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Bonhoeffer: “non c’è verità senza amore”

Dietrich Bonhoeffer

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Chiara Santomiero - pubblicato il 17/01/14

Pubblicate in Inghilterra lettere inedite del pastore luterano condannato a morte da Hitler

«La cosa importante è non diventare assuefatti, inacidirsi o preoccuparsi in maniera non necessaria, ma essere capace, giorno dopo giorno, di diventare incommensurabilmente felici del fatto che esiste una causa così grande come il cristianesimo». Nel 1935, mentre l'ombra del nazismo si stava allungando sempre più sulla Germania minacciando l'Europa, il pastore luterano Dietrich Bonhoeffer, dalla sua sede pastorale di Londra scriveva al giovane Ernst Cromwell, conosciuto proprio durante il soggiorno londinese. Le lettere, inedite e pubblicate per la prima volta in Inghilterra in queste settimane (Letters to London, casa editrice SPCK) danno nuovi particolari sulla caratura della fede di Bonhoeffer, impiccato il 9 aprile 1945 a Flossemburg per ordine diretto di Hitler.

“Un nuovo tassello biografico di questo grande pensatore di Dio e degli uomini” chiama Lorenzo Fazzini (Avvenire 16 gennaio) la pubblicazione delle lettere di Bonhoeffer all'amico londinese Ernst Cromwell, un ragazzo di padre ebreo secolarizzato e madre luterana.

Nelle missive si trovano gli echi delle restrizioni che il teologo dovette subire una volta rientrato in patria dall'Inghilterra. Con l'ascesa di Hitler al potere alla fine del gennaio 1933, la Chiesa evangelica tedesca, cui Bonhoeffer apparteneva, era entrata in una fase delicata. Molti protestanti tedeschi accolsero favorevolmente l'avvento del nazismo; in particolare il gruppo dei cosiddetti “cristiano-tedeschi” (Deutsche Christen) si fece portavoce dell'ideologia nazista all'interno della chiesa, giungendo perfino a chiedere l'eliminazione dell'Antico Testamento dalla Bibbia. Nel maggio 1934 nacque la cosiddetta “Chiesa confessante” – Bekennende Kirche per opera di una minoranza interna alla Chiesa evangelica tedesca, in opposizione al nazismo e la sua guida divenne proprio Bonhoeffer. Nell’aprile 1935 Bonhoeffer tornò in Germania per dirigere, prima a Zingst e poi a Finkenwalde, un seminario clandestino per la formazione dei pastori della Chiesa confessante, che stava subendo crescenti pressioni da parte della Gestapo, culminate nell’agosto 1937 nel decreto di Himmler che dichiarava illegale la formazione di candidati pastori per la Chiesa confessante. In settembre il seminario di Finkenwalde fu chiuso dalla Gestapo, nei due anni seguenti Bonhoeffer continuò l’attività di insegnante in clandestinità; nel gennaio 1938 la Gestapo lo bandì da Berlino e nel settembre 1940 gli vietò di parlare in pubblico (giovaniemissioni.it).

Di fronte alle difficoltà che il suo essere membro della Bekennende Kirche comportava, Bonhoeffer non si impressionava più di tanto, sottolinea Fazzini scorrendo le lettere londinesi (Avvenire 16 gennaio). Ma anzi “rintracciava nella propria fede cristiana gli antidoti più veri per vivere quella 'resistenza' che farà da titolo ad uno dei suoi grandi saggi post mortem”.

Essenziale per il teologo luterano è la saldezza dei rapporti umani e del loro fondamento: “L’unica preoccupazione è conoscere, prima che venga la notte, chi è un amico e chi no. Posso dirti una cosa – scrive a Cromwell nell’ultima missiva pubblicata, datata 27 marzo 1936 –: la questione più importante di qualsiasi convinzione è avere a fianco delle persone con le quali puoi condividere i tuoi convincimenti”. E Bonhoeffer ricentra ancora tutto in Cristo: Non c’è verità senza amore. L’odio stravolge la verità in falsità. La falsità cambia l’amore in odio. Lo sappiamo da colui che ha promesso che sarebbe stato sempre con noi, Cristo Gesù che noi confessiamo, proprio lui che ha vissuto in mezzo a un mondo di terribile manipolazione, fatto di falsità, ingiustizia e negazione della misericordia” (Avvenire 16 gennaio).

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