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Divento novizia perché nel calcio “la mia felicità durava solo 90 minuti”

ROSA YAMILETH

diocesisdecartagena.org

Dolors Massot - pubblicato il 07/02/23

Rosa Yamileth ha preso l'abito da novizia dopo aver intravisto la vocazione, essere entrata in fase di ribellione e poi aver detto totalmente “Sì” a Dio dopo una partita di calcio

Rosa Yamileth ha deciso che avrebbe cambiato completamente vita. Ora è novizia delle Suore concezioniste del Monastero di San Antonio di Algezares (Murcia), appartenente alla diocesi di Cartagena (Spagna).

Fino a poco tempo fa, questa ragazza era entusiasta per il calcio, ed è stato proprio questo il “luogo” in cui Dio l’ha chiamata a una vita di dedizione totale come religiosa in un convento. Il calcio e il fatto che una sua sorella era già religiosa del convento.

Rosa ha raccontato in una bella testimonianza cos’ha vissuto dentro di sé.

“Sono nata in El Salvador e sono l’ultima di 8 fratelli. Mia sorella Reina è monaca in questo monastero di Concezioniste di Algezares da 14 anni. Lei è stata la lampadina che ha illuminato la mia vocazione.

Sono cresciuta in una famiglia che viveva la religione in modo molto profondo. Mia madre mi ha insegnato l’amore per la Madonna e le virtù cristiane come base della vita. Dai 7 anni mi ponevo domande come ‘Chi sono?’, ‘Perché sono nata?’ La casa dei miei genitori è situata in un contesto naturale di singolare bellezza, e questo mi aiutava a raccogliermi e ad approfittare del cielo stellato e del silenzio della notte per riflettere.

Quando ero ancora piccola ho avuto la certezza di voler diventare religiosa e che me ne sarei andata prima dell’inizio dell’adolescenza, per offrire anche quella al Signore.

Una volta, nel gruppo di giovani della mia parrocchia abbiamo svolto una rappresentazione come catechesi giovanile. In quell’occasione mi sono vestita da suora. Ho sentito che il cuore mi batteva forte, perché era come vivere una verità senza che fosse vero. Non ho esitato a scrivere a mia sorella Reina raccontandole che volevo andare in monastero con lei, ma mi hanno detto che a 15 anni non potevo. Dovevo aspettare di averne 18. Non mi sono data per vinta: ho cercato un’altra congregazione, quella delle Francescane dell’Immacolata Concezione, e sono andata da loro.

Rosa Yamileth afferma che quel periodo è stato positivo per lei:

“Ero felice. Avevano un ospizio per gli anziani e io non mi stancavo mai di curare, lavare o perfino bendare gli anziani che morivano”.

Qualcosa, però, non andava bene:

“Avevo la sensazione come di una specie di ‘tradimento’ da parte mia. Mi sono aggrappata alla mia devozione a Santa Beatrice, fondatrice dell’Ordine dell’Immacolata: leggevo libri su di lei, mettevo i suoi santini sul mio altare… era come vivere nel luogo che desideravo ma con il cuore da un’altra parte. E allora ho voltato le spalle alla mia vocazione e sono tornata dai miei genitori”.

Nel calcio, “la mia felicità durava 90 minuti”

Poi è arrivata per Rosa la passione per il calcio. È stato lì che Dio le ha mostrato che era Lui che poteva riempire il suo cuore:

“Fin da piccola mi piaceva il calcio. Mi sono iscritta a una squadra femminile, e le mie giornate trascorrevano tra casa e sport. Apparentemente ero felice, ma dentro nutrivo molti interrogativi”.

“Una cosa che non cambiava mai erano i lunghi momenti di silenzio e preghiera che continuavo ad avere tutti i giorni. So che mia sorella Reina pregava molto per me, ma io mi mostravo schiva nelle mie conversazioni con lei. Avevo paura che quella piccola fiamma che sentivo si riaccendesse con forza. Volevo nascondere qualcosa che tutti conoscevano bene: la vocazione. Sono rimasta in questo stato di ribellione per un paio d’anni”.

Nel frattempo, le suore concezioniste pregavano chiedendo a Dio l’arrivo di altre vocazioni. Nel caso di Rosa Yamileth, pregavano per lei con nome e cognome.

“Un giorno, verso le nove del mattino, ho ricevuto un messaggio da suor Eva, all’epoca madre badessa del monastero. Mi ha detto qualcosa del tipo: ‘Dio chiama una volta, è ora o mai’. La mia risposta in quel momento è stata evasiva, perché le ho risposto: ‘Devo andare a giocare una partita, gliela dedico’. Ho continuato a giocare, ma la mia mente era ormai da un’altra parte. Nel bel mezzo della partita mi sono fermata al centro del campo, mi sono guardata intorno e ho pensato: ‘La mia felicità dura 90 minuti; quando finisce la partita torno a sentirmi vuota, come prima’”.

“Il miglior whatsapp di tutta la mia vita”

Arrivando a casa, Rosa dice di aver fatto una cosa cruciale per il suo futuro:

“Ho scritto il miglior whatsapp di tutta la mia vita: ‘Voglio essere quello che ho sempre desiderato, donare la mia vita a Dio nella vita contemplativa’”.

La testimonianza di colei che oggi è una novizia continua:

“Vi assicuro che il mio cuore ha iniziato a riposare e ho ricominciato a provare quella gioia che non avevo in me da molto tempo”.

“Perché Dio ha scelto me? Non lo so, so solo che mi sento immensamente amata da Lui e sarò eternamente grata”.

Una settimana prima di prendere l’abito come novizia nel monastero, la ragazza ha svolto degli esercizi spirituali. “Ho ripercorso tutto il mio cammino vocazionale, e posso solo dire quanto io sia felice, perché non voglio essere solo uno specchio d’acqua trasparente, ma un lago senza onde in cui Dio si riflette tutto intero”.

“La Vergine Maria e Santa Beatrice siano terra di contemplazione in cui possa rimanere vivendo i loro stessi atteggiamenti. A lode di Dio e in onore dell’Immacolata”.

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