Tutsi, n.d.e.], per cui non posso andare in queste zone occupate e i sacerdoti che si trovano lì non possono venire da me. La mia diocesi ha circa un milione di fedeli, 250.000 dei quali si trovano ora nella zona controllata dal M23. Per ora, questi uomini danno [ai sacerdoti] la libertà di celebrare le Messe. I ribelli sono misti. Tra loro ci sono anche dei cattolici.

Come vive la popolazione?

La situazione è difficile. Quello che ci preoccupa di più è il problema delle scuole. Non funzionano da quasi un anno. Il M23 vorrebbe riaprirle, ma i genitori sono sospettosi e non vogliono lasciare che i figli vadano a scuola. Come risultato, migliaia di bambini non stanno ricevendo un’istruzione. È un grande danno.

Nel luglio 2022, il Papa avrebbe dovuto venire nella sua diocesi. Quel viaggio in Africa è stato cancellato, e la sosta a Goma è stata rimossa dalla seconda versione dell’itineerario. Comprende questa decisione?

Quando è stato annunciato il rinvio del viaggio, la gente è rimasta delusa, ma visto che la ribellione del M23 continuava si è capita la difficoltà di far venire il Papa, oltre ai suoi problemi di salute. Ora è chiaro che la situazione a livello di sicurezza è stata la ragione principale della cancellazione della sosta a Goma. Il sito in cui il Papa avrebbe dovuto celebrare la Messa a luglio, ad esempio, è ora sulla linea del fronte. Sarebbe stato impossibile organizzare una Messa lì.

Lei accompagnerà un gruppo di persone vittime della violenza nella regione a Kinshasa…

Lo ha chiesto il Papa stesso. Visto che non poteva più venire, ha detto che avrebbe voluto incontrare le vittime dell’est del Paese a Kinshasa. Le vittime verranno da Ituri, Bunia, Butembo, Beni, Goma e poi Bukavu o Uvira, nel Sud Kivu. In tutto, saranno circa 50. Stanno arrivando a Goma. Trascorreremo qualche giorno insieme per conoscerci, e poi andremo a Kinshasa per incontrare il Papa.

Chi sono queste vittime che incontreranno Francesco?

Ci sono ragazze che sono state abusate, portate nelle foreste dai ribelli e usate come schiave sessuali. Alcune sono tornate incinte. Ci sono anche uomini che sono stati abusati, che sono scappati alla morte. Il Papa ascolterà le testimonianze di persone che sono riuscite a fuggire dall’ADF [un gruppo ribelle per alcuni affiliato allo Stato Islamico, n.d.e.]. Ci saranno anche bambini arruolati da forze armate, e altri che sono stati portati a lavorare nelle miniere. E ci saranno delle vittime dell’eruzione vulcanica del maggio 2021 che ha colpito la regione di Goma.

Non tutte le vittime di questa delegazione sono cristiane. Ci sono, ad esempio, musulmani che hanno subìto la violenza dell’ADF. La violenza non riguarda solo i cristiani, ma tutti.

Cosa si aspetta dalla visita del Papa alla RDC?

Ci aspettiamo che lanci un messaggio che parli di riconciliazione. In questa regione, con tutte le guerre e la violenza, ci sono molte ferite. I gruppi armati presenti sono perlopiù gruppi di difesa. Ogni volta vogliono proteggere la propria comunità da altri. Il Papa invierà un messaggio di riconciliazione, pace e giustizia. C’è tanta ingiustizia qui, nella distribuzione della ricchezza ad esempio. Abbiamo bisogno di pace. Non abbiamo avuto pace per quasi 30 anni, dal genocidio nel vicino Ruanda. Un’intera generazione non ha mai conosciuto la pace!

Spera in un appello da parte del Papa alla comunità internazionale?

Sicuramente. In primo luogo, la cosa più urgente sarebbe che la comunità internazionale ci aiuti a livello umanitario. Con il conflitto in Ucraina, il mondo ci ha dimenticati. Se considero solo la città di Goma e i suoi dintorni, abbiamo 150.000 sfollati a causa della guerra. Oggi, solo gli abitanti della città aiutano gli sfollati, dando loro un po’ di cibo, abiti, coperte. Non percepiamo un grande interesse da parte del mondo esterno sul fronte umanitario.

In secondo luogo, sappiamo che dietro i gruppi armati, di cui il M23 fa parte, ci sono “sponsor” che vengono da fuori. Abbiamo parlato non molto tempo fa del massacro del M23 a Kishishe a dicembre. Questo villaggio si trovava vicino a una zona mineraria strategica. È intorno a queste zone che hanno luogo i massacri. E sappiamo anche che questi minerali non beneficeranno il Congo o il Ruanda, ma finiranno in Occidente.

Il Papa denuncia regolarmente lo sfruttamento dell’Africa da parte dell’Occidente…

Sì, ed è un sostegno molto importante. Lo sfruttamento delle risorse deve beneficiare il nostro popolo, i nostri bambini, le nostre scuole e i nostri ospedali. Non abbiamo strade qui! Per visitare alcune parrocchie devo prendere un elicottero, con la protezione della MONUSCO [la missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella RDC, n.d.e.]. 

Il Papa deplora anche il traffico di armi in Africa. Qui non fabbrichiamo armi! Vengono dall’Occidente. Chi trae profitto da queste guerre?

Quest’anno sono previste le elezioni presidenziali nella RDC. Il Papa incoraggerà il rispetto della legge, visto che i risultati delle elezioni precedenti sono stati contestati dai vescovi della RDC?

Ci aspettiamo che il Papa ci ricordi che le elezioni devono essere libere e trasparenti, senza corruzione o traffico di voti. Sogniamo questo. Credo che il Papa ne parlerà. In questo anno elettorale, non può non dire nulla al riguardo. Sappiamo, però, che perché queste elezioni siano un successo deve tornare la pace…

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