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Lavoro o famiglia? L’ingiusto dilemma

Ripartire da una nuova dimensione della solidarietà per evitare i licenziamenti

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Aggiornamenti Sociali - pubblicato il 15/09/15

L'immissione in ruolo di migliaia di insegnanti ha generato alcuni problemi imprevisti se due su tre devono cambiare regione per lavorare

di Chiara Tintori

Il Pianeta è smart non solo se riflette e agisce sull’ecologia, gli stili di vita e tutto ciò che si tinge di verde. È smart anche, e ancor prima, nelle relazioni tra donne e uomini, nel rispetto e nella conciliazione dei tempi di vita, di lavoro e di famiglia che colorano le nostre giornate.

Per questo da donna, mamma, figlia e lavoratrice provo a balbettare qualcosa su quanto è avvenuto in questi giorni nel mondo della scuola. Secondo le cifre fornite dal ministro Giannini, su quasi 9 mila docenti chiamati in ruolo, a doversi spostare sarebbero in 7 mila e, a parte qualche eccezione, dal Sud al Nord Italia. Due su tre cambieranno regione. Le cronache di questi giorni hanno posto in primo piano la scelta di docenti donne e madri che hanno – purtroppo – dovuto scegliere tra la famiglia e il lavoro. Quando una donna è costretta a cambiare città e regione per cogliere l’occasione del posto fisso, per porre fine ad anni di precariato nella scuola, qualcosa stona, perché il più delle volte è su di lei che gravano le responsabilità di cura dei più fragili della famiglia (figli piccoli e/o genitori anziani). Non si tratta solo di mettere in atto migliori strategie di conciliazione tra i tempi di lavoro e la vita famigliare. Certo, anche quelle giovano; ma qui la posta in gioco è più alta.

All’Angelus del 13 settembre, Papa Francesco si espresso così: «Auspico che i problemi del mondo del lavoro siano affrontati tenendo concretamente conto della famiglia e delle sue esigenze». Che cosa vuol dire tenere concretamente in considerazione le esigenze della famiglia, quando in gioco c’è il lavoro? Quale prezzo siamo disposti a pagare, come società, per un lavoro dignitoso e stabile? Se la mobilità lavorativa è ormai un dato acquisito del nostro tempo, che cosa manca perché la famiglia non subisca le conseguenze peggiori di questa conquista? L’agognata parità (o reciprocità?) tra uomini e donne e il maggiore coinvolgimento di queste ultime nel mercato del lavoro comportano una condivisione non solo dei benefici, ma anche dei disagi (trasferte o cambi di sede). Tutto giusto, a patto di ridefinire anche i ruoli, le responsabilità, i sostegni famigliari, perché non siano solo le donne a immolarsi sull’altare della conciliazione tra vita lavorativa e tutto il resto.

Fino a pochi anni fa lavorare nella scuola era considerata l’occupazione ideale per conciliare famiglia e lavoro; da quest’anno scolastico per tante donne non è più così.

QUI L’ORIGINALE

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