Se penso ad Anna Magnani mi vengono subito in mente i suoi occhi, fieri, indagatori, duri come ciottoli di strada e malinconici come le foglie dopo l’acquazzone.
Nannarella, classe 1908, romana, con quella sua risata viva, tagliente, scanzonata, di chi la vita la beve tutta d’un sorso anche quando è amara, fu un’attrice sensibile, appassionata, generosa. Nei suoi personaggi non nascose mai la donna che era: forte e fragile al tempo stesso, fatta di luci ed ombre, austera e popolare, semplice nella sua profondità imperscrutabile, assetata d’amore e segnata dai dolori, ma mai affranta.
Quest’anno ricorre il 45esimo anniversario dalla morte, avvenuta il 26 settembre 1973, una grande perdita per tutta l’Italia e per Roma, perché Nannarella era icona della italianità ma soprattutto della romanità nel mondo.
Sempre alla ricerca del grande amore
Nata da madre romagnola e padre calabrese che non conobbe mai, trascorse la sua infanzia con la nonna, mentre la mamma si trasferì ad Alessandria d’Egitto. Le mancò sempre il calore e la stabilità di una famiglia. Si iscrisse giovane all’accademia di arte drammatica Eleonora Duse, e inizio così a recitare prima in teatro e poi al cinema dove brillò in film come l’indimenticabile Roma città aperta, Bellissima e La rosa tatuata con il quale vinse il premio Oscar nel 1955. La carriera le donò grandi soddisfazioni, ma nella sfera privata non fu altrettanto felice: il suo matrimonio con il regista Goffredo Alessandrini naufragò e a questa delusione seguì un rapporto d’amore sofferto con l’attore Massimo Serato di otto anni più giovane con il quale ebbe Luca, il suo unico figlio di cui si prese cura da sola. A quei tempi essere una madre single ancor più di oggi non era cosa semplice infatti in più occasioni il figlio ha ricordato i sacrifici fatti dalla mamma per crescerlo ed educarlo.
«Ma la figura del padre non ci è mai mancata. Nè a me né a lei. Anche se è stato difficile: si è creata da sola, non aveva un regista o un produttore accanto, non aveva via di scampo, non poteva prepararmi la pappa o mettermi a letto la sera» (La Stampa)
La rivista settimanaleMaria con te racconta un episodio sconosciuto ai più della vita di Nannarella: la sua devozione alla Madonna delle Grazie di Velletri.
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“Ci deve essere un Dio buono che mi aiuti”
Quando Oriana Fallaci chiese ad Anna Magnani se fosse religiosa lei rispose: “Ci dev’essere un Dio buono che mi aiuti. Dio è coscienza ed io sono in pace con la mia. Di errori ne ho fatti tanti, ma cattive azioni mai” (Maria con te). La sua fede divenne più forte attraverso l’esperienza della malattia del figlio che da bambino fu colpito da paralisi infantile.