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Non eri alla Marcia per la Vita di Roma? Male! Guarda cosa ti sei perso

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©Silvia Lucchetti

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Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 23/05/17

La settima edizione per gridare con Gianna Jessen un netto no all’aborto

Se penso alla Marcia per la Vita di sabato mi vengono in mente moltissime cose da raccontare, tante quanti i volti degli amici incontrati. Ma se stringo il campo e rimpicciolisco, come farebbe una telecamera per riprendere un particolare, l’emozione più grande, il ricordo più forte è stato incontrare Gianna Jessen.




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Sabato alle due del pomeriggio siamo partite da casa (con me c’erano mia madre, mia zia e mia cugina) con il diluvio e gli zaini zeppi di kway, ma uscite dalla metro ci ha accolto un bellissimo sole e una piazza allegra e scalpitante già piena di colori, palloncini, striscioni in tante lingue diverse, famiglie, musica. La confusione gioiosa dei bambini sul trenino, i gruppi di suore, i sacerdoti, i ragazzi con scritte pro-life sul volto e in mano cartelloni coraggiosi e controcorrente per dire no all’aborto e all’eutanasia. I sorrisi. Tutto questo e tanto altro è la Marcia! Una festa!

Ci eravamo già lasciati alle spalle da diversi minuti piazza della Repubblica – punto di partenza del corteo – quando vedo arrivare Gianna Jessen sottobraccio a due ragazzi che la aiutavano, era sorridente e concentrata a camminare, maglia nera e rossetto rosso acceso, la pelle chiara, gli occhi attenti. Appena l’ho vista ho sentito un tremito, un brivido di emozione, senza pensarci le sono corsa incontro e l’ho abbracciata. Lei un po’ intimorita mi ha sorriso e ha proceduto a passo spedito e affaticato, mentre io continuavo a guardarla.

Un gruppo di ragazzi cantava il famoso brano interpretato da Gabriella Ferri “Grazie alla vita”. Quale colonna sonora migliore per quel momento!

Potete immaginare gli sguardi incuriositi dei turisti dai bar di via Cavour davanti a questa folla di persone riunite per celebrare la sacralità della vita “dalla culla alla tomba”, come si sente ripetere nel film Cloud Atlas, lo avete mai visto?
La culla ovviamente è il grembo di una madre!




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E poi molti cori e rosari, icone mariane, crocifissi, un corteo variopinto ma unito dallo stesso desiderio di difendere la dignità dell’essere umano.

Tante le presenze importanti che hanno arricchito la manifestazione: il cardinale Raymon Leo Burke, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, il vescovo Athanasius Schneider. E poi le preziose testimonianze dal palco di piazza Venezia, punto di arrivo del corteo.

La comunità Giovanni XXIII che aiuta le donne ad abbandonare la tremenda schiavitù della prostituzione e salva i loro bambini, l’imprenditore Roberto Brazzale che a Zanè (Vicenza) paga una mensilità in più ai dipendenti della sua azienda che mettono al mondo un figlio per promuovere la vita e sostenere le famiglie agevolando le mamme anche allungando la maternità, e molte altri interventi importanti.




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Mi piace citare in particolare quello del professor Stephane Mercier, dell’Università Cattolica di Lovanio in Belgio. Il giovane docente è stato sospeso dall’insegnamento per aver trattato in classe il tema dell’aborto. Sul palco ha parlato con chiarezza e semplicità chiedendo con umiltà a tutti di pregare per lui e per la sua fidanzata che sposerà tra poco. Vi avevamo già parlato dell’assurda e gravissima vicenda che lo ha coinvolto, potete leggerla qui.

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©Silvia Lucchetti
Stephane Mercier ©Silvia Lucchetti

Applausi scroscianti e calorosi per l’intervento di Gianna Jessen nata da un aborto salino che doveva ucciderla al settimo mese e mezzo di gravidanza. Le sue parole sono state come sempre splendide e taglienti, a favore della vita che da una parte si annienta con l’aborto e dall’altra si fabbrica a tavolino con la maternità surrogata, facendo nascere degli orfani e annullando – come con l’aborto – i diritti dei più deboli. Gianna ha poi ricordato con forza agli uomini di proteggere le donne, di prendersene cura e di dare la vita per loro e per i bambini che portano nel grembo. Un messaggio potente e coraggioso pronunciato da una sopravvissuta, da una voce scomoda per molti. Ricordiamo che il suo incontro di venerdì scorso all’Università di Roma Tre è stato all’ultimo spostato presso la Cappellania, una vera e propria censura nei confronti dell’attivista antiabortista statunitense.




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Ma Gianna va avanti come un treno in corsa e non si lascia intimorire, è una catechesi vivente. Lei continua forte a dare la sua testimonianza, come dovremmo fare noi tutti. Ogni giorno. Perché ho capito, mentre ero seduta sui gradoni alla destra del palco e salutavo amici e amiche venuti da ogni città di Italia, che la marcia per la vita è tutti i giorni, sempre, è un percorso continuo che dobbiamo intraprendere a difesa dell’uomo e dell’esistenza, dono immenso di Dio. Come diceva Santa Madre Teresa di Calcutta:

«La vita è preziosa, abbine cura. (…) La vita è la vita, difendila».

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