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Il bambino che portava acqua ai mietitori

padre Raniero Cantalamessa – it

© ofmcap.org

Àncora Editrice - pubblicato il 10/05/14

Padre Raniero Cantalamessa racconta la sua vita al servizio della Parola

Nato nel luglio del 1934, padre Raniero Cantalamessa continua a girare il mondo per predicare la Parola di Dio: conosciuto in Italia soprattutto come volto televisivo, grazie ai suoi commenti alle letture domenicali che per anni ha portato sul piccolo schermo, all’estero il suo nome è dovunque sinonimo di predicazione, e non solo tra i cattolici. Proprio in vista del traguardo dei suoi ottant’anni, Àncora Editrice pubblica “Il bambino che portava acqua. Una vita a servizio della Parola”.

Un libro-intervista, in cui le domande del giornalista Aldo Maria Valli accompagnano padre Raniero nel racconto della sua vita, intessuta con il filo rosso della chiamata ad essere “il portatore dell’acqua viva della Parola di Dio”. La metafora nasce da un’immagine scolpita nella sua memoria e nel suo cuore: il piccolo Vinicio (così si chiamava allora), che nelle campagne marchigiane porta l’acqua ai mietitori.

«Durante l’estate, quando ero bambino, ero incaricato di portare acqua ai mietitori. Al vederci, tutti raddrizzavano le loro schiene, si asciugavano il sudore della fronte e tracannavano d’un fiato intere caraffe d’acqua. In una delle mie prime prediche in presenza di Giovanni Paolo II, ho ricordato come in realtà io abbia continuato a fare per tutta la vita l’umile mestiere che facevo da bambino: portare acqua ai mietitori. Sono cambiati solo i mietitori, che ora sono gli operai nella vigna del Signore, e l’acqua che porto, che ora è la Parola di Dio». P. Raniero Cantalamessa

Scorrendo le pagine della vita di padre Raniero, si può rileggere un periodo intenso e straordinario della “svolta” del Concilio Vaticano II, di cui è stato testimone ma anche protagonista, grazie alla sua sensibilità ecumenica, alla sua attenzione ai segni dello Spirito e alla dedizione al servizio della Parola. Come predicatore della Casa Pontificia, a partire dal 1980 padre Cantalamessa ha rivolto le sue meditazioni a tre papi (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco), attraversando fasi decisive della vita recente della Chiesa. Ha predicato a un papa santo, al papa entrato nella storia per la scelta umilissima della rinuncia al papato, al primo papa sudamericano, gesuita e di nome Francesco. Un vero recordman.

Il dialogo tra intervistato e intervistatore – che ha coinciso con i primi mesi di pontificato di papa Francesco – si rivela un’esperienza preziosa non solo per approfondire la conoscenza di un grande uomo di fede e grande comunicatore, ma anche per entrare meglio nell’insegnamento del papa arrivato dall’altra parte del mondo. Strada facendo infatti, nella storia e nella testimonianza di padre Raniero si scopre una sorprendente identità tra il suo pensiero e i passi compiuti finora da Francesco, in particolare su un punto: la centralità dell’annuncio, che con il suo messaggio di speranza precede l’obbligo morale che ne può derivare. Nonostante possa apparire un’ovvietà, se si considera lo “scollamento” tra insegnamento della Chiesa e la vita della gente, dovuto proprio a secoli di predominio della dottrina sull’annuncio di salvezza, questo passaggio rappresenta una rivoluzione. O, come sostiene padre Raniero, una “regressione”, nel senso migliore del termine: per il cristiano il vero atto rivoluzionario consiste sempre e soltanto nel tornare a Gesù e alla radicalità evangelica.

«Noi non siamo una ‘religione’ di idee, di pura teologia, di cose belle, di comandamenti. No, noi siamo un popolo che segue Gesù Cristo e dà testimonianza». Papa Francesco – Omelia a Santa Marta, 6 maggio 2014

Interrogato sul rischio che il messaggio di papa Bergoglio possa essere banalizzato dai media e ridotto a un superficiale buonismo di stampo progressista, padre Cantalamessa va al cuore della sfida che la Chiesa è chiamata oggi a sostenere: « Con questo papa torna in modo prepotente la sfida più grande che la fede cristiana lancia a tutti: credere che Dio si sia fatto uomo e sia morto e risorto per ciascuno di noi. Spiritualmente, la maggior parte di noi vive ancora nell’Antico Testamento: la legge prima di tutto. Ma la legge da sola non può nulla e anzi rischia di inaridire l’uomo. Quando l’intera società era cristiana, non c’era bisogno di mettere in primo piano la fede, cioè la ragione profonda del comportamento morale, ma adesso, in una realtà postcristiana che è molto simile a quella precristiana, occorre tornare alle radici. Gli apostoli a Pentecoste non ricevettero lo Spirito Santo perché erano fervorosi, ma diventarono fervorosi per aver ricevuto lo Spirito Santo!».

«Una cosa è certa: qualunque sarà la durata del suo papato, non sarà facile tornare indietro. E io aggiungo: per fortuna!». P. Raniero Cantalamessa

Che si tratti di una chiacchierata tra pochi amici, di una trasmissione televisiva con milioni di spettatori o di una meditazione davanti al papa e alla curia romana, padre Raniero conquista sempre chi gli sta di fronte le stesse armi: la verità, la sincerità, l’autenticità e quella libertà che gli consente, nel corso dell’intervista, di rivelare anche qualche rimpianto (come, ad esempio, quello di non aver dato a suo tempo importanza a Padre Pio e non averlo per questo mai incontrato personalmente) e di aver cambiato idea più di una volta nella sua vita, anche su questioni di un certo rilievo per un religioso. La stessa libertà di giudizio che dimostra quando, parlando del cammino ecumenico, non nasconde la sua ammirazione per Lutero in quanto uomo di fede e sottolinea l’assurdità di alcune controversie che continuano a dividere Oriente e Occidente, Chiesa di Roma e Riforma protestante.

Sant’Agostino, Pascal, Kierkegaad, Angela da Foligno: questi alcuni dei maestri “conosciuti” da padre Raniero durante la sua esperienza di studioso e docente universitario prima, e di predicatore poi. Ma lungo il suo cammino troviamo anche grandi amici, vecchi e nuovi: Giuseppe Lazzati e Carlo Maria Martini, incontrati durante gli anni di Milano all’Università Cattolica, dove il cappuccino ha vissuto il tempo dello studio e della ricerca prima di intraprendere la strada della predicazione e di quello che lui stesso definisce il suo secondo battesimo, con l’ingresso nel Rinnovamento. E poi, oggi, la grande amicizia con Andrea Bocelli, iniziata quando il cantante lo contattò per la prima volta dopo aver ascoltato una sua meditazione sulla povertà e la ricchezza per proporgli un incontro, una sorta di “duetto”: da una parte la predicazione, dall’altra la musica.

«Dietro la voce di Andrea Bocelli non c’è solo un cuore, c’è anche una mente. Forse favorito anche dalla sua situazione di non vedente, ha sviluppato un mondo interiore insospettato al pubblico che lo applaude. Il successo non gli è davvero salito al cervello, come succede spesso. Andrea Bocelli non è solo un cantante; è un educatore, un uomo di profonda e vissuta fede. A modo suo, è un filosofo». P. Raniero Cantalamessa

Se questi incontri hanno approfondito la sua fede e arricchito il già immenso bagaglio culturale di padre Cantalamessa, le sue risorse più importanti rimangono però quelle interiori, alimentate dalla meraviglia inesauribile che continua a provare davanti al volto di Gesù e alle Scritture. Un amore per l’annuncio che ha “dirottato” padre Raniero “dalla cattedra al pulpito”, dallo studio alla predicazione per seguire quella che lui stesso definisce la sua vocazione. Nel cuore, sempre quel bambino che portava acqua, ma che continua ancora – sempre – ad aver sete.

«Ecco, con un uomo così, coltissimo ed eloquente ma capace di prendere le distanze da se stesso, si sta bene. E c’è da ringraziare il Signore per averlo donato non solo alla Chiesa, ma alla cultura intera e alla grande divulgazione»Aldo Maria Valli

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Padre Raniero Cantalamessa, francescano cappuccino, è originario della provincia di Ascoli Piceno. Laureato in Teologia e in Lettere classiche, già professore ordinario di Storia delle origini cristiane presso l’Università Cattolica di Milano, membro della Commissione Teologica Internazionale fino al 1981, nel 1979 ha lasciato l’insegnamento accademico per dedicarsi interamente alla predicazione in varie nazioni del mondo, con spiccata sensibilità ecumenica. Dal 1980 è Predicatore della Casa Pontificia. Con Àncora ha pubblicato molti libri di successo, tradotti in tutto il mondo.

Aldo Maria Valli è vaticanista al Tg1, dopo esserlo stato a lungo al Tg3. Collabora con diverse riviste e ha scritto numerosi libri, alcuni dei quali editi da Àncora, specie sul Vaticano e sui pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

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