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Trisomia 21: lo scandalo di una “eugenetica di Stato”

Test depistage trisomie – it

© JOEL ROBINE / AFP

Aleteia - pubblicato il 20/03/14

Alla vigilia della giornata internazionale della trisomia 21, il giornalista Bruno Deniel-Laurent scuote le coscienze

Quale altro nome se non quello di eugenetica si può dare a una politica che provoca la soppressione del 96% dei feti in cui viene individuata la trisomia?”, domanda il giornalista Bruno Deniel-Laurent in un’intervista a Génétique, per spiegare il titolo accusatorio della sua opera “Eloge des phénomènes – Trisomie: un eugénisme d'Etat”, pubblicata dall’editore Max Milo, in vista della Giornata mondiale della Trisomia 21, che ricorre il 21 marzo.

Proclamata nel 2012 dall’Assemblea generale, la Giornata Mondiale della Trisomia invita tutti gli Stati membri, gli organismi delle Nazioni Unite e la società civile a celebrare questa giornata al fine di sensibilizzare al meglio l’opinione pubblica.

Eppure, l’argomento resta polemico e genera numerosi dibattiti animati, tra sensibilizzazione e rifiuto, in una società che non sa davvero più se le persone colpite da questa anomalia cromosomica vadano integrate o rigettare radicalmente. Bruno Deniel-Laurent esprime allora il proprio smarrimento e suona un campanello d’allarme davanti a questo crescente problema.

A suo avviso, “qualunque siano le parole utilizzate per denominare questo processo ('infanticidio' per alcuni, 'interruzione terapeutica di gravidanza' per altri) non si può negare che una popolazione umana distinta, caratterizzata dall’esistenza di una particolarità cromosomica, in Francia è espressamente oggetto di una politica di selezione ed eliminazione pre-natale”.

La situazione attuale è effettivamente pesante ed è difficile ammettere la realtà: il 96% dei feti con trisomia viene eliminato nel ventre della madre, “è una cifra che ci dovrebbe far tremare” afferma nell’intervista. È “uno scandalo quotidiano” che deve ancora essere denunciato, e denunciato due volte perché “il DNA tesse adesso la sua tela nell’ambito della diagnosi prenatale, che giustifica il proprio impiego con il fatto che i test genetici cosiddetti 'non invasivi' sono meno brutali rispetto all’amniocentesi, responsabile ogni anno di numerosi aborti”.

Un “progresso” che il giornalista accoglie con scetticismo, prevedendo che “con esso, la gerarchizzazione dei feti diventerà ogni giorno più sottile” e chissà, aggiunge, “che forse in un futuro più o meno vicino non decideremo di eliminare nell’utero i sordi, gli emofiliaci, gli sclerotici, quelli con il labbro leporino o con il diabete…”.

Bruno Deniel-Laurent non è un medico, ma in questo campo come in altri ritiene sia una questione di buon senso…. di avere il “senso del limite” che chiaramente manca agli ideologi “del progresso”, che anzi ne hanno persino paura. È convinto che “se i trisomici sono così numerosi da impedirgli di vivere, è perché non è stato posto alcun limite etico operativo alle tecniche che permettono allo stesso tempo di identificarli ed eliminarli”.

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