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Supera la prigione e la tossicodipendenza grazie alla preghiera del rosario

Matthieu Dauchez, prêtre

©Jean-Matthieu GAUTIER/CIRIC

10 janvier 2015 : La croix du père Matthieu DAUCHEZ lui a été donnée il y a 14 ans, soit deux apès son arrivée aux Philippines, par un jeune sorti de la rue et qui suivait une formation en menuiserie. Habitué à perdre tous ses chapelets, le père DAUCHEZ n'a jamais perdu cette croix. Manille, Philippines January 10th 2015: Father Matthew DAUCHEZ'cross. Manila, Philippines

Kévin Boucaud-Victoire - pubblicato il 08/11/17

Un Cileno che ha passato dieci anni della sua vita in prigione dice di aver trovato la fede e di aver poi cambiato radicalmente vita grazie alla preghiera del rosario.

Da bambino, Khristian Briones ammirava i criminali del suo quartiere che svaligiavano i camion che trasportavano cibo per distribuirne agli affamati. Crescendo, però, allevato dai nonni nella povertà, non è sfuggito a un’infernale spirale che l’ha portato dall’alcool alla tossicodipendenza, dalla violenza alla delinquenza. Il Cileno si ritrovò in carceri minorili dove «si acclimatò al crimine», a quanto egli stesso dice. «Sono diventato schiavo della droga e sempre più violento», ha recentemente confidato ad ACI Prensa. Ma paradossalmente Khristian Briones restava «cattolico a modo [suo]».

La Vergine di Montserrat e il rosario

In Cile, molti criminali hanno una devozione per la Vergine di Montserrat, che essi considerano come loro patrona. Malgrado le sue preghiere, Khristian Briones deve vedersela con l’inaudita violenza delle prigioni cilene. In poco tempo, accumula venti coltellate ricevute (in prigione), per due volte si ritrova con ferite e ustioni di terzo grado per un terzo del corpo.

Eppure la sua vita sarebbe cambiata radicalmente grazie al rosario. Con il programma di reinserimento dell’Atelier del Rosario, messo in cantiere dalla Fondazione Paternitas, si mette a fabbricare dei rosari. Fu quello il momento in cui Khristian Briones venne toccato per la prima volta. «Il rosario è una luce nell’oscurità della prigione», assicura oggi. Una volta libero, divenne parte del personale delle pulizie della Fondazione e rinforzò un poco di più la propria fede. Con altri otto ex detenuti, si mise a vendere rosari sugli autobus. Al contempo, cominciò a dare conferenze testimoniali e a studiare il lavoro sociale. Alla fine, divenne istruttore all’Atelier del Rosario. E nonostante tutto questo si scostò dalla fede e, dopo una depressione, ricadde nella tossicodipendenza.

Toccato una seconda volta dalla fede

Sono parole semplici quelle che lo avrebbero salvato. Un giorno, diede una sigaretta a uno che glie l’aveva chiesta e che, in guisa di ringraziamento, gli aveva risposto: «Dio la benedica». Una frase, un incoraggiamento che lo convinse a riprendere la retta via. «Ho pianto, ho pregato e mi sono aggrappato al rosario, ho ricominciato a praticare la mia fede», sottolinea Khristian Briones. A questo punto, l’ex carcerato si diede corpo e anima al cattolicesimo. Proprio lui è all’origine di una campagna di preghiera “Un milione di rosari per il papa, la fede, la vita e la famiglia”, per accogliere Papa Francesco durante la sua visita in Cile dal 15 al 18 gennaio del prossimo anno.

Ho fede che Dio esista e che Nostra Signora sia con noi, e che possa cambiarvi. La Vergine mi ha impedito di morire, mi ha aiutato ad andare avanti […]. Dio lavora su di me perché io diventi un cristiano migliore,

spiega. Khristian Briones vuole condividere un messaggio di speranza con i prigionieri, attraverso «un atelier del rosario circa quattro volte a settimana, con la catechesi e la messa incluse». Il giovane progetta pure di avviare una fondazione di riabilitazione e di reintegrazione per i prigionieri. L’ex prigioniero è certo che «con la preghiera, l’obiettivo può essere centrato».

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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santo rosariotestimonianze di vita e di fede
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