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La lettera inedita di Wojtyla che sostiene Paolo VI e attacca i teologi anti Humanae Vitae

PAUL VI JOHN PAUL II

Public Domain

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/03/18

Il futuro Giovanni Paolo II appoggia la linea intransigente di Montini e lo sollecita a ribadire l'infallibilità dell'enciclica con una Istruzione

Nel 1969 sulla scrivania di Papa Montini arriva una lettera del cardinale di Cracovia Karol Wojtyla. Sono mesi concitati. Paolo VI ha da poco diramato l’enciclica Humanae Vitae (25 luglio 1968). C’è chi ha storto il naso dinanzi ai principi etici richiamati.

Il documento ribadisce la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale; dichiara anche l’illiceità di alcuni metodi per la regolazione della natalità (aborto, sterilizzazione, contraccezione) e approva quelli basati sul riconoscimento della fertilità.

Perché scrivere un’Istruzione

Allora il futuro Giovanni Paolo II sente il dovere di arginare le polemiche, consigliando al papa una linea più ferma e dura: ovvero scrivere un’Istruzione per affermare il carattere infallibile dell’Enciclica.

Quella di Wojtyla non è un’imposizione, ma una forte sollecitazione a Montini, essendo molto sensibile ai temi etici e avendo notato le contestazioni negli ambienti teologici rispetto all’intransigenza dei principi dell’Humanae Vitae.




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I teologi contro l’enciclica

Scrive Wojtyla: «Si potrebbe considerare la redazione di un’istruzione ben dettagliata rivolta ai sacerdoti impegnati nel ministero – soprattutto i confessori, ai catechisti e ai predicatori. Tale istruzione dovrebbe, inoltre, contenere delle prese di posizione molto precise riguardo alcune formulazioni teologiche, soprattutto teologico-morali, il cui tenore è in evidente disaccordo con l’insegnamento di Cristo trasmesso dalla Chiesa».

Magistero infallibile

A chi si riferisce l’allora cardinale di Cracovia? La risposta la dà lui stesso nelle righe successive. «Così facendo, si potrebbe precisare la posizione della Chiesa rispetto ad alcune opinioni teologiche, i cui autori – e loro seguaci – ritengono che l’assenza di una tale precisazione confermi le loro tesi. Occorrerebbe, in particolare, chiarire il problema dell’obbligo e dell’infallibilità del magistero ordinario dei Papi, e precisare la dipendenza del teologo cattolico dall’autorità del magistero della Chiesa».




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La proposta di Wojtyla

Wojtyla spiega che un gruppo di teologi e sacerdoti dell’ambiente di Cracovia, prima della pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae, aveva già preparato una lunga memoria sui problemi che l’enciclica avrebbe dovuto affrontare.

«Ho fatto pervenire questa memoria alla Santa Sede nel febbraio del 1969. Attualmente, lo stesso gruppo di teologi e sacerdoti – tra cui uno dei vescovi ausiliari di Cracovia – ha preparato le proposte che mi permetto di sottoporre a Sua Santità».

L’insegnamento del pontefice

Ecco i punti su cui il futuro papa sollecita l’intervento di Montini attraverso l’Istruzione ad hoc.

Ad iniziare dalla questione infallibilità. «L’enciclica Humanae vitae non è un documento solenne dell’insegnamento ex cathedra – sostiene Wojtyla – pertanto essa non racchiude alcuna definizione dogmatica. Tuttavia, trattandosi di un documento dell’insegnamento ordinario del Pontefice, essa possiede un carattere infallibile ed irrevocabile».




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“Salutare dottrina di Cristo”

Non a caso il pontefice, nell’enciclica, parla, di «salutare dottrina di Cristo». Inoltre, fa cenno anche alle leggi «iscritte da Dio nella natura umana», facendo sì che i coniugi conformino «il loro agire all’intenzione creatrice di Dio,espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall’insegnamento costante della Chiesa».

Accettare il Magistero con riverenza

La seconda parte dell’istruzione, osserva l’allora cardinale polacco, «dovrebbe contenere la dottrina del Concilio Vaticano II che, in seguito al Concilio Vaticano I, definisce nuovamente i principi dell’infallibilità».

Occorrerebbe semplicemente citare la costituzione Lumen gentium (III 25), che afferma che «questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla ex cathedra. Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni».




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Inaccettabile pensare ad un “invito”

Da queste affermazioni, «che presentano in modo molto chiaro e netto l’intenzione del Papa», si evince che è «impossibile pensare che la morale coniugale racchiusa nell’enciclica Humanae vitae possa essere revocata, ossia, che possa essere considerata fallibile. Non si può neanche pensare di accettare l’opinione di coloro che vedono nell’enciclica Humanae vitae soltanto consigli e direttive pastorali– il che corrisponderebbe al ruolo educativo della Chiesa – e meno ancora quella di coloro che vogliono scorgere nell’enciclica solo un invito ad aprire un dibattito sul problema della vita e dell’etica coniugale».

Opinioni “nocive”

Tali opinioni sono in contraddizione con «il carattere nettamente marcato del documento. Inoltre, esse sono anche nocive, poiché lasciano intendere che a causa del carattere revocabile e dunque fallibile dell’enciclica Humanae vitae ognuno potrebbe, a seconda delle circostanze, formarsi un’opinione differente, che sarebbe per lui la norma del proprio agire. Non si può tollerare che dopo l’enciclica Humanae vitae sussista uno stato d’incertezza».




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L’errore dei teologi 

Occorre osservare, conclude Wotyla, che «questi teologi, nelle loro opinioni, restringono la competenza del magistero della Chiesa nelle questioni morali poiché ritengono che, nel campo della moralità, i giudizi siano per loro natura instabili e dipendano dal carattere storicamente variabile della natura umana stessa».

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