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Anche a Palermo il vescovo sospende padrino e madrina

Sistine Chapel Pope Francis

AFP

Il rito battesimo nella Cappella Sistina alla presenza di padrino e madrina. A Palermo non si potrà più svolgere.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/02/23

Nel corso del tempo "convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio"

Il vescovo di Palermo Corrado Lorefice ha sospeso, «ad experimentum», dal 1 luglio 2023 e per la durata di un triennio, l’ufficio di padrino e di madrina nel battesimo dei bambini, nella confermazione degli adolescenti e degli adulti (la cresima), nonché nell’iniziazione cristiana degli adulti. Non è la prima diocesi ad adottare questo provvedimento: è già avvenuto in diverse altre località, da Grosseto a Catania.

Le ragioni del decreto di sospensione 

In un “decreto di sospensione dei padrini e delle madrine”, il vescovo di Palermo ha spiegato le ragioni di questo provvedimento, che fa già discutere.  

«Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima – scrive monsignor Lorefice nel decreto di sospensione – è un vero e proprio munus che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano “l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incarico” (can. 874 §1,1 0) e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono (cfr. can. 874 §1,3 0)».

Perso il senso del padrino e della madrina

Nel corso del tempo, ammonisce il vescovo di Palermo, «convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela — se non addirittura con legami ambigui — e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l’originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice “orpello coreografico” in una cerimonia religiosa».

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Non obbligatorio 

Da tempo, ormai, aggiunge il vescovo Lorefice, «si discute sull’opportunità o meno di sospendere o abolire l’istituto del “padrinato”, ritenuto, di fatto, non obbligatorio dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che a tal proposito rimanda a una valutazione discrezionale significata dalla clausola “per quanto possibile” (cfr. cann. 872 e 892)».

Stop a “padrini e figliocci”

«Il superamento della “cognatio spiritualis” che, fondata su un’antica tradizione recepita dal Codice di Diritto Canonico del 1917, si instaurava tra padrini e figliocci – conclude Lorefice – così come le mutate esigenze pastorali delle nostre comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale, inducono a ripensare il ruolo del Padrino e della Madrina anche nella nostra Arcidiocesi».

Recuperare il senso di questi ruoli

Durante il battesimo e la cresima, il vescovo di Palermo invita i sacerdoti ad omettere «tutto quanto riguarda i Padrini», e sprona catechisti e catecumeni a «monitorare e verificare, durante questo triennio, l’andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, di studiare possibili nuove forme di accompagnamento che richiamino e recuperino il vero senso ecclesiale dell’ufficio del padrino e della madrina» (Chiesa di Palermo).

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