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Come non subire più il proprio celibato o nubilato e renderlo fruttuoso?

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Edifa - pubblicato il 03/07/20

Più passa il tempo e più vi chiedete se troverete un giorno un marito o una moglie? E se la chiave di questa attesa, che a volte pare interminabile, fosse semplicemente di vivere la grazia del momento presente?

di Maryvonne Gasse

Il celibato (e il nubilato) è un fenomeno sociale che tocca molte persone. E quando questo periodo si prolunga, è spesso fonte di sofferenza. Come possiamo accettarla e superarla? Ecco la spiegazione di Dominique de Monléon Cabaret, autrice di Dieu ne m’a pas oublié : perspectives pour les célibataires (Dio non mi ha dimenticato: prospettive per i celibi). Sposata a 45 anni nel 1994, colei che è rimasta single per lungo tempo testimonia di questa attesa e del modo in cui l’ha vissuta. Una testimonianza che può aiutare molte persone celibi/nubili.

Qual è la cosa più difficile da accettare nel celibato/nubilato?

La costante, mi sembra, sia la solitudine. Una prova, nel Vangelo si dice che “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gn 2,18). A questa sofferenza si aggiunge a volte la sensazione che chi ci sta intorno cerca di disporre del nostro tempo, facendoci lavorare il sabato o chiedendo oltremodo il nostro aiuto. Pensano che il single debba badare solo a sé stesso, ma in realtà deve occuparsi di tutto da solo (le tasse, le fatture, le faccende domestiche, ecc.) Nella misura in cui la libertà non è né visibilmente né ufficialmente impegnata, essa rischia di essere negata. Inoltre spesso la famiglia e gli amici hanno bisogno di trovare una causa a questo celibato/nubilato e fanno quindi delle supposizioni o danno dei consigli: forse è troppo difficile, troppo attivo? Forse si mette troppo da parte? È forse sordo alle chiamate di Dio?

Qual è la grande battaglia della persona single?

L’immaginazione si sviluppa più facilmente nella solitudine e rischia di amplificare e drammatizzare i piccoli fatti della vita quotidiana, che sarebbero facilmente ridimensionati in una conversazione con un marito o una moglie. Ma questa non è una costante tra i single. Molti vivono molto bene il momento presente e si donano agli altri. Questo infatti è il miglior antidoto all’immaginazione.

Come vivere la castità senza repressione?

Secondo la logica del mondo, i singles o sono bloccati o si consolano in avventure fugaci. Alcuni di loro si lasciano coinvolgere ed entrano in relazioni senza seguito. Ma la sessualità non può essere ridotta al corpo: l’intero essere umano è sessuato. Un single casto, che pensa agli altri e si dona con generosità, rinuncia meno alla sua virilità o alla sua femminilità di uno che cede ad avventure egoistiche.

La paura di donarsi e la crisi dell’impegno sono le uniche cause del celibato/nubilato?

Se uno non ama sé stesso, avrà difficoltà ad amare l’altro. Se ci si ripiega su sé stessi, è difficile incontrare qualcuno. Per contro, se ci si ossessiona con il matrimonio, tutti scapperanno via… Ma a volte non ci sono delle cause oggettive. Le persone sposate non sono necessariamente più equilibrate, più belle o più devote delle altre!

È possibile dire a qualcuno che ha la vocazione al matrimonio anche se non ha ancora incontrato il “prediletto”?

Dire a qualcuno che ha la vocazione per il matrimonio non mi sembra imprudente. A volte è positivo. Tale discernimento può aiutare a prepararsi ad un impegno, ad acquisire fiducia in sé stessi. Ma è necessario anche indicare il giusto atteggiamento da adottare. Attenzione però, si può sempre realizzare la propria vocazione umana e cristiana e vivere la complementarietà tra uomo e donna anche in un modo diverso che nel matrimonio. Questa è una realtà sociale.

Pensa che dovremmo aspettare il prediletto del nostro cuore, o cercarlo?

La risposta non può essere assoluta. Alcune persone si iscrivono su dei siti di incontri: perché no, se sono ben scelti? Ma bisogna rimanere liberi. Quando appare la confusione, l’ansia o la preoccupazione, è necessario prendere le distanze. Inoltre è importante sapersi divertire, organizzare delle uscite, delle cene, per la sola gioia di incontrarsi. Sarebbe sproporzionato concentrare tutti i propri pensieri, le proprie attività e le proprie relazioni sulla ricerca del prediletto… Ancora una volta, ciò che conta e che rende felici è il dono di sé stessi.

Senza Dio, il celibato/nubilato subìto non è rivoltante?

Si può accettare la solitudine solo con la presenza di Dio, con tutta la sua compassione. È un mistero che raggiunge quello del Getsemani: nella sua agonia, Cristo ha portato il peso della solitudine per tutti coloro che ne sono oppressi. La grande lotta per la libertà è di dire sì a questa presenza, credere che Dio abbia un progetto di felicità per ogni persona, continuare a fare un passo davanti all’altro, per quanto piccolo possa essere, al proprio ritmo.

Qual è la specificità della testimonianza di un single?

Ci sono singles realizzati, anche se soffrono per l’assenza di un coniuge. In questo modo testimoniano la vera natura della felicità. In una società che vuole garantire tutta la sicurezza, la loro testimonianza mostra come sia possibile prosperare in una certa povertà sociale ed affettiva. La loro joie de vivre si basa sulla consapevolezza di essere amati da Dio e sul desiderio di servirlo.

Qual è il segreto della loro gioia?

Sono felici nel presente! Bisogna accogliere il momento presente. Questo è indispensabile per la persona single perché gli permette di incontrare Dio in qualsiasi momento e di riceverne una fecondità spirituale. Ogni giorno può essere fruttuoso: “Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto”.

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