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La prima comunione di mio figlio, che ora è in Cielo

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unsplash-logoEmma Goldsmith

Piovono Miracoli 2.0 - pubblicato il 14/09/18

Il racconto composto e intenso della mamma di Filippo: quando si avvicinava la fine della sua vita giovane ma compiuta Filippo ha potuto ricevere l'Eucarestia e l'ha fatto fino all'ultimo.

di Anna Mazzitelli

Il 14 settembre dell’anno scorso (5 anni fa, Ndr), il giorno dell’esaltazione della Santa Croce, Filippo ha fatto la sua prima comunione.

Quando Filippo si era riammalato dopo il primo trapianto di midollo osseo – aveva allora 5 anni e mezzo – consapevoli che le possibilità di guarigione erano poche, io e Stefano abbiamo pensato di fargli fare la prima comunione. Era una cosa a cui tenevamo tanto, e sapevamo che i requisiti per farla, ovvero che Filippo lo desiderasse e che comprendesse la differenza tra un pezzo di pane e una particola consacrata, c’erano eccome.

Ci siamo quindi rivolti al nostro parroco, ma lui ci ha detto che dovevamo parlarne con il vescovo, nel frattempo Filippo stette molto male per la polmonite dopo il trapianto, e alla fine, dopo che si era ripreso, non ne abbiamo più parlato. Ci sembrava complicato e abbiamo deciso di aspettare che fosse più grande, sperando che avrebbe potuto fare il catechismo come tutti i bambini. Abbiamo poi affrontato un terzo trapianto, ma di fargli fare la comunione non abbiamo più parlato, anche se sia io sia Stefano l’avevamo nel cuore.




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Quando, a fine agosto scorso, la malattia si è ripresentata, Stefano ha ricevuto questo messaggio su twitter, dal nostro Don:

“Ciao Stefano, non siamo la vostra parrocchia ma saremo onorati di dare quest’anno la comunione a Filippo. Che ne dici?”

Che ne dico? Dico che ci si è allargato il cuore.

Abbiamo concordato un incontro, Don Stefano è venuto a pranzo da noi per decidere come fare e per preparare Filippo alla cosa. In quei giorni Filippo non stava proprio bene, nonostante fosse ancora l’inizio di settembre, perché aveva la polmonite e doveva fare delle flebo di antibiotico ogni giorno. Ancora non avevamo rimesso un accesso venoso, quindi Daniela, l’infermiera che ci ha seguito fino alla fine, doveva posizionargli un’ago-cannula ogni giorno, con tutto lo stress che questo comportava.

Quel giorno Daniela venne da noi dopo pranzo, e Filippo pianse tanto per farsi fare la flebo, era davvero avvilito e non si capacitava di aver dovuto ricominciare a subire tutte quelle torture dopo essere stato bene per circa un anno.

Nessuno aveva ancora detto a Filippo della nostra intenzione di farli fare la comunione, così nel pomeriggio me lo sono preso sulle ginocchia per consolarlo e coccolarlo un po’, e gli ho parlato. Gli ho detto che, mentre Daniela gli stava facendo la flebo, Don Stefano, sentendolo piangere e disperarsi, lo aveva paragonato a Gesù sulla croce, un dolore innocente, una sofferenza che sembrava non avere senso. E che aveva detto di volergli dare la prima comunione.

Quando gli ho chiesto se era d’accordo, e se desiderava farlo, mi ha subito detto di sì, piangendo.

Così la domenica successiva, senza fare grandi gesti, perché lui non amava essere al centro dell’attenzione, si è messo in fila accanto a me per la comunione come ogni domenica, ma una volta arrivato all’altare ha ricevuto anche lui il corpo di Gesù.




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Quando torno al banco dopo aver fatto la comunione, in genere, con la particola ancora in bocca, bacio i miei figli, come faceva mia nonna con me quando ero piccola. Mi diceva che quel bacio me lo dava Gesù, non lei, e ora faccio io così con i miei bambini. Dopo essere tornati al banco, quel giorno, Filippo, come faceva abitualmente, si è proteso verso di me per ricevere il suo bacio, ma io gli ho detto che quella volta non ne aveva bisogno, perché Gesù era già con lui, dentro di lui, e che, anzi, avrebbe lui stesso dovuto baciare Francesco e Giovanni.

Da quella domenica Filippo ha sempre voluto andare alla messa di Don Stefano, perché sapeva che avrebbe potuto ricevere la comunione, e fino alla domenica prima della sua nascita al cielo non ha perso occasione per ricevere il corpo di Gesù.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno (Gv 6,54)

Ha la vita eterna, non avrà.

Grazie, Don, per aver regalato a Filippo un anticipo di Paradiso, e la promessa della resurrezione.

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