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Accettiamo la vecchiaia dei nostri genitori, un passo difficile ma necessario

MERE ET SA FILLE

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Edifa - pubblicato il 29/02/20

Ci sentono meno bene, la loro vista si abbassa, sono meno reattivi, più stanchi...I nostri genitori stanno invecchiando e quando ce ne rendiamo conto può essere uno shock. Ma perché è così difficile accettare la vecchiaia dei genitori?

di Béatrice Courtois

Nessuno sfugge, improvvisamente o a piccoli passi, in età più o meno avanzata, alla consapevolezza dell’invecchiamento dei propri genitori. Se non vogliamo vedere, arriva il giorno in cui l’indebolimento fisico diventa indiscutibile e mette con le spalle al muro, è un cambiamento che sconvolge ma che alla fine bisogna accettare.

Quando i ruoli sono invertiti
I segni dell’invecchiamento si insinuano furtivamente nella vita di tutti i giorni: il volume altissimo della TV, il pisolino che diventa indispensabile, tanti appuntamenti dal medico, le piccole dimenticanze ripetute e la diminuzione degli interessi. Scollegati dal mondo del lavoro, fattore di integrazione sociale, i genitori in pensione vedono rallentare il loro ritmo di vita e si crea un divario con il mondo degli “attivi”, quello dei figli adulti. “Gradualmente, l’anziano “perde i suoi ruoli”: il ruolo di figlio con la scomparsa dei genitori, il ruolo professionale con il pensionamento, il ruolo di educatore e quello di coniuge in caso di vedovanza…E viene messo in atto un nuovo modo di relazionarsi con l’ambiente circostante. Si manifesta come un restringimento dello spazio (dimensione uditiva, visiva, motoria, ma anche sociale, intellettuale, ecc.) e paradossalmente da una presa di distanza. “Tutto sembra più complicato e più lontano”, spiega in uno dei suoi libri Maximilienne Levet-Gautrat, specialista in problemi di invecchiamento. Per il figlio adulto accettare di vedere i suoi genitori invecchiare non è mai semplice. Tutti i cambiamenti fisici e comportamentali dell’adulto che invecchia comportano un cambiamento dell’immagine genitoriale del figlio. L’immagine di autorità, di autonomia, di forma fisica e talvolta del successo sociale, si affievolisce. Poiché i genitori vedono diminuire la loro forza fisica e la loro reattività, i loro figli spesso assicurano il cambio (generazionale), diventando a volte i protettori dei loro genitori. Lo psichiatra Dominique Duvernier osserva: “Il rapporto genitore-figlio è invertito: da protetto, il figlio diventa protettore, improvvisamente capisce che spetta a lui andare in prima linea”.

Accettare la vecchiaia dei nostri genitori…e la propria
Essere in prima linea significa non solo assicurare il seguito, ma anche affrontare l’idea della morte, non solo quella dei genitori, ma anche la propria e quindi il proprio invecchiamento e questo fa paura…Di fronte a questa situazione, che fare ? Rifugiarsi negli svaghi? Nascondere i primi segni dell’invecchiamento con le creme antirughe? Accettare di vedere i propri genitori invecchiare non è solo una fase dolorosa e sterile, ma è anche un’opportunità per meditare sul senso dell’esistenza. “È un’occasione, una vera e propria lezione di vita e di umiltà”, dice Patrick, 50 anni, che ha accolto in casa sua la suocera per diversi anni e l’ha vista morire a l’età di 95 anni. Siamo in una società che associa la vita alla giovinezza, alla bellezza e rifiuta ogni idea di morte, che è diventata sinonimo del nulla, eppure la vita forma un tutto, dal concepimento alla morte, e ogni tappa ha la sua ricchezza.” “La fine della vita è ancora vita. I valori si realizzano e possono essere realizzati solo lì”, cita Padre André Ravier, gesuita, in un libretto di riflessioni spirituali sulla vecchiaia, prima di continuare: “Per il cristiano, la vecchiaia è davvero una vocazione, e una vocazione personale. È anche un tempo che dà tempo: per meditare, per rivedere il film della propria vita, per imparare a perdonare.

Il tempo del dono
Il tempo in cui l’adulto invecchia è spesso impegnativo per i figli. “Questa donna che dimentica i compleanni dei suoi figli, che non sa più come invitare due persone a cena senza farsi prendere dal panico, che si rifiuta di imparare ad usare un computer e che non sopporta più le grida dei piccoli, sì, questa è mia madre”, dice Benedetto, che si prende cura della madre di 88 anni. “Quando devo spiegare a mio padre per la terza volta gli obiettivi della start-up dove sono appena stato assunto, spesso perdo la pazienza e sono sull’orlo di una crisi di nervi! Tuttavia, è dopo questi momenti che medito sulle esigenze dell’amore filiale. Da piccoli riceviamo, prendiamo, consumiamo, ma quando sorgono difficoltà relazionali, arriva il momento di dare ed è lì che si tocca l’essenziale: il vero amore è un atto di volontà”, analizza Benedetto. “Più amiamo, più è difficile accettare di vedere l’altra persona indebolirsi, soffrire e non corrispondere più all’immagine che avevamo di loro, e amare i nostri genitori in tutte quelle piccole preoccupazioni quotidiane che ci infastidiscono richiede uno sforzo. Ma non è questo il vero amore? Accettare di vedere i propri genitori invecchiare, non è semplicemente imparare ad amarli nella verità?”

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