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Il bimbo povero che versa l’obolo di Pietro, il futuro del Sud-Sudan

Pape François au Soudan

© VATICAN MEDIA

Cet enfant qui donne un billet à François restera sans doute comme une des photos marquantes du voyage du Pape au Soudan.

Hugues Lefèvre - i.Media per Aleteia - pubblicato il 06/02/23

Papa Francesco visita una delle popolazioni più povere del mondo, recandosi in Sud-Sudan. Il Paese, devastato da conflitti, si trova in situazione di crisi alimentare. In questo contesto, un’immagine ha segnato l’immaginario collettivo durante il secondo giorno di viaggio del Pontefice.

Non si conosce il suo nome, né la sua età. Più piccolo degli altri bambini che spingono dietro di lui, il bambino dalla camicia rossa lisa è riuscito a infilarsi attraverso una fessura del cancello grigio della cattedrale di Santa Teresa. Quanto tempo è rimasto così, ad attendere sotto la canicola di Jouba? Il braccio teso, gli occhi chiusi, ecco che con la punta delle dita riesce a toccare il pontefice argentino. Anche Francesco allunga il braccio, con gli occhi tesi sulla mano del bambino. Un biglietto: è una banconota che il bambino gli sta tendendo. A guardare la foto, il Papa sembra attraversato da un senso di incomprensione, o forse è piuttosto un moto di tenerezza. 

«Chi è povero e dona tutto ciò che ha»: è così che Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha commentato su Twitter la “foto del viaggio”, accostandola alla parabola della povera vedova – quella che, coi suoi due quattrini, dà tutto ciò che ha per vivere in offerta al Tempio. 

Arrivato venerdì nella capitale del Sud-Sudan, papa Francesco è stato accolto con fervore da folle ammassate ai bordi delle strade del suo percorso. Dietro i sorrisi e i giubili delle donne africane, il Papa sa di vedere un popolo schiacciato. Il Paese occupa l’ultimo posto dell’Indice per lo Sviluppo Umano delle Nazioni Unite. E l’avvenire potrebbe essere perfino peggiore! Il dramma dei conflitti ha sfollato quattro milioni di persone, negli ultimi decenni, ossia un terzo della popolazione totale del Paese. Nel Sud-Sudan, le catastrofi climatiche si aggiungono al caos in fatto di sicurezza. È «la più grande crisi dei rifugiati in Africa»: Sara Beysolow Nyanti, rappresentante delle Nazioni Unite in Sud-Sudan, ha lanciato l’allerta davanti al Papa durante un incontro con 2.300 sfollati interni al centro di Juba. Secondo lei, due terzi della popolazione sarebbero affetti da «livelli estremi di insicurezza alimentare e malnutrizione». 

A fronte di questa situazione di urgenza, i bisogni umanitari sono colossali. Si stima che nel 2023 le organizzazioni umanitarie avranno bisogno di 1,7 miliardi di dollari per rispondere ai bisogni di 6,8 milioni di persone, e nel frattempo la guerra in Ucraina penalizza fortemente le dotazioni. Poiché sono coscienti dello spaventoso affresco illustrato dal Papa, l’arcivescovo di Canterbury e il moderatore di Scozia hanno tenuto a recarsi nel Paese insieme con lui, per scuotere una volta di più la coscienza delle autorità del Paese, che continuano a farsi la guerra con pretesti di lotta etnica. 

Dopo averli aspramente concionati in occasione del primo discorso sul suolo sud-sudanese, papa Francesco ha teso la mano al popolo, in particolare ai giovani e alle donne, i quali sono per lui «la chiave per trasformare il Paese». Venendo in questo Paese, dove scorre il sangue, il Papa non fa (forse) che una semina nel deserto. Eppure si può sperare che i ragazzini con la camicia rossa conserveranno nel cuore il messaggio che il Pontefice 86enne è venuto a portare a loro: 

Vorrei dirvi: il seme di un nuovo Sud-Sudan – siete voi. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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