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Le catacombe dei santi Marcellino e Pietro recuperano il loro splendore

Catacombe Marcellino Pietro

Facebook Catacombe Santi Marcellino e Pietro - Mausoleo di Santa Elena

Primeros Cristianos - pubblicato il 07/06/17

Il finanziamento proviene da un istituto di una nazione musulmana sciita

Un complesso lavoro di restauro ha riportato gli affreschi delle catacombe romane dei santi Marcellino e Pietro al loro splendore originale. Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, il cardinale Gianfranco Ravasi, insieme a Mehriban Aliyeva, presidente della Fondazione Heydar Aliyev, ha presentato una settimana fa i risultati del restauro di queste catacombe romane, finanziato dalla suddetta fondazione. È così che negli ultimi tre anni è stato reso possibile il restauro dei vari affreschi di queste catacombe.

È stato anche annunciato che la collaborazione continuerà, e ieri è stato firmato un nuovo accordo per il restauro del complesso monumentale di San Sebastiano fuori le mura sulla Via Appia Antica, aperto al pubblico solo in parte.

Le catacombe dei santi Marcellino e Pietro – situate in Via Casilina, meta privilegiata di pellegrinaggio – sono legate a questi due martiri, condannati a morte nel 304 per ordine dell’imperatore Diocleziano. Sono le terze catacombe di Roma per estensione, e occupano una superficie sotterranea di oltre 18 mila metri quadrati. Offrono inoltre delle pitture paleocristiane uniche al mondo. Questo recente e prezioso lavoro di restauro ha riportato gli affreschi ai loro colori originali.

Questo finanziamento, ha detto il cardinale Ravasi, costituisce un gesto di grande rilevanza al livello simbolico: per la prima volta nella storia recente, un’istituzione di una nazione musulmana sciita contribuisce in modo efficace alla promozione di un monumento cristiano. È quindi “un evento particolarmente significativo, in cui il dialogo interculturale segna il passaggio al successivo dialogo interreligioso”.




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Ci sono voluti tre anni di lavoro per il cubicolo di Susanna e del fossore, la nicchia di Daniele, l’arcosolio di Sabina, l’arcosolio di Orfeo, il cubicolo della Madonna con due magi, e il cubicolo della matrona orante, che sono stati riportati ai colori originari. Grazie alle più avanzate tecniche di pulitura con il laser, è stato possibile eliminare la patina grigia da queste immagini decorative di grande bellezza e dall’immenso valore storico e artistico.

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Da parte sua, il presidente della Fondazione – che è anche la moglie del presidente dell’Azerbaijan – ha parlato delle “eccellenti relazioni” tra il suo paese e il Vaticano, esprimendo il suo desiderio di “riconsegnare ai visitatori un sito archeologico cristiano di grande prestigio e poco conosciuto”.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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