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Le 3 volte in cui Gesù piange nella Bibbia

JESUS IN THE GARDEN

Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 25/09/18

Gesù ha conosciuto grandi gioie, ma ha anche affrontato collera e tristezza

Nel Nuovo Testamento ci sono tre episodi in cui Gesù piange. Probabilmente non si tratta degli unici momenti in cui lo ha fatto, ma sono queste le occasioni in cui emergono in modo evidente le cose che gli toccano il cuore.

1. Gesù piange vedendo l’angoscia di coloro che ama

Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: ‘Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!’. Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: ‘Dove l’avete posto?’. Gli dissero: ‘Signore, vieni a vedere!’. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: ‘Vedi come lo amava!‘”
(Giovanni 11, 32-36)

In questo episodio, Gesù piange dopo aver saputo che un suo caro amico, Lazzaro, è morto. Le Sue lacrime ci ricordano l’amore che Dio nutre per noi. Ci mostrano come Gesù soffra vedendoci soffrire. Egli lascia trasparire la sua reale compassione e piange davanti al dolore dei suoi amici. Ma Cristo, luce delle tenebre, trasforma le lacrime di tristezza in lacrime di gioia, risuscitando Lazzaro.

2. Gesù piange vedendo i peccati dell’umanità

Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: ‘Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi’”.
(Luca 19, 41-42)

Quando Gesù avvista Gerusalemme inizia a piangere. Vede i peccati passati e futuri delle persone e gli si spezza il cuore.

Dio, nostro Padre amorevole, si intristisce quando vede che ci stiamo allontanando da Lui. Molte spesso, però, abbandoniamo il Suo amore e seguiamo le nostre strade. I nostri peccati fanno piangere Gesù, ma per fortuna le Sue braccia sono sempre aperte per accoglierci quando torniamo da Lui.

3. Gesù piange davanti alla crocifissione

Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà”.
(Ebrei 5, 7)

Secondo quanto si legge nella Lettera agli Ebrei, le lacrime sono state accompagnate da una veemente supplica a Dio.

Ovviamente non c’è bisogno di piangere perché il Signore ci ascolti, ma in questo passo è evidente che Egli è sensibile ai nostri “cuori pentiti”.

Egli vuole che le nostre preghiere siano un’espressione di ciò che siamo dentro, non a livello superficiale. Il cuore deve quindi abbracciare tutto il nostro essere e nutrirsi delle nostre emozioni, permettendo a Dio di penetrare in tutti gli aspetti della nostra vita.

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