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Una lezione marxista per educare i cattolici

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David Mills - Aleteia - pubblicato il 04/11/15

Quello che è romantico per chi vive in modo agiato può essere un peso per i poveri e i malati

Solo il ricco troverà che essere aperto alla vita sia facile. Per noi, un altro figlio significa un “aggiustamento” verso il basso, ma non getta la famiglia nella povertà, o in una povertà più estrema. Può significare la rinuncia a una vacanza se la famiglia è ricca, o alla cena fuori il giovedì se la famiglia è del ceto medio. Il suo arrivo non significherà rinunciare al cibo, all’affitto o alla scuola privata che può fare la differenza per il futuro dei suoi fratelli.

La maggior parte di noi che scriviamo di queste cose può permettersi di essere romantica al riguardo. I radical chic che elaborano storie elogiative sulla bellezza dell’insegnamento cattolico tendono a dimenticare che scriviamo partendo da una condizione di privilegio. Dimentichiamo cosa ci insegna Marx 101, che guardiamo il mondo da un posto specifico nella società e ne favoriamo gli interessi, e senza grandi sforzi saremo ciechi di fronte alle prospettive e agli interessi altrui, soprattutto dei poveri.

In molti scritti cattolici sulla sessualità coniugale c’è un riflesso di sentimenti borghesi; si tratta l’insegnamento cattolico come una pura benedizione, mentre per altri non privilegiati come noi può essere un peso e una minaccia. I cattolici che scrivono e parlano di sessualità tendono ad essere baldanzosi.

Lo ammetto personalmente. Ero così eccitato per aver scoperto l’insegnamento e per aver constatato i cambiamenti che aveva portato nella mia vita, nella mia vita di persona appartenente al ceto medio, che non mi sono fermato neanche un attimo a pensare a come si sarebbero sentite al riguardo persone meno agiate di me.

La povertà non è l’unico problema che complica la storia felice. La gravidanza mette fisicamente in pericolo alcune donne. Una giovane coppia che conosco voleva diventare cattolica ma era stata avvertita dal proprio medico che un’altra gravidanza avrebbe ucciso la moglie. Potevano diventare cattolici se rinunciavano a fare l’amore per sempre. Non hanno aderito alla Chiesa, e la maggior parte delle persone può capire perché. Per loro l’insegnamento cattolico non era una via verso la felicità cosparsa di petali di rosa, ma un muro altissimo eretto tra loro e le porte della Chiesa. Erano poveri fisicamente più che economicamente.

La confortevole teoria borghese “Noi possiamo farlo ma i poveri no” distorce la realtà. I poveri non sono semplicemente vittime, ma agenti morali che possono insegnare qualcosa alle persone agiate, non ultimo sulla buona vita e sul posto dei figli al suo interno. Come ha detto papa Francesco, “per la gente più povera, un figlio è un tesoro… (bisogna) guardare anche la generosità di quel papà e di quella mamma che vede in ogni figlio un tesoro”.

La persona agiata per la quale l’insegnamento cattolico non è un grande fardello può cadere nelle tentazioni della propria classe, una delle quali è il fatto di pensare ai propri figli come ad accessori di stile di vita. I cattolici ne hanno di più dei loro vicini secolari e protestanti, e possono andarne un po’ fieri. È facile sentirsi compiaciuti dicendo che si hanno x figli mentre si parla con persone che ne hanno x meno 2 o x meno 3. Si può sentire che Dio ha ricompensato l’obbedienza e il sacrificio dando più “giochi” di quanti ne hanno gli amici.

Qui la Chiesa può essere la società che voleva Dorothy Day, la società che rende più facile per le persone essere buone – e per le persone sposate, parte dell’essere buone è approfittare del sesso.

Dal punto di vista cattolico, non può essere accettabile che l’atto coniugale sia così strettamente influenzato dallo status economico che mariti e mogli possano godere del dono divino dell’unione sessuale solo se possono permettersi il risultato. L’insegnamento cattolico non è solo per il ceto medio e le classi abbienti.

Noi persone senza problemi economici, che parliamo tanto romanticamente del fatto di essere aperti alla vita – perché per noi, con i nostri privilegi, è una cosa romantica –, potremmo trovare dei modi per renderla una cosa romantica, e non una fonte di terrore, anche per gli altri.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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