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Dio ha mai utilizzato persone ricche e potenti per evangelizzare?

African man rich

© iofoto/SHUTTERSTOCK

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 06/11/15

Da Leone a San Francesco, da San Benedetto a Cirillo e Metodio, esempi emblematici nella storia della Chiesa

Dio per evangelizzare sceglie sempre persone povere o umili? La risposta non è sempre positiva, perché ci sono stati alcuni casi nella storia in cui il Signore si è avvalso di persone ricche e aristocratiche per divulgare la sua Parola.

UN ROMANO ERUDITO
Angela Pellicciari in “Una storia della Chiesa. Papi e santi, imperatori e re, gnosi e persecuzione” (edizione Cantagalli) evidenzia in particolare sei figure. Il primo è Leone detto Magno, romano erudito, che si trovò ad essere papa (390-461, papa dal 440) in uno dei momenti più bui della storia d’Italia e dell’impero d’occidente: invasioni, saccheggi, brutalità.

PONTEFICE E GOVERNANTE
Leone mantiene la forza del cristiano e la dignità del romano, spera nella salvezza portata da Cristo e conosce la forza, la compostezza, la disciplina, della tradizione cui appartiene. Alle soglie della scomparsa anche simbolica, nel 476, della figura dell’imperatore d’Occidente, Leone svolge insieme alle funzioni pontificie anche quelle di governo, di amministrazione, di suprema difesa della popolazione.

GELOSIA E INVIDIA
Romano di nobile famiglia, è anche Benedetto da Norcia (480-547), che vive per tre anni in una grotta nei pressi di Subiaco completamente solo, fino a quando, casualmente, la santità della sua vita viene scoperta e la sua fama si diffonde ovunque. La fama però è accompagnata dall’invidia, dalla gelosia e dall’odio di quanti non riescono a vivere santamente come lui, al punto che solo le straordinarie doti profetiche di cui è dotato gli permettono di sfuggire per due volte a chi lo vuole morto.

IL TENTATO OMICIDIO
Il tentato omicidio è l’occasione di cui Dio si serve per portare Benedetto a diventare il fondatore del monachesimo occidentale. Allontanatosi da Subiaco si trasferisce su un monte che domina la valle di Cassino e per prima cosa distrugge i resti del tempio di Apollo ancora venerato dai contadini del luogo.. L’azione di Benedetto contro il paganesimo provoca una reazione furibonda da parte «dell’antico nemico», il diavolo, che «gli appariva davanti agli occhi orrendissimo e furibondo».

GREGORIO E I LONGOBARDI
Un altro nobile e valido Pontefice è stato Gregorio Magno alla fine del VI secolo, con un’Italia ridotta allo stremo, con alle spalle un durissimo conflitto con l’impero, con una nuova invasione di un popolo ariano e pagano, violento, i Longobardi, che assedia Roma, distrugge Montecassino e minaccia di impadronirsi di tutta l’Italia.

I 40 MONACI
Gregorio (540-604, papa dal 590), membro di una potente e ricca famiglia dell’aristocrazia senatoriale romana, Prefetto dell’Urbe, fonda scuole per formare un clero selezionato, preparato e moralmente irreprensibile in tutti i campi in cui è richiesta la sua presenza: scuole bibliche, scuole − rimaste famose − di cantori, scuole liturgiche, scuole per funzionari amministrativi. Vescovo di Roma, e quindi della chiesa universale, Gregorio pensa all’evangelizzazione dei territori romani invasi dai barbari e tornati pagani e invia in Britannia 40 monaci guidati da Agostino.

IL VIAGGIO DI CIRILLO E METODIO
Cirillo (826-869) e Metodio (815-885), gli evangelizzatori dei popoli slavi stanziatisi nei territori dell’Europa centrale, meridionale ed orientale, nascono a Salonicco da una ricca famiglia di magistrati imperiali. I due fratelli sono inviati come missionari in Moravia dall’imperatore Michele III che risponde così alla richiesta rivoltagli dal principe Rastislav: «Il nostro popolo da quando ha respinto il paganesimo, osserva la legge cristiana; però non abbiamo un maestro che sia in grado di spiegarci la vera fede nella nostra lingua».

LA BIBBIA IN CIRILLICO
Per consentire agli slavi l’ascolto della Parola di Dio nella lingua natale, Cirillo e Metodio iniziano la traduzione della Bibbia inventando a questo scopo un nuovo alfabeto (il glagolitico che, col tempo, verrà detto cirillico dal nome del suo iniziatore), perfettamente adatto ad esprimere i suoni delle lingue slave.

GIOVANE, RICCO E BELLO
Nella storia della chiesa Francesco d’Assisi occupa un posto di assoluta preminenza. Figlio di un ricco mercante, giovane di bella presenza e di grandi speranze, finito in carcere a Perugia in seguito ad una schermaglia fra assisani e perugini, si converte e cambia vita. Amante delle cose belle, pieno di amore per tutte le creature, ha orrore dei lebbrosi e del disfacimento fisico del loro corpo. Incontratone uno per strada capisce che, per amore di Dio, deve vincere la ripugnanza: scende da cavallo, lo abbraccia e lo bacia.

IL DIALOGO CON GESU’
Dal crocifisso della chiesa di San Damiano, Gesù si rivolge a Francesco con queste parole: «Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Per restaurare San Damiano, Francesco va a Foligno, vende la merce del padre, vende anche il cavallo, e torna a casa a piedi. Il padre, comprensibilmente, si arrabbia e lo rinchiude in casa in uno spazio che a mala pena lo contiene, ancora oggi ben visibile. Liberato dalla madre,

POVERTA’ E PENITENZA
Francesco affronta il padre in piazza, in pubblico, alla presenza del vescovo. Lì si spoglia dei suoi vestiti che rende al padre, accolto da un nuovo padre: «Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza». Francesco vive in estrema povertà e penitenza ma, come sempre succede, vecchi amici e nuovi compagni lo seguono.

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