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Infertilità, sterilità: “Il mio coniuge si rifiuta di adottare un figlio”

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Edifa - pubblicato il 05/11/20

Quando viene fatta una diagnosi di infertilità, la coppia si ritrova spesso senza vie d’uscita. Può allora presentarsi una soluzione: l'adozione. Ma cosa fare quando questa questione divide la coppia?

di Denis Sonet

“Dopo diciassette anni di matrimonio, non abbiamo ancora figli e io desidero fortemente adottarne uno, ma mio marito no. Bisogna resistere a questo desiderio pressante? Non riesco ad immaginare una casa senza un bambino”, mi confidava un giorno una donna. Quando i desideri nella coppia sono contrastanti, spesso si riescono a trovare soluzioni intermedie che tengono conto di entrambe le posizioni, ma ci sono casi in cui i desideri sono radicalmente diversi.

Per cominciare è necessario un dialogo che deve permettere a ciascuno di argomentare bene riguardo la propria scelta. Un dialogo in cui ognuno si sforza prima di tutto di entrare nella problematica dell’altro, per comprenderlo dall’interno. Mi piace dire che il marito deve diventare sua moglie, ma pur rimanendo uomo, e la moglie deve diventare suo marito, pur rimanendo donna. Il marito deve fare questo sforzo per uscire dal suo punto di vista e vedere il problema con gli occhi della moglie, e lei deve anche essere in grado di decentrarsi dalle sue concezioni, dalle sue aspettative, per percepire il problema così come lui lo percepisce.

Capire le reticenze dell’altro

Non c’è dubbio che il marito debba sentire questo intenso desiderio di un figlio, così radicato nel corpo femminile. Anche se è impossibile mettersi pienamente “nella pelle” dell’altro, non è impensabile percepire quella che può essere, per una donna, l’indicibile felicità di portare in grembo un figlio. È per lei una magnifica ragione di essere quella che dà la vita, e anche una legittima fonte di orgoglio. È una gioia per lei dare un figlio all’uomo che ama, e il bambino le appare come la concretizzazione del loro amore. Un bambino è “amore fatto carne”, è l’amore di un uomo e di una donna che diventa persona; un po’ come nella Santissima Trinità l’Amore del Padre e del Figlio fa scaturire lo Spirito Santo. Un amore che, peraltro, continuerà dopo la loro morte, forse per secoli, attraverso la catena di generazioni scaturite da questo incontro amoroso.

Quando la coppia non può avere quel figlio o quei figli così desiderati, non è quindi facile per una moglie rinunciare alla maternità. E l’adozione le può apparire come un’opportunità per dispiegare il suo formidabile capitale di tenerezza, non solo per soddisfare il suo bisogno di essere madre, ma anche per permettere ad un bambino di diventare un adulto felice ed appagato. Perché la fecondità non è solo biologica, ma anche educativa: il bambino non è compiuto alla nascita, ha bisogno di essere ancora generato alle sue immense potenzialità.




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Detto questo, è necessario che anche la moglie sia in ascolto del marito. Ascoltando la sua reticenza, per esempio. Di fronte alla paternità, esistono più scenari: se alcuni uomini vogliono assolutamente avere una discendenza, altri non hanno tanto la nostalgia di avere figli. Alcuni temono addirittura che il bambino accaparri la moglie, che diventa più madre che moglie. Molto spesso è il bambino che “fa” il padre, che risveglia in lui la gioia di esserlo, che finirà per “scioglierlo” con i suoi primi sorrisi, le sue prime coccole, i suoi progressi sorprendenti. È facile capire che se c’è talvolta una certa riluttanza anche per una paternità biologica, possono sorgere delle esitazioni anche di fronte ad una possibile adozione, tanto più che non è priva di problemi. Dio solo sa che, personalmente, vorrei che i bambini abbandonati potessero provare la gioia di essere accolti in una famiglia calorosa. Ma un’adozione può anche portare la sua parte di difficoltà, e anche dolorose delusioni, e si devono valutare bene le rispettive esigenze prima di fare una scelta del genere.


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La paura dell’adozione può essere superata

Così, il bambino adottato può avere un’aggressività profonda ed inconscia, incolpare la sua madre biologica per averlo abbandonato, ma anche i genitori adottivi, giudicati come coloro che l’avrebbero sottratto alla madre. Penso a questo giovane bambino adottato, venuto dai Caraibi, ai suoi genitori adottivi che gli spiegarono che la sua madre biologica, troppo povera, non poteva dargli da mangiare, lui rispose aspramente: “Dovevate solo dare a mia madre i soldi per tenermi!” Il bambino adottato potrebbe anche pensare che l’ambiente sociale della sua famiglia adottiva non sia il suo, e sentire il bisogno di tornare al suo ambiente “reale”: quello dei poveri, quando non è quello degli smarriti. E in ogni caso, c’è questo legame viscerale con la madre o il padre biologico, che egli desidera ardentemente ritrovare: fantasticherà sulla loro immagine, anche se non ha nessuna idea di chi siano.

Ecco forse ciò che a volte può spiegare la riluttanza di uno dei coniugi, anche se ben fondata lo è fino a un certo punto, perché questi problemi possono essere superati. Nella misura in cui il bambino adottato sa la verità sulla sua origine, dove la madre biologica è valorizzata ai suoi occhi (ha avuto il coraggio di metterlo al mondo in una società dove l’aborto è all’ordine del giorno), dove gli viene spiegato che ogni bambino, anche biologico, è in qualche modo adottato, perché non è necessariamente così che l’avevamo previsto, dove gli viene data la possibilità di conoscere il paese della sua nascita se ne è lontano, dove gli viene offerto un accompagnamento, o anche una terapia, se si osservano problemi comportamentali, ecc. E all’arrivo sarà possibile, un giorno, per i genitori adottivi, essere meravigliosamente ricompensati dal riconoscimento del figlio che, a sua volta, li avrà adottati completamente.

È in un tale dialogo, aperto e sereno, studiando tutti i parametri di questa possibile scelta, che una coppia può trovare una soluzione alla propria situazione. E se uno dei coniugi deve finalmente accettare la possibilità di perdita dell’adozione, forse può dire a sé stesso che Dio, che sogna di fare di tutti gli uomini i suoi figli adottivi, conosce, anche Lui, la sofferenza dell’amore misconosciuto.


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