Papa Francesco ha recentemente rinnovato l'invito a non far entrare nei seminari persone con "omosessualità radicata". Ma c'era un documento del 1992 che suonava già come un avvertimento
Il problema dell’immaturità sessuale nei candidati al sacerdozio, esploso ora in Cile ma certamente non relegato soltanto a quel Paese latinoamericano, come dimostrano vari scandali accaduti in Europa e in altre parti del mondo, attestano anche un grave problema a monte, relativo ai criteri con i quali si sono scelti i vescovi negli ultimi decenni.
La scorsa settimana, dialogando a porte chiuse con l’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, Papa Francesco, che pure aveva manifestato tutta la sua preoccupazione ai vescovi per il calo delle vocazioni sacerdotali, li aveva invitati ad occuparsi più della qualità dei futuri sacerdoti che della quantità,citando il caso di persone omosessuali che desiderano entrare in seminario: «Se avete anche il minimo dubbio, è meglio non farli entrare» (La Stampa, 30 maggio).
In entrambi, pur rispettando profondamente le persone in questione, si sostiene che non è possibile ammettere al seminario e agli ordini sacri «coloro che praticano l’omosessualità» o «presentano tendenze omosessuali profondamente radicate».